LITTORE s.m.

0.1 lecturi, lictori, licturi, littore, littori, litturi; f: lettori.

0.2 Lat. lictor (DELI 2 s.v. littore).

0.3 Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Rimangono dubbie due att. di lecturi in Accurso, in linea di principio riconducibili a lettore 1 per guasto della tradiz. latina (ma gli apparati tacciono) o per errore di traduz., in contesti in cui il testo lat. ha lictor: cfr. Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 1, vol. 1, pag. 57.15: «que nullu se mitissi in mezu intra lu consulu e lu primu lecturi»; Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 6, cap. 2, vol. 2, pag. 64.18: «Et issu Grassu cachau lu lecturi da sì dicendu quisti paroli». Cfr. d'altra parte, in area fior., lettori 1 [6].

0.7 1 Nell'antica Roma, ufficiale di rango inferiore che cammina davanti a un magistrato scortandolo in colonna, portando i fasces come simbolo del potere di punire.

0.8 Diego Dotto 23.07.2014.

1 Nell'antica Roma, ufficiale di rango inferiore che cammina davanti a un magistrato scortandolo in colonna, portando i fasces come simbolo del potere di punire.

[1] Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.), L. 3, cap. 11, vol. 1, pag. 258.20: Chiunque era preso dal littore per comandamento del consolo, il tribuno comandava che fosse lasciato...

[2] Gl Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 23, pag. 14.20: Raconta Valerio che 'l consolo di Roma menava dinanzi da sé xij sergenti, i quali erano chiamati 'lictori', e ad alcuno uomo non era licito d'entrare tra 'l consolo e ' lictori se non fosse figliuolo del consolo e fosse fanciullo, e questo si facea per riverenza dell'oficio.

[3] Gl Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 97, gl. n, pag. 56.8: xij imperialissimi onori erano li xij officiali de consoli, li quali si chiamavano 'lictori' e portavano le 'nsegne de' consoli.

[4] Gl f Gloss. degli uffici romani (red. Vienna), a. 1337 (fior.), pag. 31.16: e ciaschuno de' consoli aveva dodici sergienti li quali chiamavano littori. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[5] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 1, vol. 1, pag. 57.22: intandu invitatu da lu filyu consulu que issu lu vitranu se mitissi intra issu lu consulu e lu primu licturi per tali que issu non fussi troppu strittu intra la calca oy la pressa di li Sanniti soy inimici...

[6] Gl f Framm. Deca prima, XIV t.-q. d. (fior.), pag. 66.16: X faceano l'oficio dello 'nperadore: l'uno portava la 'nsegna de lo 'nperio e menavasi inanzi i lettori, cioè uscieri o masinadieri... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[7] Gl f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [I.29], vol. 5, pag. 63.4: ed essi da tale signoria convocati si convengono e veggono colui, il quale per lo romano popolo siede, sopra tutti con portamento eccelso rendere superbe leggi intorniato di sergenti chiamati littori; i quali sempre e sudditi stanno con le verghe del ferro al dosso, e con le securi sopra le teste...

[8] Gl f Chiose a Accursu di Cremona, XIV m. (mess.), chiosa 125, vol. 1, pag. 138.1: [litturi] Quillu qui guastava li homini dananti. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[9] Epist. a Quinto volg., XIV (tosc.), Prosa, pag. 11.6: Sia ogni tuo berroviere e littore dimostratore non della sua benignità e dolcezza, anzi della tua, e quelli frusti e quelle scure o mannaie che portano più dimostrino segno della dignità dell'ufficio tuo che della signoria e forza. || Cfr. Cic., Q. fr., I, 13: «sit lictor non suae sed tuae lenitatis apparitor».