MIMO s.m.

0.1 mimi.

0.2 Lat. mimus (DELI 2 s.v. mimo).

0.3 f Valerio Massimo (red. Va), a. 1336 (tosc.): 1; Boccaccio, Esposizioni, 1373-74: 1.

0.4 Att. nel corpus solo in Boccaccio, Esposizioni, 1373-74.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Attore di commedie, che imita gesti e parole di altri personaggi scenici; buffone, giullare. 2 Persona che simula la realtà e di cui non ci si può fidare; ingannatore.

0.8 Luca Morlino 26.06.2014.

1 Attore di commedie, che imita gesti e parole di altri personaggi scenici; buffone, giullare.

[1] f Valerio Massimo (red. Va), a. 1336 (tosc.), L. II, cap. 1: Quella medesima cittade è acerbissima guardiana di giustitia, niuno entramento dando a' mimi nella scena, per li cui argomenti dalla maggior parte si contengono atti d'avolterio, acciò che ll'usanza di guatare cotali cose non pigli licenza di seguitarle. || DiVo; l'ed. inclusa nel corpus legge «non lasciando entrare alcuno giuocolare nella scena». Cfr. Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 2, cap. 1, pag. 141.12.

[2] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, Accessus, par. 23, pag. 5.37: quante volte [[li comedi]] introduceano varie persone a ragionare tante della scena uscivano i mimi trasformati da quegli che prima avevano parlato e fatto alcuno atto, e, in forma di quegli che parlar doveano, venivano davanti dal popolo...

[3] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. I (i), par. 86, pag. 38.1: una spezie di buffoni, chiamati «mimi», l'uficio de' quali è sapere contrafare gli atti degli uomini [[...]] in quegli abiti ch'erano convenienti a quelle persone gli atti delle quali dovevano contrafare...

2 Estens. Persona che simula la realtà e di cui non ci si può fidare; ingannatore.

[1] F Cavalca, Vite SS. Padri (ed. Sorio-Racheli), a. 1342 (pis.), cap. 18: si fece vendere a un suo compagno monaco per certo prezzo ai mimi, i quali erano uomini infedeli per intendimento di convertirgli... || Sorio-Racheli, Cavalca. Vite, p. 107. Traduce «ad mimos grecos».