0.1 livid', livida, livide, lividi, livido, livio.
0.2 Lat. lividus (DELI 2 s.v. livido).
0.3 Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.): 2.
0.4 In testi tosc.: Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.); Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.); Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.); Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Mino Diet., Sonn. Inferno, XIV m. (aret.).
In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Serapiom volg., p. 1390 (padov.).
In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.).
0.5 Locuz. fras. con occhio livido 3.
0.7 1 Di colore plumbeo scuro, tendente al verdastro o al nero. 2 [Rif. alla pelle:] di colorito bluastro, di aspetto esangue. Di colorito nero-violaceo (gen. come conseguenza di una contusione). 3 Fig. Che manifesta ostilità, invidioso.
0.8 Sara Ravani 30.12.2013.
1 Di colore plumbeo scuro, tendente al verdastro o al nero.
[1] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 6, pag. 300.24: O vergine, che vuole significare questo corrimento al fiume? e per quale peccato lasciano queste la ripa e quelli colli remi passano la livida palude? || Cfr. Verg., Aen., VI, 320: «vada livida». Forse posteriore a [2], ad attestazione della prima circolazione dell'Inferno.
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 3.98, vol. 1, pag. 50: Quinci fuor quete le lanose gote / al nocchier de la livida palude, / che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote.
[3] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 4.25, pag. 52: Questo padul di livid'onde et nere / 'tristitia' suona, ne la qual risponde / a l'appetito tristo il tristo bere...
[4] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 2, vol. 1, pag. 93.18: i denti sono lividi per la ruggine... || Cfr. Ov., Met., II, 776: «livent robigine dentes».
[5] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 6, pag. 109.12: «O virgini, ki voli significari kistu currimentu a lu flumi? Et per qual piccatu lassanu kisti la ripa et killi cum li rimi passanu la livida paludi?».
[6] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 6, pag. 192.19: o per che differenzia, alcune lassano le ripe e alcune spazzano co remi i lividi guadi?
[7] Gl Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. III (i), par. 70, pag. 155.8: «Livida» la chiama, a dimostrazione che l'acqua sia torbida e quella torbideza sia nera ed oscura.
[8] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 3, 82-99, pag. 99.26: cioè governatore della nave per quel fiume Acheron che lo chiama palude livida; cioè nera...
2 [Rif. alla pelle:] di colorito bluastro, di aspetto esangue. Di colorito nero-violaceo (gen. come conseguenza di una contusione).
[1] Tristano Ricc., XIII ex. (tosc.), cap. 92, pag. 186.19: E istando per uno poco, e lo braccio incomincioe a diventare molto grosso e molto livido e doliagli oltre misura.
[2] Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.), App. 2, pag. 181.1: Dico che questa pena di Cristo fue d'excellente dolore, però che sostenne pene in ciascuno membro del corpo e ciascuna parte del corpo ebbe le sue pene, però ch'elli fue battuto fortissimamente e fue legato alla colonna e la sua carne tutta percossa, sì che tutta diventò livida.
[3] Poes. an. cort./tosc.occ., XIII/XIV, 263, pag. 417: O dolce amore, e come se' rimosso? / già non pare esso, ch' era tanto bello! / tu eri biancho; or se' livido e rosso.
[4] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 16.132, pag. 185: Omo alcun sì ben formao / no fo mai visto ni oío, / ni alcun poi sì desformao, / livio, nicio e insocío.
[5] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 32.34, vol. 1, pag. 547: E come a gracidar si sta la rana / col muso fuor de l'acqua, quando sogna / di spigolar sovente la villana, / livide, insin là dove appar vergogna / eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia, / mettendo i denti in nota di cicogna.
[6] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 226, pag. 270.15: Egli avea tutto lo viso e la fronte percosso e infiato de' colpi ch'egli avea lo giorno ricevuti, e sì avea la carne tutta livida e rotta in più luoghora...
[7] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Aconzio, pag. 194.31: e se tu allora mi squarcerai li capelli, e lo mio volto diventerà livido per li graffi delle tue dita, ogni cosa sosterrò in pace...
[8] Gl Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 32, pag. 551.18: Dice, ch'erano sì lividi, cioè smorti in quella parte, dove appare vergogna, cioè nel viso...
[9] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 1, cap. 2, pag. 10.28: et videndo ch'illo non poteva trovare virga, et illo prese uno banchitello che si tenea sucto li pedi, et feriulo alla testa et alla facce de lo predicto sancto patre che avea nomo Libertino, et in tale modo che se li inflao et annigricao tucta la facie, et tornao tucto livido...
[10] Mino Diet., Sonn. Inferno, XIV m. (aret.), 20.7, pag. 29: Attenebrati, perduti, gli stenta / la divina giustitia invetriati, / lividi, smorti, co' membri cascati / per la freddura che Lucifer venta.
[11] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 4.2, pag. 12: Sì come presso fui a quella strega, / vidi la faccia sua livida e smorta / qual preso pare, a cui le man si lega.
[12] Boccaccio, Decameron, c. 1370, I, introduzione, pag. 10.14: e da questo appresso s'incominciò la qualità della predetta infermità a permutare in macchie nere o livide, le quali nelle braccia e per le cosce e in ciascuna altra parte del corpo apparivano a molti...
[13] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 93, pag. 99.11: E quando la farina de la fava se mescea cum la farina del fen griego e cum lo miele, resolve i froncoli e i carbonciegi e le apostematiom, le quale vene in la radixe de la regia, e ressolve le machie livide, le quale ven sotto li ogi.
[14] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 1, cap. 2, pag. 80.16: E perché no trovà subitamenti bastum da farì-lo, irao e furioso piglà la torela ch' elo tenia sote li pè' e sì li dè su la testa e lo viso in tar guisa che tuta romase infiâ e livida.
3 Fig. Che manifesta ostilità, invidioso.
[1] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 13, pag. 231.13: E bene si confa[c]e loro, che lli invidiosi divegnano lividi d' ogni bene altrui...
[2] F S. Agostino volg., XIV (tosc.), L. 8, cap. 21: ma che sono spiriti cupidissimi di nuocere, fuori d'ogni giustizia, enfiati di superbia, lividi d'invidia, ed astuti di fallacia... || Gigli, Della città di Dio, vol. III, p. 221.
- Fras. Con occhio livido.
[3] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 2, cap. 3, pag. 53.2: Vuo' tu con la fortuna fare ragione? Agual primamente con occhio livido t' ha guardato. || Cfr. Boezio, Consol. Phil., II, 3: «liventi oculo».
[u.r. 09.10.2021]