VITTIMARIO s.m.

0.1 victimariu; f: vittimario.

0.2 Lat. victimarius.

0.3 Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.): 1.

0.4 Att. unica nel corpus.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 [Nella Roma antica:] chi prepara e uccide la vittima durante un rito sacrificale.

0.8 Elisa Guadagnini 27.07.2015.

1 [Nella Roma antica:] chi prepara e uccide la vittima durante un rito sacrificale.

[1] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 9, cap. 15, vol. 2, pag. 234.16: Scipio [[...]] clamavasi Serrapiuni, però que issu era semelyanti ad unu victimariu, qui avia cussì nomu. || Cfr. Val. Max., IX, 14, 3: «quod huiusce nominis uictimari <per>quam similis erat».

[2] Gl f Chiose a Valerio Massimo (D - L. VI-IX), c. 1346 (tosc.), chiosa b [IX.14.3], pag. 246v.3: Questo Serapione era vittimario, ciò è colui che uccidea le vittime a li sacrificii. || La chiosa è associata alla redazione V1 del volg. fiorentino di Valerio Massimo, in cui il lat. victimarius è reso con una perifrasi (come del resto in tutti i volg., che evitano sistematicamente il prestito): «uno che servìa a' sacrificii» (cfr. Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), p. 673).