FORZO s.m.

0.1 forço, forçu, forso, fòrso, forzi, forzo.

0.2 Da forzare.

0.3 Serventese romagnolo, XIII tu.d.: 2.1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.); Monte Andrea (ed. Contini), XIII sm. (fior.); Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.).

In testi sett.: Serventese romagnolo, XIII tu.d.; Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.).

0.5 Locuz. e fras. a forzo 1, 3, 5; avere nel proprio forzo 4; fare forzo 1, 3, 3.2; per forzo 5.

0.7 1 Impiego di energia (fisica o morale) di entità inconsueta (allo scopo di ottenere un effetto). 2 [Come proprietà di un essere animato:] gagliardia del corpo e delle membra. 2.1 [Con rif. a una situazione di opposizione o di scontro (spec. militare):] vigoria ed efficacia (spec. offensiva), capacità di attaccare e di combattere validamente. 3 Costrizione fisica o morale esercitata nei confronti di qno. 3.1 Atto deliberato di prepotenza o sopraffazione che arreca un danno morale a chi lo subisce. 3.2 Costrizione esercitata su qno affinché soggiaccia a un impulso carnale. 3.3 [Con rif. a un conflitto militare:] potenza nelle armi opposta al nemico. 3.4 Estens. Insieme degli uomini armati a disposizione di un capo militare. 4 Capacità di coercizione sulle persone e sulle cose. 4.1 Potenza spirituale. 5 Forza superiore alla volontà degli uomini che ne determina l'agire. 6 La maggior parte o la parte più importante, il grosso?

0.8 Marco Maggiore 14.09.2015.

1 Impiego di energia (fisica o morale) di entità inconsueta (allo scopo di ottenere un effetto). Grande forzo: sforzo notevole.

[1] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 518, pag. 537.7: Ma Dyomedes salse in pié, [[...]] e dice che glil deghono per ragione giudicare, ché vi credea avere gran dritto e gran ragione più che nullo degli altri, ch'elli à mantenuti e' grandi forzi e vente le mortali battaglie...

[2] Tristano Cors., XIV ex. (ven.), pag. 58.13: ecco vegnire una nave, che lli vegnia driedo a gran forço a quatro remi e tanto s'esforça ch'ella pasa quella de Palamides.

- Locuz. avv. A forzo: a malapena. || (Menichetti).

[3] Monte Andrea (ed. Menichetti), XIII sm. (fior.), canz. 61a.90, pag. 211: Intendi, amico, sed io son ben corso: / [per]ché qui non a forso / èmi rimaso che la volontate / e potesta(te) - di conoscer mio corso...

- Locuz. verb. Fare forzo: profondere notevoli energie (nel fare qsa).

[4] Tristano Veneto, XIV, cap. 450, pag. 410.2: Bon signor, chi fa vertudhe non ha dubio ni no fa miga gran forço de mostrar-le, ançi le mostra leçiermente...

2 [Come proprietà di un essere animato:] gagliardia del corpo e delle membra. || Spesso associato a valore.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 27, pag. 330.7: No è cavallo sì bono sovra la terra, in sogiorno continuo e agio istando, non forso e valore perda e non procacci fieveltate e visio...

[2] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), canz. 2.33, pag. 198: che più leggero è Po / a passar senza scola / che lo mondo a om pro' / senza Amor, che dà / cor e bisogno da / sprovar valor e forzo...

[3] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 1014, pag. 65: Tu non temesti a tuor el chriatore / del zielo e de la tera e d'universo, / e temi quela che non a vigore? / Dov'è 'l tuo grande forzo e sì diverso? / Dov'è la tua posanza e la baldeza?

[4] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), tenz. 110.3, pag. 274: che dir potesse ben, d'Amor, su' danno, / ché senn'o forzo (ben si può savere), / contr'Amore, difensïon non dànno...

2.1 [Con rif. a una situazione di opposizione o di scontro (spec. militare):] vigoria ed efficacia (spec. offensiva), capacità di attaccare e di combattere validamente.

[1] Serventese romagnolo, XIII tu.d., 29, pag. 880: E forçu monstran grande, - remore, e la paura / per Romagna se spande; - nulla part' è segura...

[2] Tristano Cors., XIV ex. (ven.), pag. 119.11: Quelli tene lo canpo, como chani rabioxi encontra lo forço del bon miser Tristan...

3 Costrizione fisica o morale esercitata nei confronti di qno.

[1] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 48.35, pag. 126: E ch'è più fero / che combatter om see? / Duro ème piagar mee, / conculcare per forzo e pregionare; / vincere carne incesa anche e demone / prode vol ben campione.

[2] Tristano Veneto, XIV, cap. 452, pag. 412.15: «[[...]] io saverò adonqua li vostri nomi non miga per vostra volontade ni per vostra cortesia, ma per forço».

- Locuz. avv. A forzo: con violenza.

[3] Tristano Veneto, XIV, cap. 269, pag. 233.6: me voyo anegar in questa flume, inperciò che io voyo megio murir cha andar-me a forço apresso un cavalier lo qual a forço me mena...

- Locuz. verb. Fare forzo: indurre ad agire contro la volontà con l'uso della violenza.

[4] Tristano Cors., XIV ex. (ven.), pag. 86.34: «Et io sì lli vegnirò» ciò dixe miser Tristan «per tal guixa che llo re non m'esforçi de dir el mio non». «Si m'aÿ Dio» ciò dixe Glifeto «ch'io prendo questo sovra mi, che lo re non vi fare forço de questo». || L'ed. Tagliani, p. 136, legge: «che lo re non vj farà forço de questo».

3.1 Atto deliberato di prepotenza o sopraffazione che arreca un danno morale a chi lo subisce.

[1] Tristano Veneto, XIV, cap. 538, pag. 501.16: «[[...]] perché sapié verasiamentre che nui semo le plui desconsoladhe femene del mondo e quelle che maor forzo a nui sè fato».

3.2 Costrizione esercitata su qno affinché soggiaccia a un impulso carnale.

[1] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. I, [vv. 679-80], pag. 49v.15: Helena fo rapida da Paris [[...]]; et ponamo che ello li fesse un pocho de forço alo primo, da poy ello fo molto a grado ad Helena. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- Locuz. verb. Fare forzo (a qno): stuprare.

[2] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. I, [vv. 679-80], pag. 49v.1: En questa particola Ovidio prova per exempi che le donne ale quali è fatta força è stade aliegre da poy et che quelli che ha facto forço ad esse è stadi a grado ale donne forçade. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

3.3 [Con rif. a un conflitto militare:] potenza nelle armi opposta al nemico.

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 21, pag. 265.2: Chome può, chome, Padre, valore e senno de nochieri parere, che 'n tenpestoso mare e torto vento? e ccome fermessa de castello, che 'n destro e poderoso assedio e forso?

3.4 Estens. Insieme degli uomini armati a disposizione di un capo militare.

[1] Tristano Veneto, XIV, cap. 512, pag. 476.3: Or adevene qu'eli se desfidà et sì conmençà a far guera, per la qual cossa quadaun fese lo so forço per andar a prender lo castelo...

[2] Tristano Veneto, XIV, cap. 513, pag. 477.2: Et quando lo re de Yrlanda have tuto lo so forço asonado, elo se aparequià con tuta la soa zente et sì se mese ala via...

4 Capacità di coercizione sulle persone e sulle cose.

[1] Ciuccio, Rime, XIII ex. (umbr.>tosc.), ball. 1.35, pag. 21: Al gran forzo d'Amore, / ch'en suo deritto tene / onni vertude mia, / [[...]] recomando la vita mia che more.

[2] Tristano Veneto, XIV, cap. 593, pag. 546.14: et io le laso a mio malgrado, sença la mia volontade, perché forço de morte me lo fase far.

- Locuz. verb. Avere nel proprio forzo (qno): poter disporre a proprio piacimento di qno.

[3] Tristano Veneto, XIV, cap. 547, pag. 510.2: Ora, puo' che vui avé in lo vostro forzo lo vostro inimigo e che vui podhé far de llui como a vui piaxe, io sì ve conseio lialmentre che vui faxé pasie con esso...

4.1 Potenza spirituale.

[1] Cinquanta miracoli, XIV pm. (ven.), pt. 2, 18, pag. 40.8: E lo demonio [[...]] creçando mo poder ofender lo dito monego sì li aparse in forma de tauro e volevalo ferir cum le corne; ma la dolze dona [[...]] secorse al monego e con so forço retrasse lo demonio indredo.

5 Forza superiore alla volontà degli uomini che ne determina l'agire.

[1] Tristano Veneto, XIV, cap. 254, pag. 219.34: Sapié che io de vui non parlarè se forço non me lo fesse far.

- Locuz. avv. A / per forzo: necessariamente.

[2] Tristano Veneto, XIV, cap. 75, pag. 97.11: Or che a vui don dire? Tanto durà lo primo arssalto che a forço a lor convene repossar per prendere força e lena.

[3] Tristano Veneto, XIV, cap. 153, pag. 146.11: Quando elli ave lo primo arsalto mantignudo in tal maniera qu'elli non podeva plui meter-sse avanti, e qu'elli se son a questo menadi che per forço a loro convene repossar per recever lena e força, eli se retirà indriedo l'uno da l'altro.

6 La maggior parte o la parte più importante, il grosso?

[1] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 22.24: Il Gattaio si è una provincia dove à molte terre e molti casali. Infra l'altre si à una, cioè la mastra cittade, ove riparano mercatanti e ove si fa il forzo della mercatantia, la quale cittade si chiama Canbalecco...

[2] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 59.1: Ermenia per se medesimo, cioè in Laiazo d'Erminia ove si fa il forzo della mercatantia perchè ene alla marina e ivi dimorano del continovo i risedenti mercatanti..