PORTENTO s.m.

0.1 portenti; f: portento.

0.2 Lat. portentum (DELI 2 s.v. portento).

0.3 Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.): 1.1.1.

0.4 Att. unica nel corpus.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Fenomeno che sembra andare oltre l'ordine naturale, che è oggetto di divinazione. 1.1 Fenomeno o essere naturale fuori dal comune.

0.8 Diego Dotto 22.04.2015.

1 Fenomeno che sembra andare oltre l'ordine naturale, che è oggetto di divinazione.

[1] Gl f Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa a [I.1.1], pag. 1r.14: li Romani ne li primi tempi non furono sottili d'intorno a' sacrificii, ma osservavano certe soperchie oservanze, mezzani certi segni e indovinamenti, li quali appelavano «portenti». || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- [Da corruttela del testo lat.]. || Cfr. Val. Max., I, 1, 1: «Apollinis praedictiones uatum libris, portentorum depulsi<one>s Etrusca disciplina explicari uoluerunt» (ma «libris portentorum depulsis» alfa).

[2] f Valerio Massimo (red. V2), c. 1346 (tosc.), L. I, cap. 1, pag. 1r.5: Li nostri maggiori (ch. a) vollero che l'ordinate e solenni feste e osservanze secondo la disciplina toscana si facessono, mossi a ciò da la scienza de' pontefici e da l'autorità di ben fare le cose e da lo osservamento degli augurii e da lo predicimento de li sacerdoti d'Apollo, cacciati li libri de' portenti (ch. b, ch.). || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

1.1 Fenomeno o essere naturale fuori dal comune.

[1] Gl f Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa [I.1.1], pag. 1r.22: Isidoro, libro xi, capitolo iii° De' portenti dice così: "Varro dice che «portenti» sono quelle cose che paiono esere nate contro a natura, ma non sono, però che si fanno per divina volontade, e la volontà di Dio è natura di ciascuna cosa. Onde li pagani medesimi chiamano alcuna volta Dio «natura». Adunque il portento si fa non contra natura, ma contro a quello che manifesta la natura. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[2] fLibro de' beneficii volg., XIV/XV (fior.), L. VII, pag. 183.2: Ma questa malvagità di rado si trova, e sempre è tenuta in luogo di portento, siccome è lo inghiottimento della terra, e lo riuscimento subito de' fuochi delle caverne del mare. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Sen., Ben., VII, 20, 4: «portenti loco habita».

1.1.1 Evento e in partic. rappresentazione fuori dal comune, che desta meraviglia.

[1] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 38, pag. 24.13: imperciò che veramente li teatri spesse volte amaestrarono l'animose schiere e, abiendo investigata la riverenza degli dii e la cagione del dilecto degl'uomini, non sanza alcuno rossore di pace, macchiarono con cittadinesco sangue il dilecto e la religione per grazia degli scenichi portenti (gl. t), li quali furono incominciati da Messala e Cassio censori... || Cfr. Val. Max., II, 4, 1: «scaenicorum portentorum gratia» e la chiosa t: «Cioè meravigliosi e non usati».

[2] f Laude pseudoiacoponica trecentesca: Oh portento mirifico! / La Croce di due spate / Vide in te fra Pacifico. || Crusca (4) s.v. mirifico.