ULTIONE s.f.

0.1 f: ultione.

0.2 Lat. ultio, ultionem.

0.3 f Valerio Massimo (red. Va), a. 1336 (tosc.): 1.

0.4 Non att. nel corpus.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Nota Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.): «non dubitaro di pigliare vendetta»; f Valerio Massimo (red. V2), c. 1346 (tosc.): «non dubitarono di punire».

Diversamente Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.): «non dubitarono d'adomandare vendetta e pena».

0.7 1 Punizione comminata a chi si č macchiato di un misfatto o ha commesso un'infrazione alle regole comuni, lo stesso che vendetta (per trad. di ultio in dittol. sinon.).

0.8 Diego Dotto 18.11.2014.

1 Punizione comminata a chi si č macchiato di un misfatto o ha commesso un'infrazione alle regole comuni, lo stesso che vendetta (per trad. di ultio in dittol. sinon.).

[1] f Valerio Massimo (red. Va), a. 1336 (tosc.), L. II, cap. 2, pag. 30v.13: Ancora furono bene coloro presenti alla disciplina della guerra, i quali, spezzati i legami delle necessitadi, ultione e vendetta per legge non dubitaro di pigliare con vergogna delle loro case. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Val. Max., II, 7, 3: «ultionem uindictamque laesae [[...]] exigere non dubitauerunt».