PLACARE v.

0.1 placa, placan, placano, placare, placari, placarli, placarò, placasse, placata, placati, plàcati, placato, placavi, placherà , placherassi, plachi, placò, placollo, prachare; f: placanti.

0.2 Lat. placare (DELI 2 s.v. placare).

0.3 Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.): 1.

0.4 In testi tosc.: Poes. an. pis., XIV in. (?); IV Catilinaria volg., 1313 (fior.); a Lucano volg., 1330/1340 (prat.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.).

In testi sett.: Esopo ven., XIV.

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.); Poes. an. perug., c. 1350.

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Ricondurre (qno) a uno stato di calma, di tranquillità; sopire o diminuire l'intensità (detto di un sentimento di rabbia, di odio e sim.). 1.1 Mitigare, attenuare (un contrasto). 1.2 Riportare (qno) sulla strada della virtù e della giustizia, far ravvedere. 2 Trovare soddisfazione, essere appagato. 2.1 Ripagare (estinguendo un debito, restituendo ciò che è dovuto). 3 Conciliare a sé (l'animo di qno), rendere (qno) bendisposto e benigno. 4 Signif. non accertato.

0.8 Cosimo Burgassi 11.12.2014.

1 Ricondurre (qno) a uno stato di calma, di tranquillità; sopire o diminuire l'intensità (detto di un sentimento di rabbia, di odio e sim.).

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 49.18, pag. 197: e loco se fonna la pace - che 'l mio furore ha placato.

[2] Poes. an. pis., XIV in. (?) (2), 24, pag. 74: un tempio sì pensò d'edificare / a river[e]nsia di lor dea Dÿana, / per quel credendo di poter placare / l'ira di sopra che, per suo mal fare, / tuttora compre[n]dea che 'l seguitava...

[3] IV Catilinaria volg., 1313 (fior.), pag. 57.33: Ma quegli che sono del numero de' cittadini, p(er) alquna pietade fatti malvagi, nemici de la patria una volta cominciaro a es(er)e, quando tu gli chacierai de la morte de la repu(blica), né costringniendoli né p(er) beneficio placare potrai.

[4] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 4, 7.16, pag. 174: E la placata Dea, ch'era lontana / Da lor benivolenza, al suo navilio / Vento donando, si fe' prossimana.

[5] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 15, pag. 97.29: tu poy bene pensare de quantu meritu fo la anima de kistu sanctu patre Eutichiu, quandu lu vestimentu soy potia placare la ira de Deu...

[6] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 12, pag. 397.4: Turno poichè vede i Latini rotti per contraria battaglia essere venuti meno, e le sue promesse ora essere raddomandate, e sè essere fatto segno agli occhi, arde d'ira e di furore, e non si può placare, e esalta li animi.

[7] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 18, pag. 84.23: Et essendu lu animu di lu Conti fortimenti turbatu per la morti di killu Hugo, so genniru, non si potia placari, si non di fachissi maiuri vinditta.

[6] Esopo ven., XIV, cap. 25, pag. 25.6: E aciò che lo laro se podesse amigare con lo cane e placare la soa ira, elo li mostrò uno pane e disse...

- Fig.

[7] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 11, terz. 62, vol. 1, pag. 129: Ma Messer Bocca Abati, che 'n quell'era, / colla spada le braccia taglia, e placa / le mani al Cavalier della bandiera, / e 'l buon Messere Iacopo del Vaca / di casa i Pazzi rabbracciò la 'nsegna / co' moncherin, ma pur sua forza vaca...

1.1 Mitigare, attenuare (un contrasto).

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 40.17, pag. 142: Como porrai far pace enfra Deo e l'om mondano, / ca l'om vol esser Deo e Deo vol l'om sottano? / E questo è tale trano - che null'om pò placare.

1.2 Riportare (qno) sulla strada della virtù e della giustizia, far ravvedere.

[1] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), [1376/77] lett. 88, pag. 357.18: Pace pace, santissimo padre! [[...]] Non vi sarà vergogna d'inchinarvi per placare el cattivo figliuolo; ma saràvi grandissimo onore e utilità nel cospetto di Dio e degli uomini del mondo.

2 Trovare soddisfazione, essere appagato (anche pron.).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 27.27, vol. 3, pag. 445: Quelli ch'usurpa in terra il luogo mio, / il luogo mio, il luogo mio che vaca / ne la presenza del Figliuol di Dio, / fatt' ha del cimitero mio cloaca / del sangue e de la puzza; onde 'l perverso / che cadde di qua sù, là giù si placa.

[2] a Lucano volg., 1330/1340 (prat.), L. II [Phars., II, 139-206], pag. 23.19: Perché dire' io come gl'iddiei di sotto fuôro placati del sangue di Catulo...

[3] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 17, vol. 1, pag. 128.4: s'elli sono buoni spiriti, non si turbano mai contra di noi, se non per li peccati [[...]]. Onde se per ben far non si placano, anzi vogliono onori superstiziosi, ed offerta di sangue, o d'altre maledizioni, segno è, che sono spiriti maligni...

2.1 Ripagare (estinguendo un debito, restituendo ciò che è dovuto).

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 43.247, pag. 163: Mesere, se vo piace de pagare / lo deveto che per l'omo è contratto, / voi lo podete, si vo piace, fare, / ché sete Deo [[...]] volentiere tieco faccio el patto, / ché tu solo sì me puoi placare, / e sì con tieco faccio lo contratto».

3 Conciliare a sé (l'animo di qno), rendere (qno) bendisposto e benigno.

[1] a Catenacci, Disticha Catonis, XIII/XIV (anagn.), IV, 38.4, pag. 448: Li antiq(ui) sì solevano a Deo sacrificar(e), / con ardere de le bestie loro holocastra far(e); / però lo saviu dicite, volendelo blasmar(e), / «pla[ca] Deo co lo incenso lassa lo bove arar(e)».

[2] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 2, pag. 45.10: Gridano i Trojani tutti dicendo che sia menato e adutto il simulacro alle sedie del templo, e che sia pregata e placata la maestade della dea.

[3] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 17, vol. 1, pag. 128.4: s'elli sono buoni spiriti, non si turbano mai contra di noi, se non per li peccati [[...]]. Onde se per ben far non si placano, anzi vogliono onori superstiziosi, ed offerta di sangue, o d'altre maledizioni...

[4] f Deca terza (B), L. III-IV, XIV m. (tosc.), L. III, cap. 11, pag. 66, col. 1.6: Io padre potei placare Hanibale al mio figliuolo e al mio figliuolo non posso pacare Hanibale? || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[5] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 307.55, pag. 371: A voler ben fugir questo difetto, / di prender doni fa' che tu sie netto, / perché 'l possente al rettor presenta, / l'altro nol fa, che in povertà stenta. / Questi presenti placan spesso altrui, / non guardando ragion né che né cui; / se pur tu pigli alcuna volta dono, / non metter la ragione in abandono...

4 Signif. non accertato.

[1] Poes. an. perug., c. 1350, 148, pag. 19: Tanti d'Arezzo che mo fan capitolo / tal di contado con borgesi misti / tal fuor di l'alpe che mi placa 'l vitolo. || Il senso sembra essere: 'un'alpe (di tale asprezza) che (mi) sfianca il vitello (impetuoso, vivace)'.