0.1 oribilità , orribilità , orribilitade, orribiltade.
0.2 Lat. tardo horribilitas, horribilitatem (DEI s.v. orribile).
0.3 <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>: 1.7.1.
0.4 In testi tosc.: <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).
In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).
0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.
0.7 1 Qualità di ciò che suscita paura o turba profondamente. 1.1 Sentimento di paura o sgomento. 1.2 Qualità di ciò che suscita sgomento, ripulsione o ribrezzo alla vista. 1.3 Qualità di ciò che suscita una sensazione sgradevole al gusto o all'odore. 1.4 Qualità di un suono assordante o sgradevole che suscita una sensazione di ripulsione. 1.5 Potenza distruttiva (di un fenomeno naturale). 1.6 Qualità di chi o ciò che incute terrore o provoca un'afflizione fisica o morale. 1.7 Qualità di ciò che suscita una forte riprovazione morale; nefandezza.
0.8 Diego Dotto 29.09.2015.
1 Qualità di ciò che suscita paura o turba profondamente.
[1] Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.), 140.5, pag. 58: Una forest' aveavi in veritade / che molto saggi v'avevan paura. / Grande spavento e grande orribiltade / n'udia la gente da dottare allora...
[2] f Fatti de' Romani (H+R), 1313 (fior.), [Luc. VI] (R) 52, pag. 408.7: Quando Ericon aveva ini l'anime appellate, ancora si credevano elle esere in inferno per l'oribilitade del luogo. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.
1.1 Sentimento di paura o sgomento.
[1] f Pistole di Seneca (red. II), XIV s.q. (fior.), L. V, ep. 41, pag. 21, col. 3.54: il quale [[leone]] l'uomo non osa riguardare sanza orribiltade e sanza paura... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Sen., Ep., IV, 41, 6: «ex horrido» e Pistole di Seneca, XIV m. (fior.): «sanza temenza».
1.2 Qualità di ciò che suscita sgomento, ripulsione o ribrezzo alla vista.
[1] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 28, proemio, pag. 473.16: non si troverebbe in loro tante pestilenzie, e orribilitade di fedite e di morti e di percussioni, quanta era quella ch'era nelli dannati...
1.2.1 Ciò che suscita paura o sgomento.
[1] f Fatti de' Romani (H+R), 1313 (fior.), (R) 89, pag. 551.7: E una grande oribilitade sembiava a vedere 300 torri di legname alquanto alte sovra questi 300 leofanti. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.; cfr. Fet des Romains, p. 674: «une gra[n]z horribletez sembloit a veoir de .iij. cenz tors de fust alques hautes».
1.3 Qualità di ciò che suscita una sensazione sgradevole al gusto o all'odore.
[1] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 58.11: però che la fame e la sete fanno celare l'orribilitade del veleno.
[2] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. S. Eugenia), XIV (fior.), L. 4, cap. 47, pag. 427.5: Il vino, in verità, grave e orribile odore abiente è pessimo, inperò che per orribilità del suo odore e gravità al celebro nuoce...
1.4 Qualità di un suono assordante o sgradevole che suscita una sensazione di ripulsione.
[1] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 3, 22-33, pag. 88.1: parole dolorose, parole irose, diversità di lingue, orribilità di parlari, e percussioni di mani...
1.5 Potenza distruttiva (di un fenomeno naturale).
[1] Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362, pag. 103.26: e se fusse stato di dì, come fu di notte, arebbe morta molta giente, tanta fu l'orribilità de l'aqua e del vento.
1.6 Qualità di chi o ciò che incute terrore o provoca un'afflizione fisica o morale.
[1] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 19, pag. 445.26: E così fece, tanto che per orribilitade del carcere il padre de' tre perdèe quasi la veduta...
[2] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 21, pag. 107.30: E per la loro oribilità e crudeleçça temette Dante d' andare co lloro...
1.7 Qualità di ciò che suscita una forte riprovazione morale; nefandezza.
[1] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 3, 118-132, pag. 54, col. 1.6: con tuto 'l core fu recevudo da lei, avegna che grande orribilitade fosse nei peccati soi.
[2] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 3, pag. 43.12: che elli rivolgendosi a llui fu riceuto, con tutto che grande orribilità fosse ne' suoi peccati...
1.7.1 Locuz. verb. Avere orribilità (di qsa): disprezzare.
[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 3, cap. 1, pag. 86.23: E quando l'uomo odia il male, elli il fugge, e brigaselo di schifare, e di tanto à abbominazione e orribilità ...
[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 4, cap. 1, pag. 111.8: né non si debbono solamente sofferire di far male né villania, anzi debbono avere gran fastigio e grande orribilità d'udire le villane cose e le malvage...
1.7.2 Locuz. verb. Avere in orribilità qsa: disprezzare.
[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 3, cap. 4, pag. 91.11: Appresso rimane a dire, che cose ei re e i prenzi debbono principalmente desiderare, e quali cose essi debbono principalmente avere en fastigio e 'n abbominazione e in orribilità .