ZIZZA s.f.

0.1 ciçe, ciza, cize, sese, zizze; f: zizza.

0.2 Longob. *zizza (DELI 2 s.v. zizza).

0.3 Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.): 1.

0.4 In testi tosc.: Boccaccio, Amorosa Visione, c. 1342.

In testi mediani e merid.: Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.); Destr. de Troya, XIV (napol.); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

0.5 Locuz. e fras. bere la zizza 1.

0.7 1 [Anat.] Lo stesso che mammella (anche in contesti fig. e con valore metaf.). 1.1 [Rif. alla femmina di un animale].

0.8 Marco Maggiore 05.10.2017.

1 [Anat.] Lo stesso che mammella (anche in contesti fig. e con valore metaf.).

[1] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 1349, pag. 391, col. 1: che sia la moglie presa / senza nulla defesa; / in primo li siano prese / ambendora le sese, / per grande crudelitate / da pectu li siano cavate...

[2] Boccaccio, Amorosa Visione, c. 1342, c. 10.69, pag. 55: ed ancor quivi nella sua figura / palida, si vedeano i due serpenti / alle sue zizze dar crudel morsura.

[3] f Zanobi da Strada, Moralia S. Greg., a. 1361 (tosc.), L. XIX, cap. 8, pag. 769.14: La mia suora è picciola, e ancora non ha zizze; imperciò che certamente la santa Ecclesia inanzi che ella crescesse per operazioni di virtudi, niente poteva agli infermi uditori donare dottrina di predicazione. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[4] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 7, pag. 100.36: Cossì se maraviglyava de lo suo piecto lato e desciso equalemente, inde la quale lateze pareano levate le soy cize commo a duy pummi, li quali la maystra natura le avea 'nalzate a muodo de due tonde palle de una soza equaletate.

- Bere la zizza: succhiare il latte dal seno.

[5] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 21, pag. 193.27: e l'altro se clamava Astionaco, chi era minore de tre anni et ancora bevea la ciza...

1.1 [Rif. alla femmina di un animale].

[1] f Zanobi da Strada, Moralia S. Greg., a. 1361 (tosc.), L. XIX, cap. 14, pag. 778.5: Ma le lammie nudarono la mamma, overo la zizza, e nutricarono li catelli loro. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[2] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 69, pag. 183.9: Le barbole so' i(n) lo palato dellu c. sucta la lengua ad m(od)o de sese sicch(e)... || Cfr. Lorenzo Rusio, De cura equor., LXIX: «Barbulae sunt in palato equi sub lingua in modum siccae mammillae alicuius bestiolae».