IGNARO agg./s.m.

0.1 gnadre, gnara, ignara, ignari, ignaro.

0.2 Lat. ignarus (DELI 2 s.v. ignaro).

0.3 Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.): 1.

0.4 In testi tosc.: Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); x Ceffi, St. guerra di Troia, 1324 (fior.); Boccaccio, Filocolo, 1336-38; f Mino d'Arezzo, Chiose, XIV m. (aret.).

In testi sett.: f Frontino volg., a. 1381 (bologn.).

0.5 Per la forma gnadre, con epentesi dovuta a ragioni di rima, cfr. Alessio, Gnadro; non convince l'ipotesi di una sua derivazione dal fr. ant. natre, nadre avanzata da Ageno, Studi, p. 126.

0.7 1 Che non ha conoscenza o esperienza di qsa, inconsapevole, sprovveduto, ottuso. 1.1 Sost. 2 [Con rif. a un cibo:] dal sapore acerbo.

0.8 Luca Morlino 02.03.2015.

1 Che non ha conoscenza o esperienza di qsa, inconsapevole, sprovveduto, ottuso.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 2, cap. 2, pag. 73.18: Entra questa gente ignara e bestiale, la quale avemo detta de sopra, non è chi li amaestri né chi li punisca del maleficio, quando elli se fanno male...

[2] x Ceffi, St. guerra di Troia, 1324 (fior.), L. II, pag. 25: E forse la fama ignara della veritade non ti manifestoe la vera cagione di queste cose in aperto?

[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 137, pag. 527.26: Crede Ascalion veramente che in quello Filocolo e Biancifiore sanza vita dimorino, ignaro del soccorso della santa dea, e, cruccioso perché tardi gli pare esser venuto a tal soccorso dare, disidera di morire.

[4] f Mino d'Arezzo, Chiose, XIV m. (aret.), Cap. V.100: Non debba el sacerdote essere ignaro / del peccator, conoscer la malizia, / sempre pensar di cui elli è vicaro... || LirIO; non att. nel corpus da altre ed.

[5] fFrontino volg., a. 1381 (bologn.), L. I, [Prol.-cap. 1], pag. 1r.9: Anchora non sono ignaro, e non niego quello, li scriptori dele cose fate avere abracciada ecciandio questa parte con lo circuito de· loro lavorero... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

1.1 Sost.

[1] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 214.110, pag. 277: Morto è Fabricio - non vive Catone, / Domizio e Scipïone - son condannati. / Quanti son traboccati - di lor pari! / E da cui? Da gl'ignari / D'ogni virtù nemici.

2 [Con rif. a un cibo:] dal sapore acerbo.

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 272.5, pag. 324: Per poter far<e> come vuol nostra madre / bandi con altro suono che di fisco, / vuolsi lasciar posare il badalisco / e fuggir de le voci cose ladre, / come agrume e vivande agreste e gnadre, / che di collera fanno al petto visco, / sì che non è assenzio o malbavisco / che possa ritondar tal voci quadre.

[u.r. 02.03.2015]