LIBERTINO agg./s.m.

0.1 libertini, libertino, libertinu; f: libertina.

0.2 Lat. libertinus (DELI 2 s.v. liberto).

0.3 IV Catilinaria volg., 1313 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: IV Catilinaria volg., 1313 (fior.); Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 [Nell'antica Roma:] che è nella condizione giuridica e sociale dei liberti o discende da un liberto. 1.1 Sost.

0.8 Diego Dotto 22.06.2015.

1 [Nell'antica Roma:] che è nella condizione giuridica e sociale dei liberti o discende da un liberto.

[1] Gl IV Catilinaria volg., 1313 (fior.), pag. 55.2: Prezo è de la faticha, padri coscritti, congniosciere gli studî degli uomini libertini (libertini sono quegli che sono nati d'un s(er)vo e d'una libera)... || Cfr. Cicero, Oratio IV, p. 75: «libertinorum hominum studia».

[2] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 1, vol. 1, pag. 66.8: Gayu Neyu Fulviu, ingendratu da patri libertinu, qui era statu fattu edili curruli con gran curruzu di li gentili homini di Ruma... || Cfr. Val. Max., II, 5, 2: «libertino patre genitus».

[3] Gl Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 2, cap. 1, pag. 135.8: Gneo Flavio nato di padre libertino, cioè di servo francato, e scrivano, fatto edile curule con ismisurato isdegnamento de' nobili, palesoe la ragione civile...

[4] f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [IX.13], vol. 6, pag. 351.5: e prima la cominciò a pregare, che ella non sostenesse che questa cosa, la quale non era fabulosa, ma degna di pena capitale, nella femina libertina, e nello suo amadore in danno si convertisse... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Liv., XXXIX, 13, 2: «mulieris libertinae».

1.1 Sost.

[1] Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.), L. 9, cap. 46, vol. 2, pag. 360.31: In quello anno Cn. Flavio [scrivano], figliuolo di uno libertino, uomo di basso affare, ma sottile e buono parlatore, fu fatto edile curule. || Cfr. Liv., IX, 46, 1: «filius scriba, patre libertino».

[2] Gl Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 53, gl. y, pag. 33.11: «Libertino» è figliuolo di liberto e liberto è quello il cui padre fu già servo.

[3] Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.), cap. 8, pag. 48.20: contra al quale [[Stefano]] si levarono molti Giudei e malivoli della Sinagoga, di quegli che si chiamavano Libertini, e di Cirenensi, e degli Alessandrini, e altri molti di Cilicia e d' Asia... || Cfr. At., 6.8: «surrexerunt autem quidam de synagoga quae appellatur Libertinorum et Cyrenensium».

[4] Gl f Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa r [V.1.11], pag. 126r.3: E dice che 'l fece ricogliere di tra ' morti di quella sconfitta appo Maccedonia ad uno suo libertino, ciò è servo francato... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[5] Gl Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IV (i), par. 112, pag. 198.3: «libertini» si dicevan quegli li quali erano stati figliuoli d'alcun servo, il quale dal suo signore fosse stato in libertà ridotto, e chiamavansi questi cotali «liberti»...

[6] Gl Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 8, S. Stefano, vol. 1, pag. 101.5: Ché si levarono alquanti da la sinagoga de' libertini, ch'erano così chiamati da la contrada, ovvero libertini, cioè figliuoli di liberti (ciò sono coloro che sono tratti di servitudine e fatti liberi, cioè franchi). || Cfr. Legenda aurea, VIII, 26: «uel libertinorum id est filiorum libertorum, libertini enim dicuntur filii libertorum, id est eorum qui de seruitute manumissi sunt et libertati donati».