0.1 ramarca, ramarcare, ramarcasse, ramárcati, ramarcava, ramarco, ramarica, ramaricai, ramaricando, ramaricandosene, ramaricandosi, ramaricano, ramaricar, ramaricare, ramaricarmi, ramaricaronsi, ramaricarsene, ramaricarsi, ramaricarti, ramaricasse, ramaricastiti, ramaricata, ramaricaticene, ramaricato, ramaricatosene, ramaricava, ramaricavano, ramarichando, ramarichandosi, ramarichanti, ramarichare, ramaricharmi, ramaricharo, ramaricharono, ramarichasi, ramarichasse, ramarichava, ramarichavano, ramarichavansi, ramaricheranno, ramarichi, ramarichò, ramarico, rammarca, rammarcar, rammarcare, rammarica, rammaricandosene, rammaricandosi, rammaricandoti, rammaricano, rammaricantesi, rammaricantisi, rammaricar, rammaricare, rammaricarono, rammaricaronsi, rammaricarsi, rammaricarvi, rammaricasi, rammaricato, rammaricava, rammaricavano, rammaricavasi, rammarichare, rammaricheresti, rammarichi, rammarichino, rammárichisi, rammaricò, rammaricòe, rimarcha, rimarco.
0.2 Da amaricare (LEI s.v. amaricare [2, 483.23]).
0.3 Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.): 1.
0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); a Lett. sen., 1313.
0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.
Nei volgarizzamenti traduce gen. il lat. queror (e derivati).
0.7 1 Pron. Provare afflizione, manifestare dispiacere o sofferenza per una pena interiore o fisica; addolorarsi, lamentarsi. 2 Pron. Provare insoddisfazione o disappunto, esprimere malumore, biasimo o sdegno per un'offesa, un danno, un torto; disapprovare, deplorare. 2.1 [Dir.] Sporgere denuncia alle autorità competenti.
0.8 Cosimo Burgassi 11.12.2014.
1 Pron. Provare afflizione, manifestare dispiacere o sofferenza per una pena interiore o fisica; addolorarsi, lamentarsi.
[1] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 6, pag. 15.14: Ramaricastiti ancora, e dicesti che se' infermato e aggravato fortemente, perc'hai perduti certi beni che la Natura t'avea dati, laonde ti sono abbondate molte tribulazioni che non se' usato d'avere, e se' caduto in molte miserie.
[2] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 67, pag. 75.5: Il nono [[scil. modo della misericordia]], quando si rammarica della morte del figliuolo, o dell'amico, o del signore, mostrando il bene che n'avea, e come l'à tutto perduto.
[3] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 177.26: Di questa risposta furono li Greci molto allegri, ma lli Troiani si sconfortarono molto; ma tanto erano pieni d'ardimento, che nullo di loro ne fecie senbiante, se non Thoas, il quale pianse e si ramarichò duramente.
[4] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 76, pag. 369.9: mansuetudine è non solamente portare in pace le tribulazioni di fuori, ma dentro, che non si ne rammarichi, non si ne conturbi, non voglia altrui male, ma sia pacifico dentro e di fuori...
[5] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 55.15: Appresso questo lutto viene la terza battaglia che l'uomo hae a sua carne medesima, che molto si piange, e rammarica e mormora quando comincia a sentire le duritadi e l'asprezze di penitenzia...
[6] Storia San Gradale, XIV po.q. (fior.), cap. 306, pag. 216.5: sì gli prese sì grande fame ch'egli credette bene per vero morire; e quand'e' si fue grande pezza ramaricato del suo disagio, sì guardò dietro a sé e vidde sun uno scaglione giacere uno pane molto nero.
[7] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 123, pag. 411.36: Quella pruova è certissima, che viene per lunga costuma, di sostenere in pace i disagj, e le malagevolezze, sanza rammaricarsi, sanza romore, e sanza dolersi... || Cfr. Sen., Ep., XX, 123, 5: «si non tantum aequus molestias sed placidus aspexit; si non excanduit, non litigavit».
[8] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 439.5, pag. 263: Oy terra, che eri de delicie archa / e d'onni grand deletto dolçe corte, / [[...]] per ti l'exul e 'l pover se rimarcha, / quando vengono dentro a le tue porte: / vezendo le çentil cortesie morte...
[9] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 5, ott. 15-21 rubr., pag. 160.7: Troiolo tornato in Troia sospira e piange, e rammaricandosi ripete i diletti avuti di Criseida.
[10] Matteo Frescobaldi, Rime, a. 1348 (fior.), 14.14, pag. 86: ma altri cacciator a simil caccia / vidi correr con lor saette ed arco / e seguitarla con più forte braccia: / che fia non so e pur me ne ramarco.
[11] Novelle Panciatich., XIV m. (fior.), 148, pag. 179.14: Il chavaliere pure si ramaricava in sè medesimo, sichome quelli ch' era per l' altrui servigio, e spezialmente per la sua donna, ciò era la Reina.
[12] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 31-40, pag. 43.12: Tu dunque, piagnendo, attristandoti, rammaricandoti, sommo piacere fai a questa tua nemica.
[13] Jacopo Passavanti, Tratt. superb., c. 1355 (fior.), cap. 5, pag. 209.14: Onde il diavolo si trasfigurò in abito e in figura d' una femmina giovane; e venendo di notte tempo alla cella di costui, cominciòssi a rammaricare molto dolorosamente della sua disavventura...
[14] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VII, 9, pag. 493.1: Egli credendoselo, quantunque gravissima pena sostenuta avesse e molto se ne ramaricasse, pur, poi che fuor n'era, gli parve esser guerito...
[15] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 3, cap. 23, pag. 293.7: Sono adunque assai, i quali per aventura avendo veduti alcuni infermi e vicini alla morte, per aflizzione della sensualità, gridare, dolersi, ramaricarsi, storcersi e non trovare luogo, [[...]] credono oltre a ogni altra pena essere gravoso il morire.
[16] Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.), cap. 3, pag. 67.22: Di che santo Francesco si partì un poco isconsolato e maravigliavasi e rammaricavasi tra se medesimo che frate Bernardo, chiamato tre volte, non era andato a lui.
2 Pron. Provare insoddisfazione o disappunto, esprimere malumore, biasimo o sdegno per un'offesa, un danno, un torto; disapprovare, deplorare.
[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 6, cap. 13, pag. 388.19: Alcuna cosa questo ci ammonisce di rispondere a coloro che si rammaricano, che per la fede de' cristiani è tolto via che non pigli l' uomo consiglio da Dei... || Cfr. Orosio, Hist., VI, 15, 12: «queruntur utique fide Christianorum sibi sacra interdicta».
[2] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 44, pag. 187.23: del peso dell' arme neuno si puote rammaricare; conciossiacosachè stando fermo nella nave combatta... || Cfr. Orosio, Mil., IV, 44, 4: «de onere namque armarum nemo potest conqueri».
[3] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 157.6: Quando gli Greci furono alquanto riposati, sì ssi ramaricharo e dolfonsi cholli loro amici della villania che il re di Troya avea lor fatta...
[4] Paolino Pieri, Cronica, 1305 c. (fior.), pag. 4.37: Quando sarete ad Firenze, voi sete Segnori, faretene ad vostro senno. [[...]] Li Fiorentini allora tennero consiglio, et diliberaro di comperare terra per lo comune di Firenze [[...]] et la mattina se lo impiccaron su quella terra così comperata, acciochè i Pisani non si potessero di loro rammaricare...
[5] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 64, pag. 318.10: E però Cristo si rammarca per lo profeta, delle genti dicendo: «Dereliquistis me, fontem vivam», avete abandonato me, fonte viva, e siete iti a fonti secche, a cisterne secche.
[6] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. II, pag. 292.15: Io mi ricordo che 'l marito l'aveva baciata; io mi ramaricai di quelli basci dicendo: - Elli la basciò villanamente. || Cfr. Ov., Ars am., II, 551: «oscula questus sum data».
[7] a Lett. sen., 1313, pag. 366.10: Tue Bettino mi scrivi p(er) la lett(era) tua che tti maravigli (e) ramar(i)chi di me p(er)ché io no(n) v'òe risposto alle lett(ere) v(ost)re...
[8] Novellino, p. 1315 (fior.), 72, pag. 294.9: Figliuol mio, non posso star più teco. Non ti ramaricare, ch'io non t'ho tolto neente: ché ciò che tu hai perduto non era tuo».
[9] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 32.127, vol. 2, pag. 564: e qual esce di cuor che si rammarca, / tal voce uscì del cielo e cotal disse: / «O navicella mia, com' mal se' carca!».
[10] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 9, vol. 2, pag. 206.9: Aurora, figliuola di Pallante, si ramaricava che 'l suo marito era vecchio: la benigna Ceres si lamenta che 'l suo amico Iasione era diventato canuto... || Cfr. Ov., Met., IX, 421: «queritur veteres Pallantias annos coniugis esse sui».
[11] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 1, ott. 45.3, pag. 268: Ma di que' patti che e' domandava / da lei niun non ne fu accettato; / anzi di lui assai si ramarcava / pur di quel tanto ch' aveva operato, / riprendendol di ciò...
[12] f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [VIII.56], vol. 6, pag. 318.11: E di questo in essa orazione Gracco si rammarica, dicendo, essere stato da uno uomo privato dissoluta la podestà tribunizia... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; Cfr. Liv., XXXVIII, 56, 10: «Haec enim ipsa Ti. Gracchus queritur».
[13] Dom. Benzi, Specchio umano, a. 1347 (fior.), pag. 302.25: e facevano grande pianto e molto si ramaricavano, et diceano: «Ecco città mal guidata, ké non possiamo avere del grano!».
[14] Fr. di Giov., Ricord., 1342-48 (fior.), pag. 142.18: fece molte chose ischoncie, tanto che tuto Areço si ramarichavano di lui.
[15] Tommaso di Giunta, Rime di corrispondenza, XIV pm. (tosc.), 1b.21, pag. 140: Però chi contro fa, certo vedrete / ch'egl'è com' chi non vuol[e] che si aguagli / l'asta, per poter dargli / a cchi del vago stormo regge il varco. / Così di vostre rime mi ramarco.
[16] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), III, ott. 31.4, pag. 46: Ma tu, che segui l' impeto carnale, / usando nuove e dolorose leggi, / se piangi per angoscia o senti male, / ramárcati di te, che piú non veggi, / e non di donna...
[17] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 5, cap. 39, vol. 1, pag. 662.11: quando ebbe novella che lle castella erano in sua guardia li parve essere più al sicuro, sentendo che ' cittadini si cominciavano a ramaricare de' Gambacorti e degli altri cittadini dicapitati, e rivolieno i presi...
[18] Boccaccio, Decameron, c. 1370, X, 8, pag. 678.8: La qual [[scil. Sofronia]], poi che l'uno e l'altro un poco sdegnosetta ebbe guatato, dirottamente cominciò a piagnere sé dello 'nganno di Gisippo ramaricando...
[19] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. I (ii), par. 17, pag. 57.12: E perciò non si ramarichi alcuno, se da' poeti è sotto favole nascosa la verità...
[20] A. Pucci, Rime (ed. Corsi), a. 1388 (fior.), 46.110, pag. 875: Quando fa oste il Comun di Firenza, / quinci vi vanno guastatori assai / per ardere e guastare ogni semenza; / esconne manigoldi e picconai, / di cui la gente molto si rammarca / perché guadagnan pur de gli altru' guai.
[21] Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.), cap. 26, pag. 142.16: «Apparecchiati a fare uno orribile viaggio, il quale tu hai ha passare». E costui rammaricandosi diceva: «O durissimo conduttore, il quale non m'hai niuna compassione...».
[22] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 7, cap. 34, pag. 253.19: Queste e simili cose e riprendente e rammaricantesi Livio gastigavano i Padri... || Cfr. Liv., XXVII, 34, 14: «haec taliaque arguentem et querentem castigabant patres».
[23] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 91, S. Maria Maddalena, vol. 2, pag. 802.22: pietosamente si rammaricavano a la Maddalena, com'ella avea lasciato morire il devoto suo sanza confessione e sanza penitenzia.
[24] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 78, pag. 172.17: e tornossi a casa, rammaricandosi, quando in latino, e quando in tedesco, di questa noia a lui fatta, e della sventura che gli era occorsa...
2.1 [Dir.] Sporgere denuncia alle autorità competenti.
[1] Stat. fior., a. 1364, cap. 52, pag. 129.20: statuto e ordinato è che a ciaschuno vinattiere della detta cittade e suo contado, che ssi ramaricasse dinancçi a' consoli della detta arte d'alchuna persona, sia creduto al suo propio giuramento...