HARBE s.m.

0.1 arbe, harbe.

0.2 Etimo non accertato. || Cfr. Ineichen, Serapiom, vol. II, p. 65, per cui la voce «è considerata normalmente come riflesso europeo dell'ar. girri che indica però il siluro (SILURUS GLANIS), teleosteo d'acqua dolce notevole per la sua grandezza».

0.3 Serapiom volg., p. 1390 (padov.): 1.

0.4 Att. solo in Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

0.7 1 [Zool.] Pesce d'acqua marina, noto come pesce volante.

0.8 Rossella Mosti 25.09.2015.

1 [Zool.] Pesce d'acqua marina, noto come pesce volante. || Ineichen, Serapiom, vol. II, p. 65 lo identifica con il Dactylopterus volitans.

[1] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Bestiario, cap. 6, pag. 413.12: Harbe, segondo che expose Simon çenoese per auctoritè de Avicena, è uno animale che fa ove venenose.

[2] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Bestiario, cap. 6, pag. 413.18: Dyascorid(e)s scrive che la carne del harbe, quando la se magna frescha, è molto conglutinativa e mollitiva del ventre, e mundifica el polmom e fa la vose aguça.

[3] Gl Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Bestiario, cap. 25, pag. 432.18: El sangue de uno animale, el qualle se chiama arbe - creço che 'l sea el berbesteyo -, quando el fi metù in le raìxe, donde è cavado i pilli, no li laga renascere. || Cfr. Serapione, p. 292: «Sanguis harbae quando ponitur in radice capillorum evulsorum, non sinit eos renasci». Tali proprietà paiono coincidere con quelle del pipistrello: cfr. pipistrello.