INORRIDIRE v.

0.1 inorridie, inorridito; f: inoridisce, inorridisca.

0.2 Da orrido.

0.3 Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

L'es. da Giordano da Pisa, cit. a partire da Crusca (3) e passato a TB, è con ogni prob. un falso del Redi: cfr. Volpi, Le falsificazioni, pp. 88-90.

0.7 1 Essere irto; rizzarsi. 1.1 Pron. Rabbrividire (per lo spavento). 2 Avere orrore (di qsa o qno).

0.8 Diego Dotto 21.12.2015.

1 Essere irto; rizzarsi.

[1] f Eneide compil. (II, L. VII-XII), XIV pm. (fior.), L. XI, pag. 125.26: [751] come il serpente rapito dall'aguglia inoridisce erette le squame e colla bocca sufola. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Aen., XI, 754: «arrectisque horret squamis»: s'interpreta secondo la semantica del lessema lat., ma senza certezza: cfr. Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 11, pag. 749.33: «essendoli tolte le scaglie, teme e colla bocca sufola».

1.1 Pron. Rabbrividire (per lo spavento).

[1] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. I, pag. 249.21: Ella si inorridie, sì come le sterile spighe le quali mena il vento, e tremoe sì come la canna nella bagnata palude. || Cfr. Ov., Ars am., I, 553: «Horruit».

- Assol.

[2] f Giordano da Pisa, Prediche (Redi): Chi è di voi, che non inorridisca, colla memoria di tanti strazzj? || Crusca (3) s.v. inorridire.

2 Avere orrore (di qsa o qno).

[1] Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), L. 6, cap. 9, pag. 461.16: Così colui, il quale prigione avea inorridito la carcere, elli vincitore con felicitade festeggiòe il Campidoglio. || Cfr. Val. Max., VI, 9, 9: «captiuus carcerem exhorruerat».