ÙRGERE v.

0.1 urga, urge, urgente, urgere; f: urgeva.

0.2 Lat. urgere.

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Incalzare o esercitare una forte pressione su qno: mettere qno nella necessità di fare o subire qsa.

0.8 Elisa Guadagnini 17.02.2015.

1 Incalzare o esercitare una forte pressione su qno: mettere qno nella necessità di fare o subire qsa.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 30.70, vol. 3, pag. 500: L'alto disio che mo t'infiamma e urge, / d'aver notizia di ciò che tu vei, / tanto mi piace più quanto più turge...

[2] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 3, cap. 7.2315, pag. 268: Sentendo del divin splendor la luce, / Non fina la sua prece in sin che urge / La morte, dico, che al tacer conduce.

[3] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 30, 70-81, pag. 673, col. 1.1: Urge, çoè stimola. Turge, çoè spinge.

[4] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 10, pag. 334.14: La via è da rompere con ferro per li nemici. Dove urge quello globo densissimo delli uomini, per questa via l'alta patria raccomanda voi il duce nostro Pallante. || Cfr. Virg., Aen., X, 373: «qua globus ille virum densissimus urget, / hac vos et Pallanta ducem patria alta reposcit».

[5] f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [IV.62], vol. 5, pag. 328.5: E massimamente urgeva il peccato de' Cartaginesi questa suspizione, che essi colui il quale parea loro che fosse da essere preso e da mandare a Roma, né lui né la nave sua avessero guardata. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Liv., XXXIV, 62, 7: «Maxime ea suspicio crimen urgebat quod quem comprensum Romam mitti placuisset nec ipsum nec navem eius custodissent».

[6] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 82.5, pag. 165: Langue colei che 'l cuor urge e martella, / Con la sua faccia candida e pulita...

[7] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 30, 70-81, pag. 792.17: et urge; cioè costringeti...

[8] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 9, 2.6, pag. 111: Se tu m'eleggi su, nel tuo desio, / chi sarà mai c'a patir pena m'urga?