TÌMIDO agg./s.m.

0.1 timida, timide, timidi, timidissima, timido.

0.2 Lat. timidus (DELI 2 s.v. timido).

0.3 <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>: 1.

0.4 In testi tosc.: <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Microzibaldone pis., XIII/XIV; a Lucano volg., 1330/1340 (prat.).

In testi sett.: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Libro de conservar sanitate, XIV s.q. (venez.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Che ha paura o s'impaurisce facilmente per mancanza di coraggio o audacia (come qualità intrinseca). 1.1 [Rif. a un animale:] che non ha una natura feroce e violenta; che rifugge il contatto con l'uomo o gli altri animali. 1.2 Che non agisce o non decide; ignavo. 1.3 Che manca di energia e ardimento, in partic. nel combattimento. 2 Che ha paura, timore o sospetto nei confronti di qsa o qno. 2.1 [In partic.:] esitante, incerto nell'azione o nella parola. 2.2 Profondamente turbato o arrossato per pudicizia o vergogna. 2.3 [Della voce:] tremante. 3 Che suscita paura o terrore. 4 Che ha scarsa intensità.

0.8 Diego Dotto 21.12.2015.

1 Che ha paura o s'impaurisce facilmente per mancanza di coraggio o audacia (come qualità intrinseca).

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 4, cap. 4, pag. 117.30: e perciò ch'ellino non sono sì freddi, come quellino che sono in vecchiezza, ellino non sono sì paurosi né sì timidi com'e vecchi, anzi ànno paura ed ardimento quand'ellino debbono, ed in ciò ch'ellino debbono.

[2] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 46, pag. 46.4: quando il dicitore disegna a parole li reggimenti della natura d'alcuna persona, sia vanagloriosa, o invidiosa, o timida, o avara...

[3] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 4, cap. 3, pag. 125.8: La seconda rasgione si ène ke ella [[scil. la femmina]] ène naturalmente timida (et) paurosa per la modicitate del calore, però k'è frigida, sì ke la natura sagace acciò ke non peresca convertese tutta a quello ke bisongna a lei...

[4] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 3.960, pag. 185: Il grosso collo di fortezza è segno; / Sottile e lungo fa timido l'uomo, / Ed imbecille come sottil legno.

[5] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 2, 43-57, pag. 60, col. 2.11: Qui cominza a removere D. da la timida ymaginacione e profferelli … de dirli la caxon per ch'el se mosse a venirlo a seccorrere...

[6] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Penelope, pag. 2.23: Elli raccontano loro li Trojani fatti e le loro vittorie. Di ciò si maravigliano li vecchi e le timide pulcelle.

[7] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Antonio, cap. 10, pag. 122.17: se ci veggiono valenti e umili, sì ci temono; e se ci veggiono timidi e negligenti, sì ci prendono baldanza addosso.

[8] a Lucano volg., 1330/1340 (prat.), L. VI [Phars., VI, 624-666], pag. 114.10: Lasciate le paure ingenerate nella timida mente. || Cfr. Luc., Phars., VI, 659: «trepida conceptos mente timores».

[9] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 2, vol. 2, pag. 146.14: Ma perchè la umilità comunemente parlando suol fare l' uomo timido, e sì reverente, che gli toglie, o diminuisce la baldanza...

[10] Libro de conservar sanitate, XIV s.q. (venez.), [Appendice], pag. 39.22: E se lla co(n)plexion del corpo è fredda, l'omo è timido e pigro ni no è iroso.

[11] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. II (i), par. 120, pag. 123.9: e così temere quelle che nuocere non possono, come sarebbe che l'uomo temesse una lepre o il volato d'una quaglia o le corna d'una lumaca, è atto di vilissimo uomo, timido e rimesso.

- [Rif. a un sogg. astratto].

[12] Arte Am. Ovid. (D), a. 1388 (ven.), L. II, pag. 515.33: El è de quelle a chi la timida indulgentia serve non gratiosamente, e se nesuna emula li sottoçase, l'amor languisce. || Cfr. Ov., Ars am., II, 435: «timida indulgentia».

[13] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 21, 58-66, pag. 550.31: li pericoli provati certi e proveduti non ispauriscono l'animo forte; e però Virgilio, che significa la ragione superiore, lascia Dante appiattato; cioè la sensualità, la quale è timida.

- [In comparazioni].

[14] Microzibaldone pis., XIII/XIV, 4, pag. 198.2: Perciò ch'elli eie audace, cioè ardito sì come leone; timido e pauroso sì come lievra...

[15] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 42, vol. 2, pag. 59.2: Onde Boezio assimiglia gli uomini a diverse bestie per diversi vizi; chè l' uomo goloso, e lussurioso assimiglia al porco, [[...]] il timido al cervo...

- Sost.

[16] a Antidotarium Nicolai volg., XIII ex. (fior.), 42, pag. 19.5: Esdra è detta inperciò k'Esdra profeta primamente la trovò; secondo ke ssi dice vale propiamente a' malinconaci, timidi...

[17] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 285.4, pag. 186: Tutti spiriti mey sento dolersi / per la sdegnosa che nil cor retorna, / et ella, come suol bella et adorna, / conforta ig timidi che erano spersi...

- [Prov.].

[18] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 4, ott. 73.8, pag. 129: La Fortuna aiuta / chiunque ardisce e' timidi rifiuta.

[19] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 101, pag. 489.4: per avventura si ricordò d' un verso già da lui letto in Ovidio, ove i paurosi dispregia dicendo: «La fortuna aiuta gli audaci, e i timidi caccia via»...

[20] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 6, par. 15, pag. 195.29: la Fortuna similmente teme li forti, e avvilisce li timidi.

[21] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. I, [vv. 607-608], pag. 46v.28: e questo altro[sì] è 'n molti luoghi e maximamente in quello verso che dise «Audaces fortuna iuvat timidosque repellit», che vuol dire 'la ventura aida li ardidi e descaça li timidi'; la qual cosa per experientia è manifesta, né non li besogna prova. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

1.1 [Rif. a un animale:] che non ha una natura feroce e violenta; che rifugge il contatto con l'uomo o gli altri animali.

[1] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 10, pag. 78.25: sì come il fiero lupo le timide pecore sanza difesa strangola, così costui andava uccidendo qualunque davanti gli si parava.

[2] Arte Am. Ovid. (D), a. 1388 (ven.), L. I, pag. 482.21: Sì como fuçe le colombe, timidissima compagna, le aquile, e sì como la çovene agnella fuçe li veçudi lovi, cossì quelle temé li omini ruinando sença leçe... || Cfr. Ov., Ars. am., I, 117: «timidissima turba».

- [Con valore avv.].

[3] Tommaso di Giunta, Conc. Am., XIV pm. (tosc.), son. 24.14, pag. 81: con quel valor lo tuo molto s'accosta, / però che 'n vano lor [[scil. degli uccelli]] volo mendârno / timido e lasso ogne lor membro e ossa, / veggendo là menar per sotil vento...

1.2 Che non agisce o non decide; ignavo.

[1] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 5, cap. 2, vol. 2, pag. 18.7: Exalti chascunu li premij di la virtuti quandu vidi oy pensa que li forti homini se asutiranu plù felicimenti ca non vivinu li timidi. || Cfr. Val. Max., V, 2, 3: «fortes uiros felicius sepeliri quam uiuere ignauos».

[2] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. III (i), par. 25, pag. 145.15: quanto non seppero diliberare che farsi nel tempo della rebellione del Lucifero, ma si stettero freddi e timidi, senza diliberare di tenersi con Dio, come doveano, o seguire il Lucifero, come non doveano.

1.2.1 [Con connotazione pos.].

[1] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 109.11: Tu benigno, formoso, humel e puro, / prudente, liberale e costumato, / timido in vitii et in virtù sicuro...

[2] a Simone da Cascina, XIV ex. (pis.), L. 2, cap. 33, pag. 200.18: Fammi ardita nel bene, timida nel male, iracunda a' pecattori, ma[n]sueta a' buoni.

1.3 Che manca di energia e ardimento, in partic. nel combattimento.

[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 9, pag. 103.3: molti fatti timidi per la fatica, o vero per rincrescimento se n' andranno...

[2] Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), L. 7, cap. 3, pag. 490.20: Tolse la condizione a li non battaglieschi, e la timida e paurosa giovanaglia desiderosamente diede luogo con sue armi e cavalli alli nostri. || Cfr. Val. Max., VII, 3, 3: «timida iuuentus».

[3] Guido da Pisa, Fatti di Enea, a. 1337 (pis.), cap. 47, pag. 84.22: ma non è da riempiere la corte di parole: contro li nimici non vai mai, e me chiami timido e codardo...

[4] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 9, pag. 287.8: molto si maravigliano de' timidi cuori de' Trojani, che non vengono in eguale campo, e che non si fanno incontro coll'arme... || Cfr. Aen., IX, 55: «inertia corda».

[5] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 13, pag. 61.2: lu Conti et Ursellu, videndu li loru essiri timidi per la grandi multitudini di li inimichi, sì li confortavanu...

- [Con valore avv.].

[6] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 92, pag. 349.14: e se lo cavaliere gli rispondeva timido e tremorosamente, egli allora diceva: - Questi fae per me - ; e tantosto gli prendeva vigoria di sopra...

2 Che ha paura, timore o sospetto nei confronti di qsa o qno.

[1] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 13, pag. 345.8: Cagione è di male, ché fa, pur vegliando, lo possessore timido e odioso.

[2] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 12, 1-15, pag. 331, col. 2.17: E sozunge, façando comparazione, ogni vista ne serave schiva, zoè timida.

[3] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 19, pag. 430.12: li tiranni sotto la guardia delle sanguinose armi timidi e pensosi...

[4] Valerio Massimo, red. V1, a. 1336 (fior.), L. 8, cap. 11, pag. 578.8: Pericle venne intra loro, e quelle cose le quali avea udite dal suo dottore Anassagora, che parteneano al corso del sole e della luna, esaminòe, e non sofferse che li suoi cittadini più stessero timidi per vana paura. || Cfr. Val. Max., VIII, 11.ext., 1: «trepidare» e f Valerio Massimo (red. Va), a. 1336 (tosc.): «stessero temorosi».

[5] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 1, vol. 1, pag. 150.22: 8. a chò que per quista cosa li Siciliani non fussiru timidi oy pagurusi a lamentarssi di Marcellu, issu se prufe[r]ssi a li Siciliani di darli lu Senatu... || Cfr. Val. Max., IV, 1, 7: «timidiores».

[6] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 4, cap. 24, pag. 264.9: e pur andò alla chiesa; e stava timido e sospetto, e ad ogni momento dubitava e temea che 'l diavolo gli dovesse entrare adosso...

[7] Sam Gregorio in vorgà , XIV m. (lig.), L. 4, cap. 30, pag. 255.6: e andà 'la çexa e stava timido e sospetto e a ogni momento dubitava e temea che lo diavo li devese intrà' adoso...

[8] Stat. sen., 1356-68, cap. 45, pag. 18.27: Ancho ordinato è, che se il camarlingo non mette ad essecutione quello che lo rectore gli imporrà o comanderà, acciochè non sia negligente nè timido, ch'elgli abbia un messo buono et sofficiente da fare ogni ambasciata e richiesta...

[9] Arte Am. Ovid. (D), a. 1388 (ven.), L. I, pag. 484.21: O timidi, cessade de numerare li ani dela nation deli dei: la vertude è vegnuda ali Cesari inançi lo tempo. || Cfr. Ov., Ars. am., I, 183: «Parcite natales timidi numerare deorum».

[10] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. I, [vv. 183-84], pag. 23r.18: Responde Ovidio e dise, apostrofando a quelli che fesse la domandason: vui, timidi et spaurosi, cessade e non voiade nummerare li natali, çò è li anni, deli domenedei, perché ali Cesari, çò è a quelli de casa soa, la virtù è vegnuda inançi el dì, çò è innançi el tempo ch'ella vien rasonevolmente ali altri homini. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[11] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, par. 50, comp. 8.7, pag. 76: Dampne se·n fugie timida e smarita, / più presta che paleo / da ferça mosso in basso mausoleo.

2.1 [In partic.:] esitante, incerto nell'azione o nella parola.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 18.8, vol. 2, pag. 295: Ma quel padre verace, che s'accorse / del timido voler che non s'apriva, / parlando, di parlare ardir mi porse.

[2] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 20, 139-151, pag. 422, col. 1.7: Né per la fretta dimandare er'oso, quasi a dire: 'eo era timido de non guastare nostra sollicitudene, e de non far noia al meo duca'.

[3] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Ipermestra, pag. 134.5: Tre volte la timida mano alzò il coltello per te colpire, e tre volte insieme coll' empio coltello ricadde in sul letto.

[4] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 21, pag. 155.26: e con timida mano cominciò a cercare se alcuna parte trovasse nel corpo calda, la quale di vita gli rendesse speranza.

[5] Ottimo (sec. red.), a. 1340 (fior.), Inf. c. 2, pag. 439.37: acciò ch' elli riportasse quelle cose ch' elli vedea alli novelli timidi e dubitanti cristiani per fortificalli nella fede, ch' era molto tenera.

- [Con valore avv.].

[6] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 20.151, vol. 2, pag. 350: né per la fretta dimandare er' oso, / né per me lì potea cosa vedere: / così m'andava timido e pensoso.

2.2 Profondamente turbato o arrossato per pudicizia o vergogna.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 27.33, vol. 3, pag. 446: E come donna onesta che permane / di sé sicura, e per l'altrui fallanza, / pur ascoltando, timida si fane...

[2] ? Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 6, pag. 199.19: Appena il [[scil. Deifobo]] conobbe paventoso e timido, e che voleva ricoprire le pene sue... || Cfr. Aen., VI, 498: «pavitantem», cioè lett. 'tremante'.

[3] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX, 2, pag. 597.10: La giovane, vergognosa e timida, sì come colpevole non sapeva che si rispondere, ma tacendo di sé metteva compassion nell'altre...

[4] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 27, 28-39, pag. 714.30: timidasi fane; cioè diventa timida e vergognosa: assai volte addiviene che una onesta donna, vedendo lo fallo d'una disonesta, ne diventa timida e vergognosa.

- Sost.

[5] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Fedra, pag. 32.2: Al timido palesare la vergogna è da mescolare con amore. || Lez. e interpretazione deteriore rispetto a 2.2.1 [1].

2.2.1 Compiuto con pudicizia o vergogna.

[1] f Ceffi, Pistole di Ovidio Nasone, c. 1325 (fior.), Ep. IV (Fedra a Ippolito), pag. 450.9: [7] Io mi sforzai tre volte di parlarti e tre volte mi fallì la lingua e ritrassi indrieto la boce al timido manifestare: [9] la vergogna è da mescolare con amore. || DiVo; l'ed. inclusa nel corpus è in 2.2 [5]; cfr. Ov., Her., IV, 8-9: «ter in primo restitit ore sonus. / qua licet et sequitur, pudor est miscendus amori».

2.3 [Della voce:] tremante.

[1] Arte Am. Ovid. (D), a. 1388 (ven.), L. II, pag. 511.34: se ella serà engonnellada, clama: - Tu movi li encendii! -, ma priegala cum timida vose ch'ella schife li fredi. || Cfr. Ov., Ars am., II, 302: «timida, caveat frigora, voce roga».

[2] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 53.8, pag. 42: e giunto in loco novo a me qual fosse / in scura valle tra due monticelli, / fiso mirando quelli, / chiamar senti' timida boce e lena.

3 Che suscita paura o terrore.

[1] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 166.29: No è meraveia se quelù chi ha la colara negra, ha tristeça o suspicion de mort, comzosia che de fora il corp no sia plu timida colsa de la scureça...

[2] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 30.10, pag. 769: e dalle varie e timide tempeste / de' regni di Nettunno e da' furori / del troppo iddio lodato da Aceste...

[3] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), III, ott. 6.4, pag. 40: Tanti neri mantili o canovacci / adoperati a fuoco mai non furo, / quanti a le teste lor facean legacci, / e questo ben parea timido e scuro...

4 Che ha scarsa intensità.

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 7.13, pag. 7: però che tu mi da' gravoso pondo / d'ogni tempesta e timido tremuote, / tal che la vita m'è noiosa al mondo.

- [Da un'interpretazione del lat. timide come timidae]. || Cfr. Ov., Rem. Am., 722: «Tu timide flammae perfida verba dabis?» (Lippi Bigazzi).

[2] Rim. Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), pag. 166.7: Testias arse con legno lo figliuolo assente, e tu darai alla timida fiamma le perfide paraule...

[3] Rim. Am. Ovid. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), pag. 465.26: Testia arse colla stipa il suo figliuolo assente; e tu darai quelle perfide parole alla timida fiamma?