SOZZO (2) agg.

0.1 soça, sozzo, soza, suoci.

0.2 Lat. socius con valore agg. (REW 8056).

0.3 Boccaccio, Decameron, c. 1370: 1.

0.4 In testi tosc.: Boccaccio, Decameron, c. 1370.

In testi mediani e merid.: Destr. de Troya, XIV (napol.).

0.5 La forma sozzo in Boccaccio, è un prob. napoletanismo adattato all'uso fiorentino: cfr. De Blasi, Un dubbio sintattico che spiega in maniera convincente anche la sequenza introdotta da a che completa il senso dell'agg. ('simile a' piuttosto che 'turpe al confronto di').

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Uguale o simile nell'aspetto o nelle dimensioni. 1.1 [In funzione predicativa, con valore avv.:] nella stessa maniera, senza distinzione.

0.8 Mariafrancesca Giuliani 18.09.2014.

1 Uguale o simile nell'aspetto o nelle dimensioni.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, 5, pag. 417.13: messer Forese da Rabatta [[...]], essendo di persona piccolo e isformato, con viso piatto e ricagnato che a qualunque de' Baronci più trasformato l'ebbe sarebbe stato sozzo, fu di tanto sentimento nelle leggi, che da molti valenti uomini uno armario di ragione civile fu reputato...

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, 6, pag. 420.37: potrete vedere i Baronci qual col viso molto lungo e stretto, e quale averlo oltre a ogni convenienza largo, e tal v'è col naso molto lungo e tale l'ha corto, e alcuni col mento in fuori e in sù rivolto e con mascelloni che paion d'asino [[...]]. E per ciò meritamente Panfilo, volendo la turpitudine del viso di messer Forese mostrare, disse che stato sarebbe sozzo a un de' Baronci.

[3] Maramauro, Canz., p. 1374/78 (napol.>tosc./sett.), 2.83, pag. 197: Semele trista anchor se duol de Jove / perché del prego suo sentì la fiamma / et per Neptuno anchor piangie Medusa; / Almena e Leda per le falçe prove / sentir del tuo bollor la soça sciamma...

[4] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 5, pag. 80.38: sì nce fo una sala de una grande longheze e de soza largheze.

[5] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 7, pag. 100.37: inde la quale lateze pareano levate le soy cize commo a duy pummi, li quali la maystra natura le avea 'nalzate a muodo de due tonde palle de una soza equaletate.

1.1 [In funzione predicativa, con valore avv.:] nella stessa maniera, senza distinzione.

[1] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 30, pag. 256.28: non avendo respiecto né a masculo né a ffemena, né a pizulo, né a grande, né a viechyo né a citiello tutti le menavano suoci, occidendolli e taglyandolli per bocca de spata.