LĀCERO agg.

0.1 laceri, lacero; a: lacere.

0.2 Lat. lacer, lacerum (DELI 2 s.v. lacerare).

0.3 f Ceffi, Pistole di Ovidio Nasone, c. 1325 (fior.): 2; Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378-81 (fior.): 1.1 [2].

0.4 In testi tosc.: f Ceffi, Pistole di Ovidio Nasone, c. 1325 (fior.); Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378-81 (fior.).

0.5 Locuz. e fras. tutto lacero 1.2.

0.7 1 Rotto con uno squarcio; a pezzi. 1.1 [Rif. al corpo o alle sue parti:] offeso da piaghe o ferite. 1.2 Tutto lacero: malridotto con lividi o ferite. 2 Ridotto in cattivo stato.

0.8 Federico Baricci 01.07.2015.

1 Rotto con uno squarcio; a pezzi.

[1] a Piero de' Crescenzi volg. (ed. Sorio), XIV (fior.), L. 5, cap. 19, vol. 2, pag. 163.19: li quali o in posticci o in fosse si deono porre, e piantansi con piante che abbian radici, o con piante divelte da' pedali, e dalla parte di sotto infrante e lacere, o dai rami: e pullula e nasce dal nocciolo della sansa uscita del suo olio.

1.1 [Rif. al corpo o alle sue parti:] offeso da piaghe o ferite.

[1] f Zanobi da Strada, Moralia S. Greg., a. 1361 (tosc.), L. XIX, cap. 11, pag. 773.31: Suole ancora adivenire che per lunghezza o per asprezza di camino li nostri piedi divengono laceri e doglionsi. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- [Detto di uno osso:] fratturato.

[2] Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378-81 (fior.), Sp. 45, pag. 264.13: Nota che, quando il Nostro Signore fu battuto a la colonna o con ferze o con verghe, non ebbe alcuno osso che di battiture non fosse lacero, che ha ciascuno corpo ossa cento quaranta due.

1.2 Tutto lacero: malridotto con lividi o ferite.

[1] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 127, S. Adriano, vol. 3, pag. 1134.11: Veggendo Natalia il suo marito giacere rivescione in terra e tutto lacero, misseli la mano sotto il capo...

[2] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 140, pag. 315.3: E perché oltre all' essere ciechi, erano tutti laceri dalle bastonate, fu loro fatte a Pisa tre cotanti limosine...

2 Ridotto in cattivo stato.

[1] f Ceffi, Pistole di Ovidio Nasone, c. 1325 (fior.), Ep. VII (Didone a Enea), pag. 492.15: li quali segretamente adomandano riposo, et almeno dona agevoli dimoranze al tuo lacero navilio, il quale non č ancora mezzo rifortificato. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.