SCALTRIRE v.

0.1 iscalterita, iscalterite, iscalteriti, iscalterito, iscaltrite, iscaltriti, iscaltrito, ischalterito, scaitriti, scaitrito, scalterita, scalterite, scalteriti, scalterito, scaltrí, scaltria, scaltrida, scaltride, scaltrido, scaltrio, scaltrita, scaltrite, scaltriti, scaltrito, scaltritu, scaltro, scautritu, schaltrida, scotrio; f: scaltre.

0.2 Da calterire (LEI s.v. cauterire, 13, 465.37). || Cfr. 0.5.

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.

N Gli ess. in Francesco da Buti sono cit. dantesche.

0.5 La trafila etimologica è confermata dalla presenza di forme estranee alla sincope come il part. pass. scalterito.

0.7 1 Rendere (qno) consapevole di un pericolo e capace di affrontarlo. 1.1 Pron. Divenire capace di difendersi (da un pericolo). 2 Rendere più gradevole, affinare.

0.8 Marco Maggiore 27.02.2017.

1 Rendere (qno) consapevole di un pericolo e capace di affrontarlo.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 26.3, vol. 2, pag. 441: Mentre che sì per l'orlo, uno innanzi altro, / ce n'andavamo, e spesso il buon maestro / diceami: «Guarda: giovi ch'io ti scaltro»...

[2] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 26, 1-12, pag. 619.14: chè io; cioè imperò ch'io Virgilio, che significa la ragione, ti scaltro; cioè ti scorgo la via e faccioti pratico et accorto.

1.1 Pron. Divenire capace di difendersi (da un pericolo).

[1] ? Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 116.14, pag. 185: Così tra foco e le gelate linfe / Consente 'l sdegno Amor di mal mi scaltro.

[2] f Sinibaldo da Perugia, Fedra, a. 1384 (umbr.-tosc.), cap. 7.138, pag. 95: Voluto ho, Fedra, pria che tu te 'naltre / da quel che se', mostrarte ogne reverso, / perché da questa fiamma tu te scaltre». || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

2 Rendere più gradevole, affinare. || (Santagata).

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 125.26, pag. 164: Se 'l dolor che si sgombra / aven che 'n pianto o in lamentar trabocchi, / l'un a me nòce et l'altro / altrui, ch'io non lo scaltro.