LASCIVIA s.f.

0.1 lascivia, lascivie, lascivij, lasivia, lassivia.

0.2 Lat. lascivia (DELI 2 s.v. lascivo).

0.3 Albertano volg., 1275 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Albertano volg., 1275 (fior.); Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.).

In testi sett.: Cronica deli imperadori, 1301 (venez.).

In testi mediani e merid.: Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Att. nei volg. come traducente del lat. petulantia, di cui rappresenta un'accezione non classica ma già documentata in epoca tardo-antica (cfr. s.v. petulanza).

0.7 1 Comportamento o atteggiamento sregolato o immoderato; inclinazione a tenere un tale comportamento o atteggiamento. [In partic.:] tendenza alla mancanza di moderazione, in partic. nel godimento dei piaceri materiali (spec. i piaceri sessuali).

0.8 Elisa Guadagnini 23.07.2014.

1 Comportamento o atteggiamento sregolato o immoderato; inclinazione a tenere un tale comportamento o atteggiamento. [In partic.:] tendenza alla mancanza di moderazione, in partic. nel godimento dei piaceri materiali (spec. i piaceri sessuali).

[1] Albertano volg., 1275 (fior.), L. III, cap. 33, pag. 194.18: Et se vuoli avere lode (e) buona fama, fuggi d'essere lascivo, ciò è isfrenato; che disse uno savio: «Lascivia et lode neuna co(n)cordia co(n)giu(n)gne».

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 5, pag. 440.6: Nero Cesare [[...]] seguitatore di tutti i vizii di Caligola suo avolo, e di tutte le sue retadi; e ancora il soperchiò di lascivia, e di libidine, e di lussuria, e d' avarizia, e crudeltade, e ancora di tutte l' altre retà. || Cfr. Orosio, Hist., VII, 7, 1: «petulantiam libidinem luxuriam auaritiam crudelitatem nullo non scelere exercuit».

[3] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 190.25: Garieno [[...]] retornando in lascivia e in vanitade, pezorando la chossa publica, per inganno de Aurelio doxe so, morto fo...

[4] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 15, pag. 123.23: Se tu fai li vestimenti troppo pretiosi sì nne puoi peccare [[...]] in lascivia [[...]], però che l'omo sì nne diventa lascivio et corropto.

[5] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 30, pag. 539.23: Dice qui Beatrice in reprensione di Dante, che declinando l' Autore a lascivia e vanitade, ella il sostenne per alcuno tempo con la bellezza del volto suo, conducendolo in parte diritta e virtuosa.

[6] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 1, vol. 1, pag. 70.9: a chò que li homini et li fimini videndu cutal cosi [[scil. atti di puttaniju]] non se adusenu eciandeu di segutari quilla lascivia. || Cfr. Val. Max., II, 6, 7: «ne talia spectandi consuetudo etiam imitandi licentiam sumat».

[7] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 3, cap. 35, pag. 308.37: Quanta fu ancora la lascivia di Elena, la quale, abandonando il propio marito, [[...]] anzi volle che il mondo perisse sotto l' armi che ella non fosse nelle braccia di Paris...

[8] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 4, pag. 115.10: [[Enea e Dido]] essere stati insieme in molte lascivie per tutto un verno, non ricordandosi de' regni, e presi di sozzo amore. || Cfr. Verg., Aen., IV, 193: «nunc hiemem inter se luxu, quam longa, fovere».

[9] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 7, vol. 2, pag. 192.9: li prelati [[...]] tolgono loro [[scil. alli poveri]] quello, che è lor lasciato dalli secolari per loro testamenti, e spendonlo in lascivie, o in parenti.

[10] f Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa x [II.4.4], pag. 39v.22: questa arte buffonesca [[...]] era uno trastullare e dire parole di lascivia... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[11] Pietro dei Faitinelli, XIV pm. (lucch.), 1.31, pag. 420: Lascivie e pompe non metto in oblio, / né quel peccato rio / d'avaricia, di Dio mortal nemica, / ove s'aguzza tutto il nostro ingegno.

[12] Cinquanta miracoli, XIV pm. (ven.), pt. 4, prol., pag. 62.12: se l' omo pecca o à peccado [[...]] per via de lassivia, ella [[scil. la gloriosa Vergene]] li darà continentia e puritade.

[13] f Deca terza (B), L. III-IV, XIV m. (tosc.), L. III, cap. 11, pag. 65, col. 4.2: il convito fu non secondo il costume cartaginese o secondo la militare disciplina aparechiato ma, come in cità, a tucte le lascivie e disonesti appetiti inchinevole. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Liv., XXIII, 8, 6: «omnibus uoluptatium inlecebris instructum».

[14] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. II, cap. 4, pag. 541.25: E lo Rectore gli suoi officiali e famigli constrenga d' onestamente vivere et habitare, nì permetta loro dissolutamente vagare nì lassargli prosilire in soççe lascivie o iniuriose contumelie.

[15] f Della vecchiezza, XIV (tosc.), pag. 58.14: la lascivia, la lussuria maggiormente è delli giovani, ma non di quelli che sono buoni... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Cic., Sen., 36: «ut petulantia, ut libido magis est adulescentium quam senum...».

[16] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 153.16: Onne lascivia, onne male, nulla iustizia, nullo freno. Non ce era più remedio.

- [Come personificazione].

[17] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 7, ott. 66.5, pag. 476: e essa seco per la man tenea / Lascivia...

- Lascivia di qsa: licenziosità o impudicizia (di qsa).

[18] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 6, cap. 2, vol. 2, pag. 67.32: E di quista medemmi frankiza oy lasivia di parlari usau issu Diffilu eciandeu in quilla parti... || Cfr. VI, 2, 9: «eadem petulantia usus est in ea quoque parte...».

[19] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. V (ii), par. 32, pag. 333.5: Né vo' dire de' cappuccini, co' quali o a babbuini o a scottobrinzi simiglianti si fanno, né similmente della lascivia degli occhi, co' quali quasi sempre quel vanno tentando che essi poi non vorrebbono aver trovato...

[20] f Giustino volg., c. 1391-96 (fior.), L. I: trovollo tra grande brigata di puttane filare con una rocca e, istando in abito di femina, avanzava tutte le femine in morbidezza del corpo e in lascivia delli occhi... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.