STUPIRE v.

0.1 istupì, istupischa, istupon, stopisce, stupendo, stupendosi, stupesco, stupevano, stupì, stupir, stupirà , stupirono, stupisco, stupiscono, stupisse, stupita, stupito, stupivano.

0.2 Lat. stupere (DELI 2 s.v. stupire).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.); Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.).

In testi sett.: Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.); Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Perdere (momentaneamente) le proprie facoltà mentali, percettive o motorie, in seguito a sorpresa, meraviglia o forte emozione. [Con rif. specif. al dato fisico:] essere colto da forte intorpidimento o da paralisi, diventare subitamente incapacitato al movimento.

0.8 Elisa Guadagnini 29.07.2015.

1 Perdere (momentaneamente) le proprie facoltà mentali, percettive o motorie, in seguito a sorpresa, meraviglia o forte emozione. [Con rif. specif. al dato fisico:] essere colto da forte intorpidimento o da paralisi, diventare subitamente incapacitato al movimento.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 26.89, vol. 3, pag. 435: Come la fronda che flette la cima / nel transito del vento, e poi si leva / per la propria virtù che la soblima, / fec' io in tanto in quant' ella diceva, / stupendo, e poi mi rifece sicuro / un disio di parlare ond' ïo ardeva.

[2] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 12, cap. 4, pag. 81v.13: Stupevano tutti udendolo sopra la prudentia delle sue responsioni.

[3] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 19, pag. 172.24: Molto sono maravigliosi questi fatti de' santi li quali tu narri, e molto di ciò stupiscono li cuori infermi che sono oggi.

[4] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. I, pag. 482.28: questa se lamenta, questa se stopisce, questa roman, quella fuçe. || Cfr. Ov., Ars am., I, 124: «Haec queritur, stupet haec...».

[5] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 17.36, pag. 385: Sufola, andando, con orribil fischio / per che gli altri animai, che 'l temon forte / istupon sì, che caggion nel suo rischio.

[6] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 15, pag. 57.10: Però che l'altre gienti non tanto sentono tale e tanto bene, e pure stupiscono, e vengono meno, e pare a loro, pure per le parole, tutti dovere abandonare il mondo.

[7] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1378/81] 31, pag. 379.12: Delle quali cose molto mi maraviglio e molto stupisco che tu tenga altra openione che tenga io...

[8] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 26, 79-90, pag. 698.4: Stupendo; cioè meravigliandomi...

[9] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 19, pag. 190.6: Monti sum maraveglosi questi faiti de li santi li quai tu narri, e monto de ço stupesco e maraveiase li cor infermi chi sum aora.