INIZZARE v.

0.1 inizzava, innizzava; f: iniçandolo, inizzandolo, innizzata.

0.2 Da izza (DEI s.v. inizzare).

0.3 Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.); f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

L'att. unica di inizziva in GDLI s.v. inizzire sembrerebbe dipendere da un'erronea lettura della fonte, che legge innizzava: cfr. Lo Nigro, Novellino, p. 249 e qui 1 [1], ma da altra ed.

0.7 1 Stimolare (qno) all'ostilità o all'ira o a commettere un'azione riprovevole (contro qno o qsa). 2 Stimolare la ferocia (di un animale). 3 Impossessarsi della mente (di qno) stimolandolo ad agire o a dire, in partic. predire, al di là della sua volontà e razionalità.

0.8 Diego Dotto 20.10.2014.

1 Stimolare (qno) all'ostilità o all'ira o a commettere un'azione riprovevole (contro qno o qsa).

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 117.4: E questi, quando le trovava garrire, sì le innizzava per farle venire a' capelli e faceasine beffe, veggendo ch'elle contendeano per così sozzissimo uomo.

[2] f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.), Collaz. VIII, cap. 24, pag. 145v.18: dicendo "voi sarete come dii" non stecte nela verità, ma facto micidiale dal cominciamento (overo conducendo Adamo in conductione di mortalità, overo uccidendo Abel per la man del fratello, iniçandolo a cciò fare). || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[3] f Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323: Egli fu giovane di cuor fiero, e ardente, e avea una malvagia femmina per moglie, che tutto 'l dì il pugneva, e inizzava a mal fare. || Crusca (1) s.v. inizzare; l'ed. inclusa nel corpus legge: «accendeva a mal fare»: cfr. Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.), L. 1, cap. 46, vol. 1, pag. 81.6.

[4] f Cassiano volg. (B), XIV m. (tosc.), Collaz. XVII, cap. 15, pag. 212.11: Jacob non temette di contrafare la pilosa fattezza del corpo del fratello con avvolgimento di pelli, e inizzandolo la madre a questa bugia acconsentille laudevolmente... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

2 Stimolare la ferocia (di un animale).

[1] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 87, S. Teodora, vol. 2, pag. 772.18: Un altra volta la volle il diavolo spaventare, e vennero i demoni a lei in similitudine di fiere salvatiche terribili; e uno uomo gl'inizzava e diceva: "Manicate questa meretrice".

3 Impossessarsi della mente (di qno) stimolandolo ad agire o a dire, in partic. predire, al di là della sua volontà e razionalità.

[1] f Valerio Massimo (red. Va), a. 1336 (tosc.), L. I, cap. 6, pag. 18v.2: Dunque per costrignimento della presa deitade quella vergine innizzata, con ispaventoso suono di boce tra oscuri aviluppamenti di parole ad Appio incantò la morte. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Val. Max., I, 8, 10: «inpulsu capti numinis instincta uirgo»; cfr. Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.): «la vergine sacerdotessa, ammaestrata per lo toccamento de la deitade che presa avea» e f Valerio Massimo (red. V2), c. 1346 (tosc.): «la vergine, mossa per lo percotimento de la presa deità».