LECCARE v.

0.1 leca, lecà-ge, lecandol, lecare, lecarsi, lecava, lecca, leccali, leccami, leccando, leccandogli, leccandola, leccandosi, leccanno, leccano, leccanti, leccar, leccaranno, leccare, leccarono, leccarsi, leccasse, leccassono, leccata, leccate, leccato, leccava, leccavagli, leccavaglile, leccavalo, leccavano, leccha, lecchare, lecchato, leccheranno, lecchi, lecchino, lecco, leccòe, lechando, lechato, lecherai, lechi, lecoe, liccavali, lichàvallj.

0.2 Etimo incerto: lat. parlato *ligicare oppure germ. lekkon (DELI 2 s.v. leccare).

0.3 Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Fiore, XIII u.q. (fior.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.); Gloss. lat.-aret., XIV m.

In testi sett.:Gualpertino da Coderta, XIV in. (trevis.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311.

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Trebaldino Manfredini, XIV pm. (perug.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.:Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.).

0.5 Per can che lecchi cenere non gli affidar farina > cane; cane che lecchi cenere non gli fidar farina > cane; leccare il cacio e mangiare il pane > cacio; leccare la terra > terra.

Locuz. e fras. leccare i piedi 1.3; leccare il coltello 1.4; leccare le labbra 1.4; leccare le mani 1.3; leccarsi le dita 1.4; leccarsi le labbra 1.4; leccare ogni lucignolo 1.6.2.1; pappare e leccare 1.6.2.

0.7 1 Lambire (qsa o qno) con la lingua. 1.1 [In contesto amoroso e osceno]. 1.2 [Con rif. ad animali, in segno di devozione o amore].1.3 [In segno di umiliazione e di sottomissione o di riverenza, anche rif. ad animali:] leccare le mani, i piedi. 1.4 [In collocazioni, per lo più rif. a parti del corpo, per esprimere una sensazione fisica pos. o neg.]. 1.5 Estens. Assorbire (un liquido), succhiare. 1.6 Estens. Fig. Trarre un beneficio; guadagnare. 2 Pron. [Detto di un animale:] lambire una parte del proprio corpo per pulirsi il pelo (in contesto fig.). 2.1 Fig. [Detto di una persona:] agghindarsi e imbellettarsi. 3 Estens. Sfiorare appena, lambire (con rif. all'acqua, e al fuoco anche fig.). 4 Fig. Addolcire, affascinare (con le parole). 4.1 Fig. Adulare (in modo servile e ingannevole).

0.8 Rossella Mosti 30.12.2013.

1 Lambire (qsa o qno) con la lingua.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 1, cap. 6, pag. 32.12: Anche leccare li labbra o mordigli nonn è bella cosa a quelli che vole piacere nel parlare.

[2] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De doctrina, cap. 5: [11] et s(e)c(on)do Tulio capo dell'arte è venire meno a quelle cose che fa(n)no le labra leccare uvero mordere, p(er)ò che sossa cosa è, con ciò sia cosa che in proferere paraule debbia essere picculo movime(n)to (et) di boccha e di labra.

[3] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 2, pt. 2, cap. 11, pag. 173.10: Ora diremo, che l'uomo può peccare en sei maniere nel mangiare, acciò che i garzoni ne possano essere ammaestrati. La prima si è, che alcuna gente, che mangiano troppo ratto, sì che non pare ch'ellino mangiono, ma ch'ellino lecchino...

[4] Gl Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 285.38: lambo, bis, per leccare.

[5] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 18.10: Tal meco parla e con la lingua archeggia, / e par che tutto m'unga e che mi lechi / che de gran lunga el fiato gli amareggia.

- Sost.

[6] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 62.3, pag. 864: Odo ke lo dragone non mordesce: / sotrae dolçemente e va lechando, / e per quello lecare omo perescie, / k'a poco a poco lo va envenenando.

- [In contesto fig.].

[7] Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.), 16.5, pag. 436: S'eo veggio en Lucca bella mio ritorno, / che fi' quando la pera fie ben mézza, / en nullo còre uman tant'allegrezza / già mai non fu, quant'eo avrò quel giorno. / Le mura andrò leccando d'ogn'intorno / e gli uomini, piangendo d'allegrezza...

1.1 [In contesto amoroso e osceno].

[1] Buccio d'Aldobr., XIV ui.di. (tosc./orviet.), 67, pag. 439: Amor[e] mïo, tutta bollo, / tal ho paura tu non mi si' tolto». / Lec[c]ami tutto il volto / e non mi lassa star notte né dia…

1.2 [Con rif. ad animali, in segno di devozione o amore].

[1] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 40.1: Non dimorò poi molto, che questo asino, vidde suo signore intrare nella magione. Quando l'asino vidde ciò sì cominciò a saltare e andogli incontro, e cominciò a ragghiare, e gittogli i piedi al collo, e leccavalo, e scombavavalo…

[2] Gualpertino da Coderta, XIV in. (trevis.), 1.6, pag. 339: tego farò eo come fa 'l catello / quando 'l segnore gli ha dato de' sassi, / ch'a piè gli torna cum zachiti passi, / lecandol tuto uman plù d'un agnello...

[3] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 4, vol. 1, pag. 178.21: Quegli leccava la bocca della sua moglie, e andava, sì come s'egli la conoscesse, ne' cari seni, e abbracciavala, e domandava l'usato collo.

[4] Comm. Arte Am. (A), XIV pm. (pis.), ch. 237, pag. 583.12: Ulixe, vedendo che li suoi marinari non tornavano, v'andò personalmente e queste bestie, ch'erano li suoi marinari, conoscendolo lo leccavano tutto...

[5] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 1, cap. 4, vol. 1, pag. 11.13: una lupa discese dalle montagne, e venne alla riviera per bere, ed al piangere de' fanciulli, si dirizzò inverso loro; e allattogli colle poppe sì benignamente, che il mastro pecoraio del re la trovò ch'ella leccava i fanciulli colla sua lingua.

[6] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 71, pag. 258.13: veggendo lo folle, comincia a latrare, e sìe lo conobbe, e con molto grande festa sì lo cominciò a leccare, e faceagli lo maggior onore del mondo...

1.3 [In segno di umiliazione e di sottomissione o di riverenza, anche rif. ad animali:] leccare le mani, i piedi.

[1] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 77, pag. 89.4: et l'urso venne molto currendo e quando fu giunto a li piedi di questo homo di Dio, tucta la rabbia e la feressa perdette et humiliossi a leccalili piedi

[2] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Paolo, cap. 4, pag. 94.29: e fatta la fossa inchinando il capo quasi con reverenzia verso Antonio, e mansuetamente leccandogli le mani e ' piedi, parea dirittamente che domandassono la sua benedizione, volendo prendere da lui commiato.

[3] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 38.1: Lo vecchio Inaco le dava le segate erbe; e quella li leccava le mani, e dava i basci alle palme del padre…

[4] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 11, pag. 87.27: Scapilatu lu ursu da la caia, bene andau crudilemente contra lu episcopu; ma mantanente ki si li accustau, comu lu ursu avissi adimenticata tucta sua feriza, inclinau la testa alli pedi de lu episcupu e liccavali li pedi: a czo ki si demostrassi ki le bestie minavanu reverencia allu episcopu, contra lu quale lu re era statu cussì crudile.

[5] Dom. da Monticchiello, Rime, 1358 (sen.), 3.294, pag. 54: E vedea lui d'Iddio toro esser fatto; / alla vergin benigno e non rubesto / leccarle mani ad essa matto matto; / e aspettarla sì benigno e presto, / che fece d'essa suo volere intero, / per cui Cadmo filice è poscia mesto.

[6] Cicerchia, Passione, 1364 (sen.), ott. 227.7, pag. 365: Su per la scala salie Magdalena: / con grande strida giunse a' piedi santi; / e que' baciando tanta doglia mena, / dicendo: - Chi v'ha sì forati e 'nfranti? - / Tutti li lecca e tienvi su la bocca, / col viso e co' le man sempre li tocca.

[7] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 11, pag. 171.16: Lo qua orso, vegando lo vesco, incontenente devene mansueto e andando a ello començà a lecà-ge li pè', sì che pareisamenti se demostrase che inver' ello lo cor de la bestia era umam e mansueto e lo cor de li omi era bestià e cruder.

1.4 [In collocazioni, per lo più rif. a parti del corpo, per esprimere una sensazione fisica pos. o neg.].

- Leccarsi le labbra.

[1] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 17, 64-75, pag. 456.35: La lingua; per leccarsi le labbra per l'arsura ch'avea...

- Leccare le labbra (per indicare il godimento di qsa).

[2] Poes. an. urbin., XIII, 17.43, pag. 577: Inplilo d'allegreça / e de tanta dolceça, / ke la lengua s'aveça / pu[r] d'amor favellare. / Or se va delatando / e pplangnendo e ccantando, / denti, labra leccando, / ke tTe crede melare.

- Leccarsi le dita, leccare il coltello (per indicare l'essere affamato).

[3] Fiore, XIII u.q. (fior.), 107.11, pag. 216: Or che darà colui che 'l coltel lecca?

[4] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 88.4, pag. 206: Un danaio, non che far cottardita, / avess'i' sol, tristo! ne la mia borsa: / ch'e' mi convèn far di quelle de l'orsa, / che per la fame si lecca le dita

1.5 Estens. Assorbire (un liquido), succhiare.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 36.20, pag. 222: En Vótri me par una penna / zazunà la quarentenna; / ché, s'è freido in atra terra, / chi n'è semper mortar guerra / d'un vento zelao chi ge usa / chi le carne me pertusa, / tuto lo corpo me deseca / e li umor naturar leca, / e, chi à poco roba in dosso, / ben gi passa fin a l'osso.

1.6 Estens. Fig. Trarre un beneficio; guadagnare.

[1] Trebaldino Manfredini, XIV pm. (perug.), 12.2.17, pag. 793: Al mio signor ser Cecco tutto sano / libero glie me do, e verde e secco, / poi che se dice ch'io del suo ben lecco.

[2] Filippo di ser Albizzo, Rime, a. 1365 (fior.), 73a.4, pag. 74: Sì come il vermicel petito bruga, / latitando tra foglie sua bassezza, / da'ti diletto in non falsa mandruga, / leccando in poesì ogni saviezza.

- [Prov.] Chi ha fretta non lecca: chi ha fretta non ottiene nulla.

[3] a Proverbi e modi prov., XIII/XIV (sen.), pag. 111.9: Chi à frecta none lecca.

- [Prov.] Chi va lecca e chi sta si secca: chi si impegna ottiene sempre qsa e chi non opera rimane a bocca asciutta.

[4] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 51, pag. 119.12: questo motto che vogliàn dire: «Chi va lecca, e chi sta si secca».

- [Prov.] Meglio è leccare che mordere: è meglio accontentarsi di un modesto guadagno.

[5] a Proverbi e modi prov., XIII/XIV (sen.), pag. 119.11: Melglio è lecchare ke mordare.

1.6.1 Racimolare (qsa).

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 49, pag. 110.12: Questo Ribi fu piacevolissimo, e fu fiorentino, e molto si ridusse, come fanno li suoi pari, nelle Corte de' signori lombardi e romagnuoli, perché con loro facea bene i fatti suoi, ché dava parole, e ricevea robe e vestimenti; e quando venìa in Firenze, non guadagnando, ricorrea alcuna volta alle nozze, dove pur alcuna cosa leccava.

1.6.2 Pappare e leccare: arraffare quanto più possibile.

[1] Ingiurie lucch., 1330-84, 189 [1362], pag. 57.1: Tu ài pappato et lechato q(ue)llo della chiesa i(n)fine a qui: no· llo papperai (e) lecherai più.

1.6.2.1 Fras. Leccare ogni lucignolo: cogliere ogni occasione di guadagno.

[1] x Lett. lucch., 1376 (3), pag. 130: Ma in giammai non si vuol dire più nulla di Bartolomeo Micheli che ugni lucignoro vuole leccare.

2 Pron. [Detto di un animale:] lambire una parte del proprio corpo per pulirsi il pelo (in contesto fig.).

[1] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 8, pag. 117.10: 94. quello serpente, che ingannòe Eva, Genesis capitolo IIJ; e dice l'atto, ch'elli facea di lecarsi il dosso.

[2] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 8, 97-108, pag. 185.13: e viene [[scil. il serpente]] tra l'erba e tra i fiori: imperò che sempre si ficca tra le sante e buone operazioni; e viene leccandosi e lisciandosi...

2.1 Fig. [Detto di una persona:] agghindarsi e imbellettarsi.

[1] f Boccaccio, Corbaccio, 1354-55: Era costei [[...]] quando la mattina usciva del letto [[...]] grinza e crostata e tutta cascante, in tanto contraria a quello che parea poi che avuto avea spazio di leccarsi. || GDLI s.v. leccare. L'ed. usata per il corpus legge lecchisarsi: cfr. Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 391-400, pag. 111.13.

3 Estens. Sfiorare appena, lambire (con rif. all'acqua, e al fuoco anche fig.).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 30.128, vol. 1, pag. 522: «Così si squarcia / la bocca tua per tuo mal come suole; / ché, s'i' ho sete e omor mi rinfarcia, / tu hai l'arsura e 'l capo che ti duole, / e per leccar lo specchio di Narcisso, / non vorresti a 'nvitar molte parole».

[2] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 30, pag. 154.6: Vuole dire qui el maiestro Adamo e Sinone, che, per lecchare ell'acqua de la fonte di Narcisso, de la quale egli à sì grande brama, non si farebbe invitare.

[3] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 5, pag. 689.34: 8 E sì come la fiamma si suole nella superficie delle cose unte con subito movimento gittare e, quelle leccando, leccate fuggire e poi tornare, così Ameto, colei rimirando, s'affuoca...

[4] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 141-50, pag. 62.18: e come che i segni venuti nel viso per lo nuovo fuoco, che, come prima le parti superficiali andò leccando, così poi nelle intrinseche trapassato più vivo divenne, se ne partissono, mai ancora, se non dentro, crescere il sentii.

4 Fig. Addolcire, affascinare (con le parole).

[1] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 27, pag. 241.26: Assai avevano quelli consiglieri le recchie attente ad odire per la doicezza delle paravole che se lassavano ascoitare. Così se facevano leccare como lo mele.

4.1 Fig. Adulare (in modo servile e ingannevole).

[1] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 62.10, pag. 864: Non morde lo Nemico enprimamente: / lecca e losinga per trare a lui / la deletosa gente secolare.

[2] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 11.92, pag. 101: Tanto so' gito parlando, / corte i Roma gir leccanno, / c' or è ionto alfin lo banno / de la mia presonzïone.

[3] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 32, pag. 772.25: l'uno con tagliente unghione ha laniato il misero popolo, l'altro con lusinghevole lingua leccando l'ha munto di sangue.