LAMIA (1) s.f.

0.1 lamia, lamie, lammia, lammie, lanmia, lanmïa.

0.2 Lat. lamia (DELI 2 s.v. lamia).

0.3 Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.): 1.

0.4 In testi tosc.: Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.); f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Mostro femminile con viso ammaliante e corpo ferino, che vive nelle selve e uccide di notte i neonati allattandoli. 2 [Come equivalente del lat. nympha:] nella mitologia classica, divinità minore che ha sede nelle acque (mari, fiumi, laghi, fonti, ecc.) e nelle selve, caratterizzata da giovinezza, leggiadria e bellezza. 2.1 Giovane donna caratterizzata da bellezza, leggiadria e grazia.

0.8 Diego Dotto 20.10.2014.

1 Mostro femminile con viso ammaliante e corpo ferino, che vive nelle selve e uccide di notte i neonati allattandoli.

[1] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 22.1, pag. 784: La lanmia àne lo lacte venenoso, / sì ke latando lo filiolo ucide...

[2] f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.), Collaz. VII, cap. 34, pag. 128r.18: se noi volemo ricercare tucti li libri dela Scrictura, come sono significati dal profeta per questi animali, ciò sono: nocentori, pelosi, serene, lamie, ullule, struççoli, ricci.

[3] f Zanobi da Strada, Moralia S. Greg., a. 1361 (tosc.), L. XIX, cap. 14, pag. 778.4: La quale cosa odi come assai dinanzi vide il profeta Ieremia, dove dice: Ma le lammie nudarono la mamma, overo la zizza, e nutricarono li catelli loro. E chi diremo noi che intendesse il santo profeta per le lamie, se non li malvagi eretici: li quali come che abbino facce d'uomo, nientedimeno per la loro malvagitade hanno cuore di bestie? || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Lam., 4.3: «sed et lamiae nudaverunt mammam».

[4] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 7, pag. 35.1: Poi trovaro e videro le lammie, femine basse e bellissime in faccia, ma incontanente si dileguavano nele loro tane ch'avieno sotterra con molte caverne e con molta ricchezza...

[5] Gl Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Is 34, vol. 6, pag. 506.9: (Lamia sì ha piedi di cavallo; con tutto da indi in suso sì è a modo della femina; della quale dice Isidoro, per modo di favola, ch' ella va di notte a divorare i fanciulli piccoli).

[6] Gl Bibbia (07), XIV-XV (tosc.), Lam 4, vol. 7, pag. 313.3: [3] Ma le lamie sono scoperte, le mammelle hanno lattato li suoi cagnoli. (Lamie, come dicono le fabule, sono mostri che straziano li fanciulli, ovvero figliuoli, e poscia li restituiscono morti, e hanno la faccia di uomo e il corpo di bestia; e dicesi che sono più crudeli a' loro figliuoli, che tutte l' altre bestie).

2 [Come equivalente del lat. nympha:] nella mitologia classica, divinità minore che ha sede nelle acque (mari, fiumi, laghi, fonti, ecc.) e nelle selve, caratterizzata da giovinezza, leggiadria e bellezza. || In alcuni es., come 2 [1] e [8], potrebbere valere specif. 'aiguana'.

[1] Guido Cavalcanti (ed. Contini), 1270-1300 (fior.), 44.13, pag. 553: mand' io a la Pinella un grande fiume / pieno di lammie, servito da schiave / bell' e adorn' e di gentil costume.

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. III, pag. 314.16: io hoe creduto che con queste vestimenta spesse volte sieno coperte le Lamie... || Cfr. Ov., Ars am., III, 178: «Crediderim nymphas hac ego veste tegi».

[3] Gl f Chiose interl. a Eneide compil. (L. IV-VII), c. 1316/17 (fior.), pag. 37v.4: ninpha [interl. lamia] || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[4] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Aconzio, pag. 197.31: la quale isola [[scil. Cea]] per addietro fue abitata dalle Lammie di Corinto. || Cfr. Ov., Her., XX, 221: «Coryciis [[...]] nymphis».

[5] f Chiose a Ciampolo degli Ugurgieri, Eneide, XIV t.-q.d. (sen.), chiosa u, pag. 435.28: (Quattordici Ninfe lamie) || Cfr. Aen., I, 71: «sunt mihi bis septem praestanti corpore Nymphae».

[6] Comm. Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 193, pag. 719.6: Così ti siano favorevoli le Agune e Lamie, avegna ch' elli si dica che tu hai odiato le fanciulle, e l' acqua cacci via la tua arida sete. || Cfr. Ov., Her., IV, 173: «Sic tibi dent Nymphae».

[7] f Eneide compil. (II, L. VII-XII), XIV pm. (fior.), L. VIII, pag. 99.28: «O lammie, dalle quali procede ogni generazione di fiume... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Aen., VIII, 71: «Nymphae, Laurentes Nymphae, genus amnibus unde est».

- [In comparazioni].

[8] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX, 5, pag. 608.2: egli è una giovane qua giù, che è più bella che una lammia, la quale è sì forte innamorata di me, che ti parrebbe un gran fatto...

2.1 Giovane donna caratterizzata da bellezza, leggiadria e grazia.

[1] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), I, ott. 41.5, pag. 13: Gli Strozzi dieron questa donna al mondo, / questa fiammella che d' amor s' accende, / sí che, mirando lei, vive giocondo / chi guarda suo biltá quanto risplende; / aventurosa lammia, che nel fondo / de l' acque chiare suo biltá si stende, / però che ninfa di somma potenza / ti mostri, degna d' alta reverenza.