0.1 daietore, dator, datore, daxedore, daxeor.
0.2 Lat. dator, datorem (DELI 2 s.v. datore).
0.3 Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.): 1.1.
0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Dante, Convivio, 1304-7; Stat. sen., 1305; Simintendi, a. 1333 (prat.); Doc. aret., 1349-60; a Stat. lucch., 1376.
In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Poes. an. savon., XIV.
In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Stat. assis., 1329; Pancrazio di Domenico, XIV m. (viterb.).
0.5 Locuz. e fras. datore della legge 1.3; datore della vita 1; datore di grazia 1; datore di legge 1.3; datore di ogni grazia 1; datore di tutte le grazie 1; datore di tutti i beni 1.
0.6 N Si includono le forme daietore, daxedore, daxeor (prob. analogiche sul modello dei verbi dicere o facere), per le quali è ipotizzabile un tramite *dacitorem.
0.7 1 Chi elargisce, dona, offre o concede qsa. 1.1 Assol. Benefattore. [In partic.:] chi dona qsa per pietà cristiana. 1.2 [Con connotazione neg.:] chi infligge o impone (un danno). 1.3 Chi dispone, istituisce, decreta qsa. 1.4 Chi affida un bene o elargisce denaro in una transazione di carattere commerciale.
0.8 Speranza Cerullo 27.09.2016.
1 Chi elargisce, dona o concede qsa.
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 25, pag. 305.14: No aquistarle [[scil. le ricchezze]] d'inghanno e di rapina alcuna, ni d'alcun modo laido, è noi vietato, nè d'uçarle creando o mantenendo visio, ma a bizogni e a vertute; nè dilettare loro, ma el datore di loro, uçandole a servigio, no a consolassione nè a piagimento...
[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 47.57, pag. 187: Tu deveri toller, frate, che te vol l'om tanto dare, / sovvenir ai besognosi che vergogna addemannare, / e farìe utilitate molto granne al daietore, / e sirìa sostentamento grato a lo recepetore».
[3] Stat. sen., 1305, cap. 29, pag. 44.9: Anco, che sia ordinato e deputato uno de li frati del Spedale, el quale sia et èssare debbia datore e dispensatore de le lemosine de li pani interi li quali si danno e dispendono continoamente a le famèllie e a li pòvari vergognosi de la cità de Siena...
[4] Dante, Convivio, 1304-7, I, cap. 8, pag. 33.8: se 'l dono non è lieto nel dare e nel ricevere, non è in esso perfetta vertù, non è pronta. Questa letizia non può dare altro che utilitade, che rimane nel datore per lo dare, e che viene nel ricevitore per [lo] ricevere.
[5] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 17 proemio, pag. 289.14: Poiché avemo detto del dare de' beneficj, ora diremo quattro cose. 2 La prima, che colui che riceve dee stimare l' affetto del datore.
[6] Stat. pis., a. 1327, L. 2, cap. 57, pag. 113.30: Et questa segurtà s' intenda, che dia due pagatori, segondo la qualità de la persona del datore della decta segurtà, a providimento del Capitano overo Rectori et Judice de la suprascripta Villa.
[7] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 2, vol. 1, pag. 56.5: Ma tu, figliuolo, provedi ch'io non a te sia datore di mortali doni: e mentre che 'l tempo ti lascia, correggi il tuo volere. || Cfr. Lucano, Phars., II, 88: «ne sim tibi muneris auctor».
[8] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 1, pag. 31.22: sia Bacco datore di leticia...
[9] a Lucano volg., 1330/1340 (prat.), L. VIII [Phars., VIII, 560-576], pag. 154.22: se la fede fosse pura, se la casa reale fosse manifestata a Pompeio, datore del regno, con vera pietade, lo tiranno gli sarebbe venuto incontro con tutto 'l navilio.
[10] Boccaccio, Trattatello (Chig.), 1359/62, pag. 110.7: e di pari consentimento il padre e ella, non senza divina disposizione, sì come io credo, il nominaron Dante, volendone Iddio per cotal nome mostrare lui dovere essere di maravigliosa dottrina datore.
[11] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 82, Ss. Giovanni e Paolo, vol. 2, pag. 709.12: da l'oriente a l'occidente veniano a vedere l'uomo che di patricio e di consolo di Roma era fatto lavoratore e lavatore de' piedi de' poveri, ponitore de la mensa, datore de l'acqua a lavare de le mani, servidore sollicito de li infermi...
- [Rif. a Dio].
[12] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 36.35, pag. 100: O cor dur e fellone, / mira com'hai ragione / d'onni part' e cagione - in Cristo amare, / ch'ell'è tuo creatore / e del ben ch'hai datore, / e che mortal dolore - volle portare, / per adurce de noia / a la celestial gioia...
[13] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 46.41, pag. 181: l'amor de la terra m'hai tolto, en cielo sì 'l m'hai collocato; / te, daietore, non veio, ma veio e tocco 'l tuo dato, / ché m'hai lo corpo enfrenato, - che 'n tante bruttur m'ha sozata.
[14] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 72, pag. 317.31: Lo nostro segnore Deo, lo quale è largo datore de tute alegreçe e bem et a chue è possibele e leçero a meritare tute cose, dia a vue quela alegreça...
[15] Stat. assis., 1329, pag. 163.20: Sì che qui di peccati gratia, e ello futuro agiamo la gloria, la quale a nuy prestare digne quello Salvatore e datore Christo Ihesù, Crocifixo per nuy, el quale col Patre e collo Spirito Sancto, en Trinità perfecta, per infinita secula vive e regna.
[16] Pancrazio di Domenico, XIV m. (viterb.), [ball.].30, pag. 150: Io sìne vò' pregare l'alt'Edïo, / quel ch'è dator di bene...
[17] Teologia Mistica, 1356/67 (sen.), cap. 3, 2, pag. 70, col. 1.37: Imperciocchè la mente ammaistrata per vera sapienzia sa che in niuno modo possiede quelle cose per suoi meriti. E per ciò ringrazia con graziose laude il datore di tutte le cose.
[18] Poes. an. savon., XIV, 1.47, pag. 15: Creator, oy De' veraxe, / chi ami tanto puritae, / o daxeor de sancta paxe...
- Datore di (ogni) grazia, di tutte le grazie, di tutti i beni, della vita.
[19] Laude cortonesi, XIII sm. (tosc.), 33.163, vol. 1, pag. 230: O dulce Iesu, famme te amare / e doname gratia ke 'l mio amore te piacia, / tu ke d'ogne gratïa se' datore.
[20] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 30, 109-123, pag. 654, col. 2.10: E però dixe che le nostre viste, çoè lo nostro intelletto in cognizione no ascende tanto ch'el se possa avisinare al Datore de tal grazia, çoè Deo.
[21] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1330 (pis.), L. 4, cap. 10, pag. 240.11: Alcuna volta in consolazione delle anime che passano di questa vita suole apparire esso datore e retributore della vita Gesù Cristo benedetto.
[22] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 24, pag. 447.25: E dicesi, che lla detta infermità e morte corporale le concedette Colui, ch' è datore di tutte le grazie, in ciò essaudicendo li suoi devoti prieghi.
[23] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 5, cap. 62, pag. 634.27: Allora Ilario, lietissimo di tanta grazia, quanta il datoredi tutti i beni avea nelle sue parole messa, ringraziò Iddio...
[24] Sam Gregorio in vorgà , XIV m. (lig.), L. 4, cap. 16, pag. 239.3: Alcuna vota, in consolatium de l' anime chi passam de questa vita, sor aparir ese dator e retribuor de la vita Ihesù Criste beneto...
[25] Legg. sacre Mgl.II.IV.56, 1373 (fior.), Legg. di S. Niccolò, pag. 107.22: E messere santo Niccolò gli rispuose, e disse che lodasse Iddio, e pregollo che di questo non dicesse a persona, nè onde questo fosse venuto, altro che da grazia di Dio; e da lui il conosci, i qual è datoredi tutti i beni.
1.1 Assol. Benefattore. [In partic.:] chi dona qsa per pietà cristiana.
[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 6, pag. 196.2: Et per molte ragioni dovemo allegramente dare limosina; però che Domenedio ama l'alegro datore, secondo che dicie santo Paulo ne la pistola ai Corinthi...
[2] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. II, cap. 1: Et altro dice: sii datore ale stagione ali co(n)nosciuti et ali cari amici, et quello che puoi donare di gratia lo co(n)cede a chi ti pregha, però che avere facto bene ai buoni è in parte di guadagno.
[3] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 43.152, pag. 259: Apreso zo sì àm proao / che grande e pincen in so grao / sum tuti gran limoxiner / e daxeor, quando è mester, / a tuti omi besegnoxi, / e pu a religïosi.
[4] f Bart. da San Concordio, Giugurtino, a. 1313 (tosc.), Cap. 79, pag. 283.27: Perocché allora lo donare da molti era non saputo: datore non credea altri che niuno fosse, se non egualmente rivolendo: ogni dono era per grande benevolenza riputato. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Sal., Jug., 103, 6: «tum largitio multis ignota erat; munificus nemo putabatur».
[5] Cavalca, Specchio de' peccati, 1333 (pis.), cap. 5, pag. 43.8: come addiviene di molti religiosi, e di molte religiose, che sono malcontenti di loro stato; contro a' quali dice s. Paolo, che Iddio ama largo ed allegro datore.
[6] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1378/81] 34, pag. 444.21: Omnia tradita sunt mibi a patre meo, «Ogni cosa m'ha dato il padre mio»? Udiste che disse «a mme» e none «a nnoi». E questo disse come viatore e mortale, imperò che 'l datore è maggiore che colui che riceve quello che prima nonn avea.
[7] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 4, pag. 248.12: Quello che tu vuoi donare, dàllo sanza speme di riavere. Nè quello che l'aperta mano diede, l'oncinuta rattragga, perocchè il datore toglitore somiglia il gambero, ritogliendo; il quale il suo vituperio il faccia esser gambero.
1.2 [Con connotazione neg.:] chi infligge o impone (un danno).
[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. I, pt. 1, cap. 8, pag. 15.4: sechondo l'offensione del primo basteria se ricievesse innella gota come à dato e sechondo l'ofenssione del re non basteria la morte, se più fusse possibile di ricevere, guarda che 'l datore in dignità non fusse uguale al ricievitore, in tanto basteria simile vendetta...
1.3 Chi dispone, istituisce, decreta qsa.
[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 23, pag. 115.7: l'omo sopra tutti li a(n)i(m)ali àne più morbida (et) più nobile materia (et) carne secondo sé. (Et) questo se puote provare per lo decto de Plato grande filosofo, el quale dice «El datore de le forme», cioè de l'a(n)i(m)e, «a ciascuno dae la forma secondo la dispositione de la materia...
- Datore della, di legge: legislatore (spesso rif. a Mosé o a Dio stesso).
[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 2, cap. 26, pag. 270.24: conciosiacosaché 'l datore della legge non possa certificare ogne cosa, conviene che 'l re l'addirizzi e l'ammendi, ed in tanto è sopr'essa...
[3] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 4, pag. 74.26: però che quello Serafin, che più sente dell'amore divino, e quello Moisè datore della riceuta legge, e quello Samuel primo u[g]nitore delli re del popolo di Dio, [[...]] sentono maggiore dolcezza, però che 'l meritano...
[4] Guido da Pisa, Fiore di Italia, a. 1337 (pis.), cap. 29, pag. 76.4: Può ancora surgere qui una altra questione, la quale è questa; conciossiacosachè Dio fu datore della legge vecchia e della nuova, quale è la cagione, che la prima scrisse in pietra e l'altra diede solamente a bocca?
[5] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), [1375] lett. 43, pag. 172.21: O reverendo padre, riguardate al nostro dolce Salvatore, che fu datore della legge, che perfettamente la volse osservare in sé!
[6] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 4, pag. 115.4: Allora Virgilio che intese il parlar coperto di Dante rispose: Io ci era venuto di poco, ch'io ci vidi venire uno Possente, coronato di corona di vittoria, e trasse di questo luogo l'anima d'Adam e d'Abel suo figliuolo, e di Noè, di Moisè datore della legge, di Abraam patriarca, [[...]] e feceli tutti beati...
[7] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 1, L'Avvento, vol. 1, pag. 16.23: "Ordina Signore Iddio, datore di legge".
1.4 Chi affida un bene o elargisce denaro in una transazione di carattere commerciale.
[1] Stat. pis., 1321, cap. 126, pag. 318.18: Anco iuro, che quandounque io sensale farò alcuno mercato con qualumque, quando darò lo denaio di Dio, alocta nominerò al venditore lo nome del compratore, e 'l nome del datore al venditore, a la pena da soldi X di denari in fine in soldi XL di denari pisani, ad arbitrio dei dicti consuli tolere.
[2] Stat. pis., a. 1327, L. 3, cap. 51, pag. 157.2: Ordiniamo, che se alcuno orafo, armajuolo, vendetori di cose, perdesse o guastasse alcuna cosa che data li fusse a vendere o a conciare, debbia sodisfare al datore de la cosa lo pregio che per suo saramento lo datore dicesse chi valesse...
[3] Doc. aret., 1349-60, pag. 175.16: Abbo dato a Giontino de Fuccio d' Agaççi, mio lavoratore, sesantasei besstie menute [[...]]! Le quali besstie li contai s. seddeci; e 'l peçço montaro li. cinquantadoi s. seddeci; fone lo datore da lui a me Gionta de Dangnio carnaiuolo...
[4] a Stat. lucch., 1376, L. II, cap. 4, pag. 87.2: Et qualunque persona darà o dare fare seta vel sendada a fare vel operare o a tessere ad alcuna persona, et quella persona negasse vel cessasse quella o quelle di rendere, sia costrecta quella cotal persona di ristituire quelle sendada o seta in ogni modo a quel mercadante da chui o per chui l'avesse avute, stando di queste cose al dicto del datore sopra la fede sua et del libro suo in fine in somma di livre V...