0.1 temidità , timidità , timiditade, timiditate, timiditati.
0.2 Lat. timiditas, timiditatem (DELI 2 s.v. timido).
0.3 Dante, Convivio, 1304-7: 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Convivio, 1304-7; Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.).
In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).
In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).
0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.
0.7 1 Inclinazione a provare paura o timore (di norma con connotazione neg.). 1.1 [In partic.:] difetto di coraggio e valore militare. 2 Comportamento che suscita turbamento o vergogna.
0.8 Diego Dotto 21.12.2015.
1 Inclinazione a provare paura o timore (di norma con connotazione neg.).
[1] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 17, pag. 371.10: La prima si chiama Fortezza, la quale è arme e freno a moderare l'audacia e la timiditade nostra nelle cose che sono corruzione della nostra vita.
[2] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 33, 16-30, pag. 718, col. 1.5: Qui exemplifica, mostrando che per temidità le forze naturai s'afievelisceno...
[3] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 8, proemio, pag. 196.19: E per fisonomia delli membri di fuori prendiamo la ferocitade, la timiditade e simili costumi ed inclinazioni dell'animo...
[4] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 9, pag. 69.21: Come spesse volte la crudeltà si mostra giustizia, e la timidità umiltà, e la presunzione carità, e così quasi tutti i vizj si nascondono sotto ombra di virtù, e per virtudi si possono pigliare.
[5] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 3, 79-93, pag. 67.29: che le persone del mondo che s'apparrechiano all' atto de la penitenzia come pilliano umiltà; così simplicità e timidità ...
[6] f Giovanni dalle Celle (?), Paradossi, a. 1396 (tosc.), P. 5, pag. 417.23: Ogni debilità d'animo, et è umile; con fracta timidità , è servitù. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Cic., Parad., 41: «omnis animi debilitati et humilis et fracti timiditas servitus est».
1.1 [In partic.:] difetto di coraggio e valore militare.
[1] Comm. Arte Am. (B, Laur. XLI 36), XIV t.d. (fior.), ch. 51, pag. 824.16: Per le sconfitte ricevute da' Turchi i Romani erano molto impauriti e per questo concorreano a' templi delli dii [[...]]: li quali l' autore riprende di timiditate...
[2] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 3, cap. 3, vol. 1, pag. 119.19: E rimpruchandu a quilli di Gergenti la lur viltati et timiditati, fici tantu que issi, scumossi per subitu impetu, lapidaru a lu tyrannu Fala. || Cfr. Val. Max., III, 3.ext., 2: «ignauiam ac timiditatem».
[3] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IV (i), par. 314, pag. 247.19: fieramente cominciò a mordere e a riprendere la tristizia e la timidità de' giovani circustanti...
[4] f Frontino volg., a. 1381 (bologn.), L. IV, [Prologo-cap. 1], pag. 74r.2: li faceva sustinere fredi e pioçe et aveçarse a passare a piede le vadi deli fiumi, vituperando l'imperatore la loro timiditate e viltade... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Fr., Strat., IV, 1, 1: «timiditatem et ignaviam».
2 Comportamento che suscita turbamento o vergogna.
[1] f Libro de' beneficii volg., XIV/XV (fior.), L. I, pag. 5.11: Meglio appo gli altri ingrati staranno i beneficii che appo te; li quali alcuna volta potrà fare conoscenti o vergogna, o cagione, o timidità , o necessari tempi. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Sen., Ben., I, 2, 4: «aut pudor aut occasio aut imitatio aliquando gratos poterit efficere».