PLEBÈO agg./s.m.

0.1 plebea,plebei, plebeia, plebeio, plebeo.

0.2 Lat. plebeus (DELI 2 s.v. plebe).

0.3 Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.): 2 [4].

0.4 In testi tosc.: Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.).

0.5 Per castità plebea > castità .

Locuz. e fras. giochi plebei 1.1.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

A differenza di popolo 1, si separano gli es. con rif. alla plebe dell'antica Roma perché dalla doc. il lemma appare un recupero archeologico.

0.7 1 Nell'antica Roma, che appartiene o si riferisce alla plebe (in opp. al patriziato). 1.1 Locuz. nom. Giochi plebei: i ludi che celebrano la libertà politica della plebe. 2 Che appartiene per nascita al popolo (in opp. alla nobiltà e con analogia tra il valore intrinseco di una persona e la sua estrazione sociale). 2.1 [Di un ordinamento:] promosso da un regime popolare. 3 Che appartiene al volgo, alla grande massa delle persone (con connotazione spregiativa). 3.1 Proprio della grande massa delle persone, della gente comune. 3.2 [Rif. a un modo di espressione:] grossolano, triviale.

0.8 Diego Dotto 22.04.2015.

1 Nell'antica Roma, che appartiene o si riferisce alla plebe (in opp. al patriziato).

[1] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 9, pag. 699.26: Per la qual cosa i templi, con sollecitudine visitati, risuonano, e d' ogni parte i lidiani popoli, ornati, con divoti incensi concorrono; in quelli li eccettuati nobili, con la moltitudine plebea raccolti, porti prieghi e sacrificii all' iddii, festeggevoli essultano.

[2] Gl f Deca quarta, a. 1346 (fior.), Proemio del volgarizzatore, vol. 5, pag. 4.15: avvegnaché poi, il mondo in quantità d'uomini molto maggiore aumentandosi, non essendo possibile che tutti principi fossero i valorosi, restando alli preeminenti i luoghi diversi, il titolo, e l'onore della signoria, essendo con gli altri insieme a quella sudditi, nobili si chiamarono, a distinzione degli altri minori, a' quali per nome rimase plebei, ovvero ignobili. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; non escludibile un'interpretazione come sost.

[3] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 5, cap. 2, pag. 11.21: L. Villio Tappulo e M. Fundanio Fundolo edili plebei alquante matrone appo il popolo accusarono di sozze cose...

- Sost.

[4] f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [V.10], vol. 5, pag. 346.14: Addomandavanlo altresì questi plebei, cioè C. Lelio, e Gn. Domizio, e C. Livio, Salinatore, e Manio Acilio. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

1.1 Locuz. nom. Giochi plebei: i ludi che celebrano la libertà politica della plebe.

[1] f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [I.4], vol. 5, pag. 22.25: E i giuochi plebei tre volte furono tutti rifatti dagli edili della plebe, cioè da L. Apustio Fullone, e Q. Minucio Rufo, il quale dall'essere stato edile era creato pretore... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[2] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 5, cap. 2, pag. 11.24: E i giuochi plebei furono per due dì instaurati; e il convito di Giove fu cagione de' giuochi.

2 Che appartiene per nascita al popolo (in opp. alla nobiltà e con analogia tra il valore intrinseco di una persona e la sua estrazione sociale).

[1] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. I, cap. 19, pag. 199.3: Perciò, dunque, ch'avemo trattato di sopra di tre generazione d'uomini, cioè di plebei, di gentili, di gentilissimi...

[2] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 2, ott. 10.5, pag. 299: Ma Marte, il quale i popoli lernei / con furioso corso avea commossi / sopra' Tebani, e' miseri trofei / donati avea de' prencipi percossi / più volte già, e de' Greci plebei / ritenuti talvolta e tal riscossi, / con asta sanguinosa fieramente / trista avea fatta l' una e l' altra gente...

[3] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Pudicitiae.183, pag. 235: Passammo al tempio poi di Pudicitia / Ch' accende in cor gentile honeste voglie, / Non di gente plebeia, ma di patritia.

- Sost.

[4] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. I, cap. 11, pag. 23.32: Responde il plebeo: «Assai sarebe buona la tua risposta, se lli buoni costumi facessero gentili pur le femine, ma anche negli uomini si truova ciò, però forse a torto mi caccieresti da· tuo amore, con ciò sia cosa che lli miei costumi forse mi fanno gentile.

[5] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. III, cap. 20, pag. 615.16: se 'l serà conte o barone in C fiorini d'oro et un altro nobele in XXV e se 'l serà plebeio in X fiorini d'oro de pena sianno sottoposti.

2.1 [Di un ordinamento:] promosso da un regime popolare.

[1] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 38, pag. 818.20: e sotto legge plebea correggendo la mobile pompa de' grandi e le vicine città, gloriosa si vive [[Firenze]]...

3 Che appartiene al volgo, alla grande massa delle persone (con connotazione spregiativa).

[1] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. I, 122.4, pag. 145: S' io ho le Muse vilmente prostrate / nelle fornice del vulgo dolente, / e le lor parte occulte ho palesate / alla feccia plebeia scioccamente, / non cal che più mi sien rimproverate / sì fatte offese...

[2] f Consolazione a Polibio, XIV/XV (fior.), pag. 229.30: Molte cose a te non sono lecite, le quali sono lecite agli huomini ancora vilissimi et plebei: la grande fortuna è grande servitù. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Sen., Cons. Polyb., 6, 4: «quae humillimis et in angulo iacentibus licent».

3.1 Proprio della grande massa delle persone, della gente comune.

[1] f Consolazione a Polibio, XIV/XV (fior.), pag. 229.14: Pel passato, et la morte di Cesare et gli studii tuoi te hanno innalçato in alto ordine; a te non si confà alchuna cosa plebea o bassa. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Sen., Cons. Polyb., 6, 2: «Nihil te plebeium decet, nihil humile».

3.2 [Rif. a un modo di espressione:] grossolano, triviale.

[1] Boccaccio, Trattatello (Toled.), 1351/55, pag. 57.29: E così come essi estimavano questa eccedere ciascuna altra cosa di nobiltà, così vollono che, di lungi da ogni plebeio o publico stilo di parlare, si trovassero parole degne di ragionare dinanzi alla divinità...