TIMIDEZZA s.f.

0.1 timideça, timidezza.

0.2 Da timido.

0.3 Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.): 2.

0.4 In testi tosc.: Ottimo (sec. red.), a. 1340 (fior.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Paura, timore per assenza di coraggio o audacia. 1.1 [In partic.:] difetto di coraggio e valore militare. 1.2 Difetto di energia; ignavia. 2 Paura, timore o sospetto nei confronti di qsa o qno.

0.8 Diego Dotto 21.12.2015.

1 Paura, timore per assenza di coraggio o audacia.

[1] Ottimo (sec. red.), a. 1340 (fior.), Inf. c. 2, pag. 441.29: Vergilio, cioè la ragione humana, risponde alla dubitatione proposta per l' auctore, e prima dichiara, che cosa li fa venire il rimuovere sè dall' alta inpresa; poi pone le inductive a torli via la timideça dell' animo...

[2] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 21, 58-66, pag. 551.11: E qui dimostra l'autore litteralmente che l'ardire e la timidezza si dimostra nella fronte: imperò che lo levare significa ardire, e lo calare paura; e così la vergogna e la sfacciatezza.

1.1 [In partic.:] difetto di coraggio e valore militare.

[1] f Valerio Massimo (red. V2), c. 1346 (tosc.), L. III, cap. 3 strani, pag. 78r.7: vituperando gl'Agrigentini e, rimproverando loro la pigrizia e la timidezza, fece sì che sommossi con subito percotimento d'animo, con le pietre abatterono Falaris. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Val. Max., III, 3.ext., 2: «ignauiam ac timiditatem» e Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.): «la temenza e la pigrezza e la cattivitade loro».

1.2 Difetto di energia; ignavia.

[1] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Ecli 20, vol. 6, pag. 241.18: [24] Ed è chi perde l' anima per timidezza, e chi per isciocchezza perde quella; per autorità d' alcuna persona perde sè.

2 Paura, timore o sospetto nei confronti di qsa o qno.

[1] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 25, 1-15, pag. 515, col. 1.32: po' quando considerava e temea de no recrescere, serava la boca, e cosí romagnía tacito. E perçò dixe: Cum voglia acesa, e spinta da timideça.

[2] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 25, 1-15, pag. 594.20: con vollia accesa e spenta; cioè prima volea dimandare, poi timidezza mi rattenea, Di dimandar; lo mio Dottore...