TEATRO s.m.

0.1 teatre, teatri, teatro, thatru, theatro, theatru; f: theatre, theatri. cfr. (0.6 N) theatra, theatris.

0.2 Lat. theatrum (DELI 2 s.v. teatro).

0.3 Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.): 1. || Ma cfr. 0.6 N.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Fatti dei Romani, 1313 (fior.); Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.).

In testi sett.: f Frontino volg., a. 1381 (bologn.); Arte Am. Ovid. (D), a. 1388 (ven.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Le forme teatre / theatre dei Fatti dei Romani, 1313 (fior.) sono francesismi non adattati per trascinamento dal testo base, e così sono latinismi non adattati le forme lat. theatra e theatris cit. in 0.6 N. Si è però scelto di registrare le occ. dei Fatti dei Romani, vista la natura particolare dell'opera, che è ricca di questo genere di prestiti ed è tale da rendere indecidibile se si tratti di vocaboli non compresi (e dunque riprodotti tali e quali) oppure di vocaboli compresi e pienamente integrati nel dettato senza adattamenti grafico-fonetici o morfologici.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Nei Miracole de Roma, XIII m. (rom.), come è usuale nell'opera per i nomi di edificio, compare in forma lat. (theatra, theatris) nel capitolo «De theatris de Roma» (cap. 41): «Theatra Titi et Vespasiani ad Catecumbas, theatra de Tarquinio et de li imperatori ad Septemsolia, theatra Pompegi ad Santo Laurentio in Damaso...».

0.7 1 [Con rif. alla Grecia e alla Roma antica:] edificio pubblico destinato alle rappresentazioni sceniche o a det. eventi della vita civile.

0.8 Elisa Guadagnini 07.10.2015.

1 [Con rif. alla Grecia e alla Roma antica:] edificio pubblico destinato alle rappresentazioni sceniche o a det. eventi della vita civile.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 22, pag. 263.26: Nel detto medesimo tempo i Censori il teatro della pietra in Roma comandaro che si facesse...

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. I, pag. 227.9: Ma tu maggiormente cerca nelli teatri fatti a volte, però che questi luoghi son più abondevoli di quello che tu disideri... || Cfr. Ov., Ars am., I, 89: «Sed tu praecipue curvis venare theatris...».

[3] Gl Comm. Rim. Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 194, pag. 878.19: Erano i teatri i luoghi dove i poeti ricetavano dinanzi al populo loro libri con maschere e drappi ric[c]hissimi ornati, sì come inanzi è scritto nel capitolo de' poeti.

[4] Fatti dei Romani, 1313 (fior.), pag. 203.6: egli andò insieme co' cittadini al teatre in guisa d'andare a solazo, isguardando i luogho dove si solea fare il giuoco del cierchio dele spade, secondo l'usanza di Roma, in una grande piaza, ove la comunitade dela giente si raghunava a vedere questo giuocho, ove i chavalieri si conbatteano ale spade.

[5] f Fatti de' Romani (H+R), 1313 (fior.), [Suet. Jul.] (H) 12, pag. 86.21: In quello tempo aveva una grande piaza a Roma cinta d'altisime mura, che l'uomo apellava cerchio o riamphitreatre; ché veramente theatre non è già ritondo, anzi è mezo ritondo, ma li ampiteatre è ritondo come uno cerchio.

[6] Gl Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 25, gl. m, pag. 16.23: Teatro è quasi come loggia, ove i Greci usavano di fare i loro consigli.

[7] Gl Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 38, gl. q, pag. 24.26: «Teatri» sono luoghi coperti e palesi, come le logge e li mercati, e posonsi chiamare bordelli, però ch'ivi si facevano li giuochi scenichi e, fatti li giuochi, tutto v'era pieno di puttane.

[8] Gl Comm. Arte Am. (B, Laur. XLI 36), XIV t.d. (fior.), ch. 34, pag. 820.23: ora parla del teatro, luogo ove per certi tempi dell' anno si faceano giuochi, come a noi è il correre del pallio e [a'] Viniziani il giuoco delle Marie e lo sposare del mare, a' Franceschi i torneamenti. Teatro, dice Papia, è quello nel quale s' inchiude la scena; hae figura di mezzo cerchio, nel quale tutti quelli che vi stanno veg[g]ono una qualunque cosa [[...]]. In quello stando il popolo in sulle gradora guatava i giuochi che ssi faceano di sotto.

[9] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 2, cap. 3, pag. 52.14: quando nel teatro, in mezzo di dui consoli, l' aspettar della confusa moltitudine con triunfale largizione saziasti? || Cfr. Boe., Cons. philos., II, 3, 8: «cum in circo duorum medius consulum...».

[10] a Ceffi, De amicitia volg. 1325/35 (fior.), cap. 8, pag. 64.38: Che romore è stato ora nuovamente nel teatro del nuovo exemplo della novella ch'àe trovata Marco Paucunio mio amico e mio hoste! || Cfr. Cic., De am., 8, 24: «Qui clamores tota cavea nuper in hospitis et amici mei M. Pacuvi nova fabula!».

[11] f Chiose a Valerio Massimo (A - FN1), a. 1336 (fior.), chiosa d [II.4.1], pag. 10r.37: Era il teatro come uno palazzo di mezzo cerchio ove i poeti faceano recitationi de' valenti uomini per animare il popolo a vertù, e quivi molte disputationi si fecero. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[12] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 2, cap. 5, vol. 1, pag. 96.13: «Per ki vinnisti tu a lu thatru, o severu Cato? Vinnistici tu per cannusciri et per vidiri li ioki et lu sacrificiu cu lu dulci fluvj et per a vidiri li sulazi qui se fannu per alegrari lu populu oy skittu però enci vinisti tu per andaritindi?».

[13] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 2, ott. 20.2, pag. 303: Quanto le donne allor fossero ornate, / ne' teatri, ne' templi e a' balconi / e per le vie mostrando lor biltate, / nol potrieno spiegare i miei sermoni...

[14] Gl Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 16, pag. 124.1: e 'l Teatro, luogo comune degli antichi giuochi...

[15] Gl f Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa [II.2.5], pag. 36v.1: Teatro è uno luogo comune ne la città, sì come la piazza o la corte, dove li cittadini si ragunano e ordinano loro consigli, e questa era usanza in Grecia. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[16] Gl f Chiose a Valerio Massimo (D - L. I-V), c. 1346 (tosc.), chiosa p [II.4.1-2], pag. 39r.4: Il teatro è detto da THEORO in greco, che è a dire 'vedere'; stavano gl'uomeni a vedere. [[...]] nel teatro erano due luoghi: uno per spazio contenente li raguardatori; l'altro, che chiamavano «scena», era per lo poeta che recitava la favola o il fatto onde nascea il giuoco, e quindi uscivano persone contrafatte in quello abito e abiti che richiedea la materia. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[17] Gl Comm. Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 53, pag. 690.18: Onde sappi che «teatro» era uno palagio, là ove si raunava il popolo di Roma, e ivi venia il poeta vestito di porpora con una maschera per celare il viso e recitava e leggeva alcuno suo libro, e nello recitare faceva gli atti che si convenia a quella cosa che elli recitava.

[18] f Rim. Am. Ovid. (Laur. 41.36), XIV pm. (fior.), Cap. [vv. 741-766], pag. 108v.3: vogli tu non usare le dan[çe] e ' giuochi che ssi fanno al luogo detto teatro... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[19] Gl Comm. Arte Am. (A), XIV pm. (pis.), ch. 39, pag. 564.19: [[teatri]] Cioè li luoghi oscuri e ombrosi unde vanno le donne [a] solaccio.

[20] Jacopo Passavanti, Tratt. vanagl., c. 1355 (fior.), cap. 3, pag. 267.16: andando egli al teatro, dove si raccontavano con canto e con loda l' opere virtuose di prodezza, di scienza e d' arte...

[21] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, conclusione, pag. 439.10: Le piagge delle quali montagnette così digradando giuso verso il pian discendevano, come ne' teatri veggiamo dalla lor sommità i gradi infino all'infimo venire successivamente ordinati, sempre ristrignendo il cerchio loro.

[22] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 10.5, pag. 12: qui non palazzi, non theatro o loggia, / ma 'n lor vece un abete, un faggio, un pino / tra l'erba verde e 'l bel monte vicino, / onde si scende poetando et poggia, / levan di terra al ciel nostr'intellecto...

[23] Gl Boccaccio, Chiose Teseida, 1339/75, L. 2, 20.2, pag. 303.1: [teatri]: teatro era generalmente ogni luogo publico, come oggi sono le loggie e i ridotti, come che alcuno per eccellenza avesse più quello nome che gli altri, sì come il Coliseo di Roma, il quale era teatro generalmente di tutti.

[24] f Frontino volg., a. 1381 (bologn.), L. III, [cap. 2], pag. 57v.14: Alcibiades [[...]] dimandò d'avere consiglio da loro [[scil. Agriçentini]], e nel teatro, nel quale secondo usança de' Greci se dava loco a consegliare, tenne longa disputacione... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[25] Gl Arte Am. Ovid. (D), a. 1388 (ven.), L. I, pag. 481.27: Ma tu maçormente caça in li grandi teatri, çoè palaçi, questi luoghi è più abondevel deli toi desiderii. || Cfr. Ov., Ars am., I, 89: «Sed tu praecipue curvis venare theatris...».

[26] Gl f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. III, [vv. 317-18], pag. 99v.14: en li theatri, çò è en li luoghi ove se fieva li çuoghi deli quali nuy havemo dicto de sovra... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[27] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. III, [vv. 633-34], pag. 115r.9: cum çò sia che en la cità sia cotanti teatri et luoghi (ove le donne andava a Roma a veder li solaçi et li guardiani non andava cum elle)... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- Estens. Luogo in cui si esercita un'attività pubblica.

[28] Epist. a Quinto volg., XIV (tosc.), Prosa, pag. 30.23: essendo questa teatro di mostra e prova di noi, il quale è pienissimo di gente, perché la provincia d'Asia abbonda d'uomini, e quella medesima per la sua grandezza fa questo teatro molto ampio e grande, e per gl'ingegni e la dottrina 'l fa molto sottile a giudicare di noi, e per sua condizione e proprietà è sì risonante che infino a Roma ogni cenno e ogni voce si rapporta... || Cfr. Cic., Ep. Quin., 42: «...qua re quoniam eius modi theatrum totius Asiae virtutibus tuis est datum...».