RUGGÌO s.m.

0.1 rugìo.

0.2 Da ruggire.

0.3 Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.): 1.

0.4 Att. unica nel corpus.

0.6 N Possibile voce fantasma. Lippi Bigazzi, Glossario, s.v. occentus, segnala che la prima redazione del volg. di Valerio Massimo legge «rugito del topo» e la terza redazione «biscanto di minutissime cose»; la sequenza testuale «udito il rugio dei topi», attestata in alcuni testimoni della seconda redazione del volgarizzamento e presente nell'ed. De Visiani cit. (che la trae dai mss. siglati P1 e T), è assente nel codice fiorentino scelto dalla Lippi Bigazzi come base per il suo spoglio lessicale. Il passo lat. è evidentemente risultato poco perspicuo ai volgarizzatori, che hanno tradotto a senso o addirittura omesso di tradurre: la presenza di «rugio» soltanto in due dei mss. spogliati da De Visiani e Lippi Bigazzi potrebbe forse far propendere a interpretare la forma come mero errore per «rugito».

Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Verso animale, strido.

0.8 Elisa Guadagnini 30.12.2013.

1 Verso animale, strido. || Cfr. 0.6 N.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 1, cap. 1, pag. 46.13: Udito il rugìo de' topi diede cagione, per la quale fu disposto Quinto Fabio Massimo de lo officio d' essere dittatore, e Gajo Flaminio d' essere maestro de' militi. || Cfr. Val. Max., I, 1, 5: «occentusque soricis auditus Fabio Maximo dictaturam, C. Flaminio magisterium equitum deponendi causam praebuit...».