INDÒMITO agg.

0.1 endomito, indomita, indomite, indomiti, indomito, indomitto, 'ndomito.

0.2 Lat. indomitus (DELI 2 s.v. indomito).

0.3 Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.): 2.2.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.).

In testi sett.: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Destr. de Troya, XIV (napol.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 [Detto di un animale:] che non è disposto a obbedire all'uomo. 2 Che non si lascia sottomettere. 2.1 Estens. Che non si lascia sedare. 2.2 Fig. Che non si lascia tenere a freno (con rif. a un istinto o a un sentimento). 2.3 Fig. Estens. Che non si lascia modificare; che resiste alla trasformazione.

0.8 Diego Dotto 18.03.2015.

1 [Detto di un animale:] che non è disposto a obbedire all'uomo.

[1] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 172.13: Rinoceron è bestia crudel, indomita, et è de tanta forteza, che benché la fia presa, alcun no la pò tegnir...

[2] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 12, pag. 80.16: E dette queste parole, ferì lo 'ndomito toro...

[3] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. II, [v. 183], pag. 61v.3: dise che lo ossequio, çò è l'umel modo de seguir, doma le tigre et li lioni, cum li quali, se l'omo usasse força over asperitade, non solamente elli non firave desmestegadi et humiliadi, ma etiamdio elli deventerave più salvadeghi et più indomiti et più fieri. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- [In contesto fig.].

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 6.98, vol. 2, pag. 97: O Alberto tedesco ch'abbandoni / costei [[scil. esta fiera]] ch'è fatta indomita e selvaggia, / e dovresti inforcar li suoi arcioni...

[5] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 4, pag. 70.19: o reverendissima Roma, la quale igualmente a tutto il mondo ponesti il tuo signorile giogo sopra gl' indomiti colli...

[6] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 6, 94-105, pag. 137.20: ch'è fatta indomita; cioè la quale è diventata non domata...

2 Che non si lascia sottomettere.

[1] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 2, pag. 54.23: Così vedemmo Marte indomito e li Greci affrettarsi alla rôcca di Priamo... || Cfr. Aen., 440: «Martem indomitum».

[2] f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [VII.1], vol. 6, pag. 89.8: E più poteva nella loro bisogna l'ira, che la misericordia; però che egli non solamente nimici giudicavano, ma gente indomita e non compagnevole gli reputavano. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Liv., XXXVII, 1, 4: «indomitae et insociabili genti».

[3] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 2, pag. 53.36: Da poy Enea, venendo a lo regno de Cecilia, sì nce fondao alcune citate, sì commo fo la citate de Napole e la terra indomita de Gayeta... || Cfr. G. Colonne, Hist. dest. Tr., p. 12: «gentis indomite terra Gayeta».

2.1 Estens. Che non si lascia sedare.

[1] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 30, pag. 49.17: A quello rumore indomito de' villani, trassero li Troiani in aiuto ad Ascanio...

2.2 Fig. Che non si lascia tenere a freno (con rif. a un istinto o a un sentimento).

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 70.39, pag. 298: Aio lo corpo endomito con pessimo appetito: / la temperanza enfrenalo, ch'è de male notrito; / ad onne ben recalcetra, como fosse ensanito...

2.2.1 [Di una persona:] privo di freni (anche con valore avv.).

[1] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 399.3, pag. 243: Cresse ney subditi diverso incendio, / quando la peccunia vince lor comitto, / ch'el tyraniça perverso et indomitto...

[2] f Sinibaldo da Perugia, Fedra, a. 1384 (umbr.-tosc.), Cap. 5.122, pag. 73: Ma pur quel fier duttor dela masnada / indomito amò te, tratto nel vizio, / con tenerte con seco alcuna fiada... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Sen., Phaed., 117-119: «toruus, impatiens iugi / adulter ille, ductor indomiti gregis / sed amabat aliquid».

2.3 Fig. Estens. Che non si lascia modificare; che resiste alla trasformazione.

[1] Teologia Mistica, 1356/67 (sen.), cap. 3, 2, pag. 64, col. 2.34: Onde il lavoratore quando sostiene la forza del sole, quando la rugiada el iaccio, fende anche la terra con ferri e le indomite zolle del campo sottomette al vomere spesso...