INQUIETO agg./s.m.

0.1 inkuetu, inquieta, inquiete, inquieti, inquïeto, inquieto.

0.2 Lat. inquietus (DELI 2 s.v. inquieto).

0.3 Formula di confessione sic., XIII: 3.

0.4 In testi tosc.: Ottimo, Par., a. 1334 (fior.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.); Teologia Mistica, 1356/67 (sen.).

In testi sic.: Formula di confessione sic., XIII; Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.7 1 Che si muove o si agita continuamente. 1.1 [Secondo la concezione filosofica aristotelica:] soggetto a movimento. 2 Agitato interiormente, psicologicamente. 2.1 Caratterizzato da tale stato del soggetto. 3 Litigioso, incline all'ira e alla violenza. 3.1 Sost. 4 Ad alta voce, bene udibile.

0.8 Leonardo Francalanci 09.06.2014.

1 Che si muove o si agita continuamente.

[1] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 21, vol. 1, pag. 167.14: Per la rondine vaga, e inquieta, e di varie penne si significa la prosperità mondana, la quale par bene dipinta, ed è molto inconstante.

[2] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 47, pag. 222.22: Egitto [[...]] per lo peccato fu percosso da Dio di piaga di mosche, per le quali s' intende l' inquietudine, perocchè la mosca è molto inquieta.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 18.50, pag. 388: Altre [[scil. scimmie]] ci son, che si noman satiri, / inquiete e rubeste ne' lor moti...

1.1 [Secondo la concezione filosofica aristotelica:] soggetto a movimento.

[1] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 23, proemio, pag. 504.20: anzi il Creatore pose quello [[scil. il Cielo]] causa e principio di generazione e di corruzione; ed è inquieto e mobile, il cui moto è revolubile sopra il mezzo, cioè sopra l' asse intra due poli, cioè sopra il meridionale e sopra lo settentrionale: ed è finito, quanto a distendimento di luogo; ma è sempiterno, quanto al moto.

2 Agitato interiormente, psicologicamente.

[1] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 15, vol. 1, pag. 115.15: Onde dice s. Agostino: Messere, tu ci hai fatti a te, e però inquieto e malcontento è il cuor nostro, insin che non si riposa in te.

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 153.10, pag. 209: Dir se pò ben per voi, non forse a pieno, / che 'l nostro stato è inquïeto et fosco, / sì com'è 'l suo pacifico et sereno.

[3] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 93, pag. 183.32: Insaziabili sonno e incomportabili a loro medesimi; e cosa convenevole è che egli sieno sempre inquieti, ponendosi a desiderare e volere quella cosa che lo' dá sempre insazietá...

[4] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1378/81] 31, pag. 383.9: [12] E secondo ch'io sento, questi fraticegli sono uomini secolari sanza ordini, sanza niuna oservanza regolare, uomini camufati, [[...]] de la vita de' quali, secondo che dice santo Bernardo, è meglio di tacere che di parlarne, tanto sono miseri e miseraboli, fondati in false profezie, sempre inquieti perché sempre sono in aspetazioni di novitadi.

[5] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 5, cap. 7, pag. 21.28: Filea Tarentino lungamente sotto spezie d' ambascieria dimorato a Roma, essendo uomo d' animo inquieto, e che patire non poteva l' ozio, nel quale troppo lungo gli pareva invecchiare, trovò modo d' avere l' entrata agli stadichi tarentini...

2.1 Caratterizzato da tale stato del soggetto.

[1] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 8, cap. 15, vol. 2, pag. 183.18: 8. Ma multu melyu aviria secutatu ad altri, se issu avissi invidiatu a Themistocles. Di lu quali se cunta que, essendu multu demenatu per stimuli di virtuti, et però facia li nocti multu inquieti, adimandandulu un homu per que cussì in quillu tempu di nocti issu stava in publicu, issu rispusi: «Ca li victorij di Milciades me revilyanu da lu sonnu».

[2] Teologia Mistica, 1356/67 (sen.), cap. 2, 2, pag. 41, col. 1.35: Le quali parole dello sposo niun'altra cosa sono, che illuminazioni instillanti messe da lui in esso affetto nell'anima innamorata a incitarla a più ardenti desiderii e a più inquieti sospiri.

[3] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1378/81] 32, pag. 431.6: e anche è sì picolina [[scil. la carità]] che, contro al comandamento, alle lode si distrugge, per paura vien meno, per la tristizia si turba, per avarizia si ristringe, per le sospeccioni diventa inquieta, per le 'ngiurie è commossa, per le cure si sviscera, per gli onori enfia ...

3 Litigioso, incline all'ira e alla violenza.

[1] Formula di confessione sic., XIII, pag. 302.19: Li festi e li digiunii, chi su urdinati, no ll' agiu assirvati, ka su pijiuri e traversu kkiui ka no ssu lli sikulari, inkuetu, prijiuriu e ffaltzu, kupitu ed avaru, sentza karitat(i), sentza humilitat(i) e mmansitat(i), sentza urattzioni e puritat(i).

[2] Doc. fior., 1311-50, 81 [1350], pag. 674.22: Aggiugnendo che l'animo inquieto de' detti Ubaldini è sì al male hostinato, et sì, per natività, d'ogni Guelfo nimico...

[3] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 10, cap. 75, vol. 2, pag. 548.23: Quelli che allora s'apellavano i Mali Contenti, e mossi e sollicitati con amirabile astuzia da uno Tribaldino di Manfredino spirito malizioso, sagacissimo e inquieto, le cui operazioni dipoi scoperte li feciono ai suoi cittadini meritare il nome del secondo Catellina...

[4] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 6, cap. 2, pag. 95.18: Gneo Fulvio lo esercito de' Romani, quelli che onestamente erano generati e liberamente nutricati riempiè di tutti i vizii servili: e perciò avere fatto, che essi fossero feroci e inquieti intra' compagni, e cattivi e vili intra' nemici; nè, non che l' impeto de' Cartaginesi, ma nè il rumore potessero sostenere.

3.1 Sost.

[1] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 9, pag. 42.12: Di questa carità dice s. Bernardo: Buona madre è la carità, la quale nutricando gli infermi cioè gl' imperfetti, o esercitando i perfetti, o lusingando i pusillanimi, o riprendendo gl' inquieti, ama tutti come figliuoli.

[2] a Simone da Cascina, XIV ex. (pis.), L. 1, cap. 20, pag. 124.6: Lo sesto canapo con che lega l'animo sia l'aspra severità in vendicare ogna disobbidiensa, riprendendo li elati, correggendo li inquieti, abassando li nimici del vero...

4 Ad alta voce, bene udibile.

[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 31, pag. 401.29: I quali [[scil. due altari]] fatti, e sopr' essi accesi divoti fuochi, co' crini sparti sopra le vecchie spalle, con inquieto mormorio cominciò a circuire quelli...

[u.r. 04.09.2019]