SMANIA s.f.

0.1 smania, smanie.

0.2 Da smaniare.

0.3 Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.): 2.1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.); Boccaccio, Decameron, c. 1370; Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.).

In testi sett.: Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.); Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

In testi mediani e merid.: f Laude tod., XIV sm.

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.5 Locuz. e fras. menare smania 2; menare smanie 2.1; venire a smania 2.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 [Med.] Stato patologico di chi ha perso il raziocinio in modo transitorio o permanente, lo stesso che amenza, mania. 2 Stato o condizione di forte agitazione e perturbazione dell'animo, di perdita di controllo di sé. Estens. Atto o comportamento inconsulto, dettato dalla perdita del raziocinio. 2.1 [Con rif. al sentimento amoroso o carnale:] stato di tensione emotiva o fisica verso qno, tale da indurre a un comportamento sregolato. 2.2 Forte impulso, ardente desiderio.

0.8 Diego Dotto 04.12.2014.

1 [Med.] Stato patologico di chi ha perso il raziocinio in modo transitorio o permanente, lo stesso che amenza, mania.

[1] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 91.15: Or sapié che le rosse sì è bone contra lo mal de la luna e contra la smania e contra antigo langor e rende l'omo che la porta sovra si ligada in pelle de un vedello piçiollo ello e graçiosso e fachondo in parllar e plaxente.

[2] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 173, pag. 177.11: Ma chi ne bevesse tropo de esso cum el vin, lo indurave smania e alcirave.

[3] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 6, cap. 3, pag. 243.5: L'aglio alla vista nuoce, imperocchè disecca, e a tutto il corpo nuoce, se oltre modo si prenda, imperocchè genera lebbra e apoplessia, smania, e molte altre cose.

2 Stato o condizione di forte agitazione e perturbazione dell'animo, di perdita di controllo di sé. Estens. Atto o comportamento inconsulto, dettato dalla perdita del raziocinio.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 10.39, pag. 282: Di sotto a queste è 'l paese d'Albania, / dove si truova gente senza novero; / acerbi, ch'a passarvi è una smania.

[2] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 27, 19-33, pag. 644.15: ma parlando di quelli del mondo, li quali denno intrare ne la fiamma de la contrizione volendosi liberare di tal peccato, è vera la smania che in tale ardore senteno dolore per l'afflizione che si danno, venendo da fervente carità de la virtù...

[3] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 148.219: El perditore à l'asse; / che di vento se passe, / allora sta saldo, / inanemato e caldo / come tristo ribaldo - e desperato, / col naso enfiato - e con le mani agolte, / repetendo le volte - con grande smanie.

- Menare smania.

[4] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 1295, pag. 83: E vedendolo al sepulchro portare / la smania ch'io menava dir non poso, / che chuor algun non la poria pensare.

- Venire a smania.

[5] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 19, par. 4, vol. 2, pag. 57.18: Item, alcunu per li grandi falli avi vinutu a raia et a smania, et avisi cultillatu et dirrupatu et appicatu; et cussì avvini a Iuda.

2.1 [Con rif. al sentimento amoroso o carnale:] stato di tensione emotiva o fisica verso qno, tale da indurre a un comportamento sregolato.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 9, pag. 213.3: neuna cosa è maggiore che la smania de l'amore, il quale tenere perfettamente è de la filosofia.

- Menare smanie.

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 2, pag. 510.10: Per le quali cose messer lo prete ne 'nvaghì sì forte, che egli ne menava smanie e tutto il dì andava aiato per poterla vedere...

2.2 Forte impulso, ardente desiderio.

[1] f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.), Collaz. IX, cap. 3, pag. 148v.16: l'imagini di que' medesmi acti e dele parole et de' sentimenti [[...]] faraci venire alcuna ismania di ridare mactamente per alcuno decto di gactivo parlare, o remenamento d'uopera... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[2] f Laude tod., XIV sm., 57.106: Ai tuoi solazzi non sia gente strania, / che poi ti biasma con molta smania. || LirIO; non att. nel corpus da altre ed.