LABIRINTO s.m.

0.1 labarinto, labberinto, laberintho, laberinti, laberinto, laberynto, laborintio, lamberinto, lambrinto.

0.2 Lat. labyrinthus (DELI 2 s.v. labirinto).

0.3 Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.); Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.); Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.).

In testi sett.: f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.).

In testi mediani e merid.: Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Nell'antichità, costruzione architettonica che prevede un intrico di stanze, corridoi e passaggi tali da rendere difficili l'orientamento e il reperimento di una via d'uscita. 1.1 Estens. Complesso di strade e edifici in cui è difficile orientarsi. 1.2 Fig. Condizione o situazione intricata, da cui non si può uscire. 1.3 Fig. Complesso ingarbugliato di argomentazioni.

0.8 Diego Dotto 03.11.2014.

1 Nell'antichità, costruzione architettonica che prevede un intrico di stanze, corridoi e passaggi tali da rendere difficili l'orientamento e il reperimento di una via d'uscita.

[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 6, pag. 90.7: E perciò gli antichi ebbero Minotauro per insegna, che, come nel profondo del laberinto andare non si puote, così il consiglio del doge dee sempre essere celato.

[2] Gl Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Fedra, prol., pag. 31.6: i quali uomini diputoe lo Re Minos alla ferocitade del Minotauro, il quale era posto in una prigione a giravolte, la quale si chiamava laberinto...

[3] Gl Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 12, pag. 58.6: Ora, tornando a la storia, vedendo el re che questo Minotauro era così ferocie, fecie fare al maiestro Dedalo una pregione, la quale none avea alchuno serramento, e artificiata e facta per tanta sottiglieçça, che chi v' entrava dentro non ne sapeva uscire, e questo era chiamato el Laberintho.

[4] Gl Comm. Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 214, pag. 724.14: Partorito Pasifile Minotaoro e già cresciuto, per la sua feritade comandò Minos che fusse fatta una carcere, chiamata poi Laberinto, nella quale fu rinchiuso Minotauro e davagli a divorare uomini.

[5] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 86, pag. 173.18: Di questi così fatti edificii ne fu quattro al mondo; lo primo in Egitto lo secondo in Creti lo terzo nell'isola di Lemno lo quarto in Italia. In questo laberinto fatto da Dedalo Minoi rinchiuse lo minotauro...

[6] Gl f Bonsignori, Metam. Ovid., 1375-77 (umbr.-tosc.), L. VIII, allegoria B, pag. 387.28: Allora lo re Minoi, sapendo questo, tolse quel figliuolo che somigliava a Tauro e miselo in pregione in una rocca, cioè in lo laberinto dove se metteano li pregioni d'Atena, e perciò se dice che lli pregioni d'Atena se davano a devorare al Minotauro in lo laberinto... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[7] Gl f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. I, [vv. 289-94], pag. 28v.8: E Dedalo fé una casa che fi dicta Laberinto, e fo mettudo questo Minotoro colì en quella casa et era sì embrigosa che quelli che li entrava non ne saveva oscire. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[8] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 145.30: Et allora fo composta la fabola dello minotauro, el quale fo rechiuso in Laborintio per arte de Dedalo, lo quale fo homo de grandissimo ingegno.

- [In contesto fig.].

[9] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 71.14, pag. 62: Ancor è peço, che vede ch'i' moro, / che s'el mi fose dato d'un coltello / no averëy di dolore 'l quinto; / e diçe ch'i' no sonto pegno d'oro, / et y' tomere' per ley sul mantello, / sì ch'el mi par essere in laberinto.

1.1 Estens. Complesso di strade e edifici in cui è difficile orientarsi.

[1] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 13, pag. 112.8: Quanno li tre, lo patriarca, missore Pietro Zeno, missore Martino Zaccaria, fuoro alquanto delongati, se retrovaro soli senza sequito nello laberinto delle deserte case.

1.2 Fig. Condizione o situazione intricata, da cui non si può uscire.

[1] Cino da Pistoia (ed. Contini), a. 1336 (tosc.), 5.13, pag. 638: se tu se' cinto, - megli' è ch' i' non apra, / ché mi' onor non potrebb' esser pinto / di vincer te, che da follia se' spinto / in laberinto.

[2] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 91-100, pag. 52.9: Alle quali parole esso rispuose: - Questo luogo è da vari variamente chiamato, e ciascuno il chiama bene: alcuni il chiamano «il laberinto d' Amore» e altri «la valle incantata» e assai «il porcile di Venere» e molti «la valle de' sospiri e della miseria»...

[3] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 18.33, pag. 41: Io me non veggio pure un buon compenso: / Amor dice ch'io stia, / e l'Obedir: «Va' via!», / et suso in questo error trovomi vinto, / et non so quasi uscir del laberinto.

[4] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1378/81] 31, pag. 379.8: perché curiosamente se' ito cercando lo inestrigabile laberinto de' vizi e peccati della Chiesa militante...

1.3 Fig. Complesso ingarbugliato di argomentazioni.

[1] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 3, cap. 12, pag. 128.5: - E io: «Deh, or scherniscimi tu, tessendo con ragione non spieghevole laberinto, nel quale ora onde tu eschi entri, e ora onde se' intrata eschi? || Cfr. Boezio, Consol. Phil., III, 12: «inextricabilem labyrinthum».

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 17, pag. 393.16: che lla detta anima non per ambage, cioè per parole doppie e dubitative, piene di dubitazioni e di laberinti, nelle quali [si invescavano] li folli Pagani, in prima che l'Agnello di Dio [[...]] fosse anciso in sulla croce da' Judei...