GORGOGLIARE v.

0.1 gorgoglian, gorgogliando, gorgogliano, gorgogliare, gorgollare, gurguiare, gurguiavano.

0.2 Lat. parlato *gurguliare (DELI 2 s.v. gorgogliare).

0.3 Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Boccaccio, Esposizioni, 1373-74.

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).

In testi mediani e merid.: Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

0.7 1 [Detto dell'acqua:] produrre un rumore simile al ribollio. 1.1 Produrre un suono simile al ribollire dell'acqua (anche sost.).

0.8 Filippo Gianferrari 21.08.2012.

1 [Detto dell'acqua:] produrre un rumore simile al ribollio.

[1] Gl Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 7, 115-126, pag. 227, col. 1.5: li quai per le lor percussiuni, rumuri e biasphemie faceano pullulare l'acqua, zoè gurguiare, sí che se possea ymaginare so movimento.

[2] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 26, pag. 60.4: - E subito fece un peto nell' acqua del bagno, il quale immantenente gorgogliando, venne a galla e fece una vescica.

1.1 Produrre un suono simile al ribollire dell'acqua (anche sost.).

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 6, cap. 20, pag. 192.4: Poi cominciò a dire sue incantazioni e sue diavolarie, et a costregnere quelli d'inferno, e gorgogliando diceva d'ogni linguaggio. Suffilava come serpente; frangea come onde di mare.

[2] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 7, 115-126, pag. 227, col. 1.10: E questo si è ira; sí che mo s'atristavano e gurguiavano. E questo a tal modo, che la dolente acqua non li lassava profferere la parola intiera.

[3] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. VII (i), par. 120, pag. 408.29: La «stroza» chiamiam noi quella canna la qual muove dal polmone, e vien su insino al palato, e quindi spiriamo e abbiamo la voce, nella quale se alcuna superchia umidità è intrachiusa, non può la voce nostra venir fuori netta ed espedita, e sono allora le nostre parole più simili al gorgogliare che fa talvolta alcuno uccello che ad umana favella...

[4] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 148, pag. 287.20: i(n) quale modo se g(e)n(er)e li dolo(r)i da vivaccio veve(re) p(e)' manecare et i(n) quale mane(r)a da m(u)lta fatiga p(er) lo veve(re) et p(er) q(ue)ste cose le quali so' d(ic)te, tu lo po(r)rai conosce(re). Le sing(n)a p(er) le quali po(r)rai conosce(re) lu c. ch(e) à dolore sono q(ue)ste: gorgollare et le gra(n)ne torsione.