0.1 leoncini, leoncino, lioncini, lioncino; f: lionçini.
0.2 Da leone.
0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.); f Davino Castellani, XIV sm. (lucch.).
In testi sett.: f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.).
0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto Vocabolario Dantesco.
A Doc. fior., 1274-84: Leoncino.
0.8 Luca Morlino 23.09.2015.
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 30.8, vol. 1, pag. 508: «Tendiam le reti, sì ch'io pigli / la leonessa e ' leoncini al varco»...
[2] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Malco, cap. 1, pag. 194.6: la leonessa vedendosi sentita, e temendo ch'altra gente maggiore non sopravvenisse, prese un suo leoncino in bocca, e la mattina per tempo fuggì...
[3] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 30, pag. 149.9: «Tendete le reti, sì che pigliamo la leonessa e' leoncini!»...
[4] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 30, pag. 761.19: parveli in quella furia che la moglie fosse una leonessa e figliuoli fossono leoncini, e però gridò: Tendiamo le reti sì ch'io pigli la leonessa e ' leoncini...
- [Come termine di paragone].
[5] f Commento a Ars am. (D), a. 1388 (ven.), L. II, [vv. 373-76], pag. 69v.9: la prima [[similitudine]] sì è delo çenghiaro, la segonda dela lionessa, quando ella lacta li lionçini. || DiVo; non att. da altre ed. nel corpus.
2 Fig. Uomo coraggioso e fiero (?). || Trattandosi di un elenco di persone appartenenti a casati diversi, sembra verosimile un signif. generico, piuttosto che un rif. a un'insegna (come s.v. leoncello 2.1).
[1] f Davino Castellani, XIV sm. (lucch.), E' non volea ser Moccio, 13: Messer Iohanni Guarzoni - con Iohanni Ser Bandini, / ancor Nappoleone - con ser Sardo Paladini, / tucti eram leoncini - d'armi coverti a ferro. || LirIO; non att. da altre ed. nel corpus.