TRABEATO (2) agg.

0.1 trabeai; f: trabeate, trabeati, trabeato.

0.2 Da beato, sul fr. très + agg.

0.3 f Pistole di Seneca (red. I), 1308/25 (fior.): 1; Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342: 1.

0.4 Att. unica nel corpus.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Pienamente appagato e soddisfatto (in partic. con rif. a tutto ciò cui l'uomo tende per natura). 2 Che ha un esito molto positivo; che riesce molto favorevole. 3 Che assicura una condizione di grande fortuna e prosperità.

0.8 Diego Dotto 13.10.2014.

1 Pienamente appagato e soddisfatto (in partic. con rif. a tutto ciò cui l'uomo tende per natura).

[1] f Pistole di Seneca (red. I), 1308/25 (fior.), Rubricario, pag. 280.24: Qui disputa Senaca incontro a ccoloro che dicono che lla virtù sola non fa l'uomo beato, senza gli agiamenti che di fuori vengono ella il fa, ciò dicono elli, beato ma non trabeato, ove elli ci mostra che queste cose di Fortuna non sono né buone né ree e perciò non fanno l'uomo beato né malauroso e della excellenza del coraggio. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[2] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 30, pag. 148.28: Ma quî son trabeai chi stan sempre neti, che da hi doctor sancti hi son chiamai angeli.

[3] f Pistole di Seneca (red. II), XIV s.q. (fior.), L. IX, ep. 67, pag. 34, col. 1.1: Virgilio chiama "trabeati" quegli che morìano a Troia la grande, combattendo per salvare e guardare franchezza e libertà. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

2 Che ha un esito molto positivo; che riesce molto favorevole.

[1] f Pistole di Seneca (red. II), XIV s.q. (fior.), L. XV, ep. 87, pag. 51, col. 3.45: Io e 'l mio amico Massimus abiàn fatto già due trabeate giornate con poca compagnia de' nostri servi, tanta quanta una carretta può portare sanza alcune cose, fuori che quelle che si conteneano pe' corpi nostri. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

3 Che assicura una condizione di grande fortuna e prosperità.

[1] f Pistole di Seneca (red. II), XIV s.q. (fior.), L. XIII, ep. 81, pag. 46, col. 1.39: Adunque ti dico io che tu fai più prode a te medesimo, essendo conoscente, che ad altrui; inperciò che a colui aviene cosa comune e cotidiana, ciò è ricevere quello ch'egli avea dato, ma a tte aviene cosa grande e che è uscita di trabeato stato di coraggio, ciò è esser conoscente perfettamente. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.