LASCIVO agg./s.m.

0.1 lasciva, lascive, lascivi, lascivo, lasiva, lasivo, lassiva, lassive, lassivo, lassivu.

0.2 Lat. lascivus (DELI 2 s.v. lascivo); in 3 prob. interferenza paretimologica con lasciare (meno prob., vista la doc. tosc., che si tratti di forme di lassivo).

0.3 Albertano volg., 1275 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Albertano volg., 1275 (fior.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.).

In testi sett.: Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.); Bosone da Gubbio, Capit., c. 1328 (eugub.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 [Rif. a una persona, con connotazione neg.:] che tiene un comportamento o assume un atteggiamento sregolato o immoderato; [in partic.:] che tende alla sfrenatezza immoderata nel godimento dei piaceri materiali (spec. i piaceri sessuali). 1.1 Sost. Persona che conduce una vita sregolata, volta al godimento dei piaceri materiali (spec. i piaceri sessuali). 1.2 [Rif. a sogg. astratti; rif. a det. comportamenti o azioni:] che ha caratteristiche (neg.) di sregolatezza o immoderazione; [in partic.:] immorale, peccaminoso (con rif. spec. alla lussuria). 2 Che possiede e mostra vivacità e una gaia spensieratezza. 3 Che omette di prendersi cura o di prestare attenzione a qsa, che si pone in modo passivo (davanti a uno stato di cose).

0.8 Elisa Guadagnini 23.07.2014.

1 [Rif. a una persona, con connotazione neg.:] che tiene un comportamento o assume un atteggiamento sregolato o immoderato; [in partic.:] che tende alla sfrenatezza immoderata nel godimento dei piaceri materiali (spec. i piaceri sessuali).

[1] Gl Albertano volg., 1275 (fior.), L. III, cap. 33, pag. 194.17: Et se vuoli avere lode (e) buona fama, fuggi d'essere lascivo, ciò è isfrenato...

[2] f Etica di Aristotele volg., a. 1295 (fior.), L. VII, cap. 13, pag. 36r.34: nell'uomo lascivo l'abisso delli disiderii carnali sì affoga et tranghiottisce l'operatione della ragione... || DiVo; si preferisce a <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 6, cap. 40, vol. 3, pag. 128.17.

[3] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 28, pag. 35.13: Li Thebani [[...]] par che atrovase l' arte del caçar, e sì mandà questo çogo a quelli de Frigia, [çente] femmenil e lasiva.

[4] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 105, pag. 207.24: Fu eziandio uomo carnale e lascivo, e la sua carnalità e lascività nutricava col bene mangiare e col bene bere...

[5] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. I, pag. 502.27: se tu parerai savio ala grossa over lascivo ala vergognosa, incontenente quella se desfiderà a sì misera.

[6] f Bonsignori, Metam. Ovid., 1375-77 (umbr.-tosc.), Esordio, cap. 2, pag. 34.10: allora la gente era lasciva, e non sapevano che fosse più lo stare casto che non, tanto era in uso de la gente el peccare carnalmente... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[7] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 125, pag. 262.25: Impossibile gli è a questo cotale di observare il terzo voto della continenzia, però che 'l ventre pieno non fa la mente casta; anco diventano lascivi con disordinati riscaldamenti.

[8] f Sinibaldo da Perugia, Fedra, a. 1384 (umbr.-tosc.), Cap. 9.7, pag. 107: Questo gioven lascivo, oltra communo / modo sforzante sé all'altrui pena... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Sen., Phaedra, 277: «iste lasciuus puer et renidens...».

[9] f Declamazioni di Seneca, a. 1392 (tosc.), L. II, declamazione 6, pag. 41.9: Uno cittadino avea uno figliuolo, che era molto lascivo e lussurioso... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Sen., Contr., II, 6: «Quidam luxuriante filio...».

[10] Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 15, 97-111, pag. 453.24: in Fiorenza non era venuto ancora nessuno cittadino lussurioso e lascivo, come fu Sardanapalo re delli Assiri...

[11] Leggenda s. Galgano, XIV (tosc.), pag. 101.11: Galgano fu huomo feroce e lascivo a mmodo che sono e' giovani, implicato nelle cose mondane e terrene.

[12] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 7, S. Anastasia, vol. 1, pag. 96.17: voleala sì per questo modo uccidere, acciò che potesse ne le grandi possessioni di lei diventare lassivo. || Cfr. Legenda aurea, VII, 1: «ut posset in eius largissimis possessionibus lascivire».

1.1 Sost. Persona che conduce una vita sregolata, volta al godimento dei piaceri materiali (spec. i piaceri sessuali).

[1] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 20, vol. 1, pag. 156.11: Oimè, che i curiosi, e i lascivi trovano di che si dilettino, e li miseri poveri non hanno di che vivere.

[2] Cinquanta miracoli, XIV pm. (ven.), pt. 4, prol., pag. 62.4: Tre cose me son greve et oscure e la quarta al postuto eo no so [[...]] La quarta si è la via de l' omo in la puericia soa, per la qual se entende li lascivi e vani.

[3] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. I (ii), par. 99, pag. 75.22: la pelle sua leccata e di macchie dipinta [[...]] si confà co' costumi de' lascivi; per ciò che quegli, li quali da tal passione son faticati, quanto possono, o per pigliare o per tenere, si studiano di piacere...

[4] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. I, 22.27, pag. 24: Amor [[...]] è di vera pace eterno scudo, / vestito di virtute e gentilezza, / ma contra ogni lascivo, alpestro e crudo...

[5] f Giustino volg., c. 1391-96 (fior.), L. XX: E indusse quella moltitudine a tanto studio di continenza che pareva incredibile alcuna di quelli lascivi ad essere convertiti ad ottima vita. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- S.f.

[6] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 9, pag. 411.20: Queste tali femmine, come avvocate del diavolo, sogliono dire alle giovani, che veggono disposte a fare aspra vita: Cattivella, non ti lasciar morire: fatti bene, mentre che puoi. E a chi serbi tu questi beni, che hai? Or serbigli tu a i figliuoli, i quali tu non hai? E per questo modo queste bevitrici, e lascive insegnano a tenere la via larga della perdizione...

1.2 [Rif. a sogg. astratti; rif. a det. comportamenti o azioni:] che ha caratteristiche (neg.) di sregolatezza o immoderazione; [in partic.:] immorale, peccaminoso (con rif. spec. alla lussuria).

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 33.3, pag. 117: Amor se fa lascivo senza la temperanza; [[...]] cavallo senza freno curre en precipitanza: / sì fa la falsa amanza - senza vertute, andare.

[2] a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.), IV, 17.3, pag. 402: Si tu vòy tuctavia bona fama s(er)var(e) / im preiu de honestate e de blasimo ca(m)par(e), / a le cose lascive lu animo to no dar(e) / et de li rey delicti gran carrico no cte far(e).

[3] Rim. Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), pag. 388.10: noi dormimo qui in quello letto e in quella camera; qui mi diede ella la notte lascive allegrezze.

[4] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 4, pag. 4.7: non si dubita che l'operazione facta nel secondo matrimonio è disonesta, overo lasciva, però che la sperienza di molti maritaggi giudicavano che fosse segnale di non essere troppo casta.

[5] Bosone da Gubbio, Capit., c. 1328 (eugub.), 168, pag. 383: Poi dice appresso, perché mal si vive / per li pastor di quella navicella, / come l' opere lor furon lascive.

[6] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 30, proemio, pag. 525.5: tu abandonasti la scuola e 'l maestro, e donastiti a cose lascive, e con esse ottenebrasti la memoria e lo intelletto.

[7] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 1, vol. 1, pag. 68.6: ni per aventura issi, incitati et scumossi da li delataciuni di Asya, non scurissiru ad una maynera di viviri troppu lasciva... || Cfr. Val. Max., II, 6, 1: «ne inlecebris eius capti ad delicatius uitae genus prolaberentur...».

[8] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 19, pag. 151.19: non pensare che 'l mio amore sia lascivo come fu quello di Giansone e di molti altri, i quali per nuovo piacere sanza niuna costanza si piegavano.

[9] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 2, pag. 13.27: di questa spezie di peccato di gola procedono molti peccati nella lingua, come veggiamo degli uomini ebbri, e troppo pieni, che dicono molte parole lascive...

[10] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 3, cap. 8, vol. 1, pag. 119.24: Ma nel genero la legge dell'uno calif e dell'altro si concordavano insieme nella larghezza de' diletti carnali e d'altri vizii lascivi...

[11] Pistole di Seneca, XIV m. (fior.), 114, pag. 375.33: Il lascivo parlare, e 'l puttaniere, è argomento di lussuria comune, se si truova non solamente in uno, o in due, ma s'egli è ricevuto, e approvato. || Cfr. Sen., Ep., XIX, 114, 2: «Argumentum est luxuriae publicae orationis lascivia...».

[12] Legg. S. Elisab. d'Ungheria, XIV m. (tosc.), cap. 1, pag. 10.11: Sempre avea in orrore l' usanze lascive e desoneste di vestimenti, e sempre amoe in essi ogni onestade e temperanza.

[13] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, par. 89, comp. 15.12, pag. 83: tanto divenne nel suo dir veridicha / che 'l suo parlar, ch'era lascivo e mobile, / in sé ristrinse, e poy col cuor contritto / sempre parlò come donna iuridicha.

2 Che possiede e mostra vivacità e una gaia spensieratezza. || Forte latinismo semantico.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 5.83, vol. 3, pag. 76: Non fate com' agnel che lascia il latte / de la sua madre, e semplice e lascivo / seco medesmo a suo piacer combatte!

[2] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 37, pag. 801.34: luogo abondevole di giovinette cavriuole e lascive, di damme giovani preste e più correnti, e di cerve mature, a ogni rete, cane o istrale avvisate.

[3] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 5, 73-84, pag. 143.35: l'agnel che lassa il latte Della sua madre [[...]] e semplici; cioè l'agnello stolto, e lascivo; cioè vago e dissoluto, Seco medesmo a suo piacer combatte; saltando e corneggiando...

3 Che omette di prendersi cura o di prestare attenzione a qsa, che si pone in modo passivo (davanti a uno stato di cose).

[1] Pistole di Seneca, XIV m. (fior.), 68, pag. 160.6: Ciascuno conosce i vizj, e le menomanze del corpo suo. E però l'uno gitta fuori dello stomaco per iscaricarlo, [[...]] l'altro si guarda del vino, e del bagno per le gotte, e dell'altre cose sono lascivi, ma tuttavia e' si guardano dalla cosa, che più spesso gli grava. || Cfr. Sen., Ep., VII, 68, 7: «in cetera neglegentes huic a quo saepe infestantur occurrunt».

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, I, introduzione, pag. 16.3: di dì e di notte [[...]] morieno; per la qual cosa essi, così nelli loro costumi come i cittadini divenuti lascivi, di niuna lor cosa o faccenda curavano: anzi tutti, quasi quel giorno nel quale si vedevano esser venuti la morte aspettassero, non d'aiutare i futuri frutti delle bestie e delle terre e delle loro passate fatiche ma di consumare quegli che si trovavano presenti si sforzavano con ogni ingegno.

- Lascivo a, di, in qsa: che si lascia correre a qsa (spec. di neg.), che tende passivamente a qsa (per carenza o omissione di volontà, di forza, di impegno).

[3] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 1, cap. 2.17, pag. 27: E la natura umana, / Come savete, è più lasciva in male, / E 'l ben è fatigoso a chi nol cale.

[4] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 12, proemio, pag. 213.41: il tiranno [[...]] è salvatico, chè mai colli suoi cittadini non usa, nè hae con loro dimestichezza, o familiaritade; e questo perchè non conoscano, e perchè nol truovino lascivo, e abile alli loro voleri.

[5] Miracoli di Caterina di Iacopo, c. 1374 (fior./sen.), cap. 4, pag. 5.5: Di che il frate molto la confortò dello spregiare il mondo e acostarsi a Dio, recandole in essemplo la sua detta sirochia che era morta, che era stata vana e lasciva di queste vanità che sono le donne giovani.

[u.r. 28.07.2017]