STUPORE s.m.

0.1 istupore, stupor, stupore, stupori; f: istipore.

0.2 Lat. stupor (DELI 2 s.v. stupire).

0.3 f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.): 1; Laude tosc., XIII ex.: 1.

0.4 In testi tosc.: f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.); Laude tosc., XIII ex.; Dante, Convivio, 1304-7; Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.).

In testi sett.: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.); Libro de conservar sanitate, XIV s.q. (venez.); Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

In testi mediani e merid.: Anonimo Rom., Cronica, XIV.

0.5 Locuz. e fras. stupore della mente 1; stupore di mente 1; stupore e ammirazione 1.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Stato di stordimento o di paralisi; incapacità o forte diminuzione delle proprie facoltà mentali, percettive o motorie (spec. in seguito a sorpresa o meraviglia). 2 Evento, fenomeno o stato di cose che suscita profonda meraviglia (per la sua singolarità o eccezionalità, per certi suoi aspetti o effetti inaspettati e sorprendenti). 2.1 [In partic. con valore spregiativo:] follia, comportamento sconsiderato.

0.8 Elisa Guadagnini 29.07.2015.

1 Stato di stordimento o di paralisi; incapacità o forte diminuzione delle proprie facoltà mentali, percettive o motorie (spec. in seguito a sorpresa o meraviglia).

[1] f Cassiano volg. (A), XIII ex. (sen.), Collaz. IX, cap. 27, pag. 161r.18: lo stupore dela subbita illuminatione inchiude al postucto ogni suon di voce... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[2] Laude tosc., XIII ex., 1.53, pag. 45: O anima raguarda con timore / lo stato di color che ssom passati, / conscidera et vedi cum stupore / che eran così belli et deliccati!

[3] Gl Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 25, pag. 422.10: che per vergogna io intendo tre passioni necessarie al fondamento della nostra vita buona: l'una si è Stupore; l'altra si è Pudore; la terza si è Verecundia [[...]] lo stupore è uno stordimento d'animo per grandi e maravigliose cose vedere o udire o per alcuno modo sentire...

[4] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 15, 82-93, pag. 296, col. 1.2: Visione estatica. Si è quando la mente no è alienada da stupore, ma è alienaa d'alcuna revelazione, la quale la tira e ocupa sí tutta, ch'altra revelazione né possança no adovera.

[5] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 26, 67-75, pag. 548, col. 2.4: Di stupore scarche, çoè, po' che lle dicte anime più no se meraveiono...

[6] Gl Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 15, pag. 349.12: Stupore è uno stordimento d'animo per grandi e maravigliose cose vedere, o udire, o sentire.

[7] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 11, pag. 363.20: Quelli pieni di stupore tacevano, e volti intra sè tenevano gli occhi e i visi fermi. || Cfr. Virg., Aen., XI, 120: «illi obstipuere silentes...».

[8] Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.), cap. 3, pag. 26.10: Onde quasi ogni gente ne venne in uno stupore e timore; e molti segni e maraviglie per gli Apostoli si faceano in Gerusalem...

[9] Libro de conservar sanitate, XIV s.q. (venez.), Deli veleni, pag. 29.12: per la soa freddura sì olçide segondo che è oppio, e conósesi per profu(n)ditate de sompno e stupore e freddo e greveça del pecti con angossa e p(er) color de plombo con tarditate de movimento.

[10] Gl f Zanobi da Strada, Moralia S. Greg., a. 1361 (tosc.), L. XI, pag. 464.8: Egli riducerà gli consiglieri in istolto fine e li giudici in istipore, cioè che li farà divenire senza sentimento. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[11] Gl Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 122, pag. 126.18: E lo fruto è rio al stomego. E sì è oppillativo e induse stupore, çoè privatiom dei sentimenti.

[12] Gl Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 266, pag. 281.31: Vertigene sì è una infirmitè del cavo, la qualle pare che tutte le cose vaga atorno. Stupore sì è una altra infirmitè, per la quale pare che l'omo abia de continuo sompno e no senta alguna cossa.

[13] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 29, 43-57, pag. 704.10: Con vista carca; cioè carica, di stupor; cioè di meravillia...

- Stupore della, di mente.

[14] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Rubriche, pag. 34.33: Capitol del stupor de la ment. || Cfr. Bart. Anglico, IX, 6: «De stupore sive cecitate rationis».

[15] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 43.23: stufa, overo bagni di vena o artificiali [[...]] Se vi stae entro di soperchio, o che ssia troppo caldo, [[...]] alcuna volta [[...]] ne nasce deboleçça, et un'altra infermitade, c'à nome stupore de la mente...

[16] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 9, 49-54, pag. 257.12: Euriale che s'interpetra lata profondità, stupor di mente, ovvero amenzia, quando la paura abbatte la mente...

- Stupore e ammirazione.

[17] Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.), cap. 42, pag. 182.25: e di questo divino miracolo fu grande stuporee ammirazione in tutto quel paese.

[18] Itinerarium volg., XIV sm. (tosc. occ.), cap. 13, pag. 149.5: E allora tutto il popolo idolatro e cateuno altro rimanevano con grande stuporee amirazione, dicendo come grandi meraviglie aveano vedute e non sapeano quello che dovessero oservare né tenere.

2 Evento, fenomeno o stato di cose che suscita profonda meraviglia (per la sua singolarità o eccezionalità, per certi suoi aspetti o effetti inaspettati e sorprendenti).

[1] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 634, pag. 232.21: E fu tante le case piene di tutti li beni, che non avevono signore, ch'era uno stupore...

[2] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1394] 11, pag. 284.10: Se noi non dimentichiamo te non è gran fatto, liberi fatti da ogni umana solecitudine; ma ttu avere noi in memoria, questo mi pare uno stupore...

[3] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 184.26: E fuoro stese queste menze per tutta la sala dello viecchio palazzo de Constantino e dello papa e lo palazzo nuovo, sì che stupore pareva a chi lo considerava.

2.1 [In partic. con valore spregiativo:] follia, comportamento sconsiderato. || Per recupero di un'accezione del lat. stupor.

[1] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. II, pag. 513.25: O Menelao, che stupor fo questo? Tu solo te n'andavi e lo osto e la muier toa era sotto un medesimo tetto. || Cfr. Ov., Ars am., II, 361: «Quis stupor hic, Menelaë, fuit?».

[2] Gl f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. II, [vv. 359-62], pag. 68v.39: o Menelao, che stupor et che fanthìa et che mateça fo che tu te partisti solo, çò è sença toa muier, et socto uno medesmo tecto, over casa, era lo hoste e la muier, çò è Paris et Helena? || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.