TRAGEDIA s.f.

0.1 tragedia, tragedìa, tragedie, tragedìe, tragedij, tragidia, tragidie, tragoedia, trayedia, trayedìa; f: tragiedia.

0.2 Lat. tragoedia (DELI 2 s.v. tragedia).

0.3 Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.); Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Accento: tragedìa (sicuro nei testi in versi).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Componimento o genere letterario di origine classica, il cui intreccio presenta un susseguirsi di casi sventurati, dolorosi, spesso violenti e il cui scioglimento è infelice. Meton. Lo stile, alto e grave, tipico di tali componimenti.

0.8 Elisa Guadagnini 30.06.2014.

1 Componimento o genere letterario di origine classica, il cui intreccio presenta un susseguirsi di casi sventurati, dolorosi, spesso violenti e il cui scioglimento è infelice. Meton. Lo stile, alto e grave, tipico di tali componimenti.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 188.10: Fiori del clamore di Seneca [[...]] Tragedia Quanto più puoi, tanto più ti conviene sofferire.

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 1, cap. 21, pag. 62.15: E quelli d' Atena, pensando il pericolo di tanta guerra, fecero due dogi, cioè Pericle, uomo di molta virtude, e Sofocle scrittore della tragedia.

[3] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 71, pag. 80.6: Che se 'l parlare sarà in favellar dignitoso, il quale s'appella grave in volgare, sì proferrà il dicitore la sua parola con piene guance e con boce consolata e piana, ma non di soperchio, sì che s'esca dell'usanza del parlare, come fanno i poeti ch'ànno a recitare tragedia.

[4] Gl Comm. Rim. Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 49, pag. 851.14: è tragedia recitamento di cose grandi, incominciando in tristizia e finendo in tristizia.

[5] Jacopo Alighieri, Inf. (ed. Bellomo), 1321-22 (fior.), Proemio, pag. 86.5: in quattro stili ogni autentico parlare si conchiude: de' quali il primo 'tragidia' è chiamato, sotto 'l quale particularmente d'architettoniche magnificenze si tratta, sí come Lucano, e Vergilio nell'Eneidos...

[6] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 40, gl. a, pag. 26.31: Tre sono li modi del poetare, cioè tragedia comincia altamente e finisce vilmente, come fece Lucano...

[7] Gl Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 20, 106-114, pag. 506, col. 1.3: de lui si fa menzione nella tragedia de Virg. [[...]] Tragedia, si è una poetria opposita a la Comedia [[...]] ché tracta novelle de quilli che nel principio sono stati grandi ed excellenti, a la fine pizulli e de nezuno valore.

[8] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 368.1, pag. 227: S'eo voyo dir d'Amor per trayedìa, / el èe cortese, nobelle e çentile; / e fuçe la cosa rusticha e vile, / e questo per modo di comedìa...

[9] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 2, cap. 2, pag. 49.3: Che altro piagne il clamore delle tragedie, se non la fortuna, che rivolge i reami felici con non discreta percossa e con incerto avvenimento?

[10] Gl f Chiose a Valerio Massimo (A - FN1), a. 1336 (fior.), chiosa e [III.4.ext.2], pag. 20v.11: Tragedia si è tratt[at]o in versi di fatti comuni e di re. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[11] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 3, vol. 1, pag. 168.26: Pericle, principi di li Athinisi, [[...]] avissi per cumpagnuni in la preturia a Sophocles scritturi di li tragedij...

[12] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 3, cap. 4, pag. 226.9: Ma quale fu più nobile cosa o la tragedia di Euripide o la forza della retorica di Demostene?

[13] Gl Ottimo (terza red.), a. 1340 (fior.), pag. 144.20: 'Tragedia' è uno stile poetico nel quale si tractano magnifiche cose, sì come fa Lucano e Virgilio ne l' Eneyda: scrivensi in questo stile le antiche opere e le fellonie delli scelerati re. Et a li scriptori delle tragedie si dava per merito il becco, lo quale li Greci chiamano 'trages': scriveansi con versi piangnevoli.

[14] Gl Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 7 argomento, pag. 217.5: E questa è tragedia, ove si tratta massimamente di battaglie: E questo nome tragedia è composto di due nomi greci, cioè tràgos e oda; e in latino tanto è a dire quanto laude o canto di becco, perciocchè secondo la consuetudine delli antichi, quelli animali si davano a quelli che scrivevano o recitavano alcuna alta e eccellente cosa, come opere di re o di principi; perciò che 'l predetto animale è superbo e altezzoso, secondo che so i principi e i re.

[15] f Grazia di Meo, Cons. filos., 1343 (tosc.), L. II, [cap. 2], pag. 141.18: Or che altro gridano le sciençie della tragiedia e del piatoso chanto se non che piangne che lla fortuna che in discreti cholpi à rivolti i beni e aventurosi reami. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[16] Gl f Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa a [III.7.ext.1], pag. 87v.26: «Tragedia» è uno stile in versi per lo quale il poeta scrive li fatti e le ree opere degli scellerati re, e leggevali il poeta al popolo nel teatro in quella parte che si chiama «scena». A questo cotale poeta si dava per merito uno becco, il quale è chiamato in greco TRAGOS, indi è detta «tragedia». || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[17] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), pt. II Prologo, pag. 133.9: In essa furono cento cittadi murate, secondo che scrive Seneca nel sesto libro delle sue tragedie...

[18] Rim. Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), pag. 451.24: li dittatori in tragidia suonano altissime cose...

[19] f Chiose a Accursu di Cremona, XIV m. (mess.), chiosa 423, vol. 2, pag. 229.1: [[tragedia]] Zò esti: una sciencia di poeta. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[20] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), III, ott. 60.2, pag. 54: Cosí, per grazia del benigno Amore, / lieto ritorno a l' alta tragedia, / lasciando queste vecchie con dolore / in una valle chiusa d' aspra via...

[21] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 4, pag. 157.22: un altro Seneca de Corduba fé de belissime tragidie poetando altamente, e chiamose Seneca poeta.

[22] f Bonsignori, Metam. Ovid., 1375-77 (umbr.-tosc.), Esordio, cap. 2, pag. 36.4: La terza [[Musa]] se chiama Melpomene che tanto ène a dire quanto che "dolce cantatrice", costei trovò prima li versi de le tragedie. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[23] f Sinibaldo da Perugia, Fedra, a. 1384 (umbr.-tosc.), Incipit, pag. 26.1: Qui comincia el Sinibaldo, cioè el trattato suo ritratto dela quarta tragedia di Seneca, cioè fatti d'Ipolito e de Fedra... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[24] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. I, [vv. 25-34], pag. 15r.3: la terça fi dicta Melpomene, che fi interpretada 'façando meditation e pensamento d'imparar', perché deriedo la delettança viene la sovrastança delo studio, e questa sì trovò le tragedie... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[25] f Agostino da Scarperia (?), Città di Dio, a. 1390 (tosc.), L. II, cap. 8, vol. 1, pag. 137.24: Ma queste sono cose più tollerabili nelli giuochi scenici, le commedie e le tragedie, cioè le favole delli poeti da trattare nelli spettacoli... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[26] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 20, 106-114, pag. 531.41: Dice Virgilio che la sua Eneide è alta Tragedia; questo finge Dante per dimostrare che in alto stile è fatta e che si dee chiamare tragedia: con ciò sia cosa che tratti de' fatti de' principi, e comincia dalle cose liete e finisce nelle triste et avverse. Tragedia è poema più nobile che tutti li altri: però che in alto stilo, e tratta della più alta materia che si possa trattare; cioè delli idii e de' re e delli principi, et incomincia da felicità e termina in miseria; et interpetrasi Tragedia, canto di becco: ché come il becco à dinanzi aspetto di principe per le corna e per la barba, e dietro è sozzo mostrando le natiche nude, e non avendo con che coprirle; così la tragedia incomincia dal principio con felicità e poi termina in miseria; e però tra li altri doni, che si davano a' recitatori della tragedia, si dava il becco.