MATERNO agg.

0.1 materna, materne, materni, materno.

0.2 Lat. maternus (DELI 2 s.v. materno).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 2.1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.); Dom. Benzi, Specchio umano, a. 1347 (fior.); Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.).

In testi sett.: Comm. Favole Walterius, XIV ex. (ven.).

In testi mediani e merid.: Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Stat. perug., 1342.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

0.7 1 Proprio o tipico di una madre, che proviene da una madre. Estens. Che mostra la tenerezza e la sollecitudine di una madre. 1.1 [Rif. a un legame di parentela:] per parte di madre. 2 Estens. [Con rif. al luogo in cui si è nati]. 2.1 Estens. [Con rif. alla lingua che si è appresa nell'infanzia e che si usa normalmente nel quotidiano].

0.8 Elisa Guadagnini 07.03.2016.

1 Proprio o tipico di una madre, che proviene da una madre. Estens. Che mostra la tenerezza e la sollecitudine di una madre.

[1] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 114, pag. 66.18: racordandosi delle materne lusinghe, le quali gl'amonivano, quando andavano alla bataglia, ch'elli con l'armi tornassero vivi nel loro aspecto o morti fossero recati ne l'armi. || Cfr. Val. Max., II, 7, ext.2: «...maternarum blanditiarum memores...».

[2] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Ilarione, cap. 3, pag. 161.36: fulle detto come Ilarione monaco stava quivi presso in una solitudine; onde costretta di tenerezza e pietà materna, dimenticandosi la pompa della sua nobiltà, prese compagnia d'alquanti servi e ancelle, e umilmente in su un asinello se n'andò al deserto...

[3] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 2, pag. 610.4: in quanto difetto di libidine siamo conceputi, e in che modo, e di che nel ventre materno siamo mutati...

[4] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 15, pag. 359.10: alcuna vegghiava a cullare il suo fanciullo per adormentarlo, consolandolo con quelle materne e dolci lusinghe...

[5] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 23, pag. 93.14: E però, carissime figliuole e vere ispose di Jesù Cristo, amatevi insieme con amore di fuoco di Spirito Santo, dica ciascuna quello che piace l'una a l'altra; le maggiori riprendano le minori con materno amore, piatosamente le gastighino...

[6] Boccaccio, Decameron, c. 1370, II, 6, pag. 117.30: da occulta vertù desta in lei alcuna ramemorazione de' puerili lineamenti del viso del suo figliuolo, senza aspettare altro dimostramento con le braccia aperte gli corse al collo; né la soprabbondante pietà e allegrezza materna le permisero di potere alcuna parola dire...

[7] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 1, cap. 4, pag. 236.6: Il luogo ove sta la creatura umana nel ventre materno si è uno certo recettaculo o vero ventriculo, il quale il sopradetto seme generativo riceve...

[8] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 1.69, pag. 5: Costui di bever vin no avrà diffecto / nè d'altra cosa bassa ch'el disconça, / ma demtro al materno alvo vien p(er)fecto / et plen de Spirto sancto...

[9] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 44.58, pag. 34: sia benedetto il fiume e le chiar'onde, / dove la petra a riva commosse / di valor in valor materno amore...

[10] Comm. Favole Walterius, XIV ex. (ven.), 32.8, pag. 23: com'el cavreto ch'ai dulzi comandi / de la materna capra fo perfecto.

1.1 [Rif. a un legame di parentela:] per parte di madre.

[1] Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.), L. 3, cap. 57, vol. 1, pag. 325.16: e comandò che lo zio materno e il marito della pulcella [[...]] fossero menati in prigione...

[2] Stat. perug., 1342, L. 2, cap. 35, par. 1, vol. 1, pag. 406.3: Se alcuna femena fo overo sirà dotata da pate overo mate overo fratello overo avolo materno overo paterno...

[3] f Valerio Massimo (red. V2), c. 1346 (tosc.), L. IV, cap. 7, pag. 117r.16: Come serebbono tenuti buoni cavallieri questi di Gracco s'egli avessono voluto entrare ne la setta della vita del padre overo de l'avolo materno! || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Val. Max., IV, 7, 2: «...si aut patris aut materni aui...».

[4] Deca terza di Tito Livio, XIV m. (fior.), L. 7, cap. 19, pag. 229.15: orbo lasciato dal padre e appo Gala re de' Numidi suo materno avolo nutricato...

[5] f Deca terza (B), L. III-IV, XIV m. (tosc.), L. IV, cap. 8, pag. 91, col. 1.4: Erano con Hanibale due nobili giovenetti, Ypocrate e Epycide, i quali erano nati ad Cartagine ma erano di nazione siragusani, discesi d'un loro avolo sbandito de Siragusa, et erano cartaginesi per generazione materna. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed. Cfr. Liv., XXIV, 6, 2: «Poeni ipsi materno genere».

2 Estens. [Con rif. al luogo in cui si è nati].

[1] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 4, pag. 113.9: Appollo [[...]] con desiderio rivede la materna Delo... || Cfr. Verg., Aen., IV, 144: «...ac Delum maternam invisit Apollo...».

2.1 Estens. [Con rif. alla lingua che si è appresa nell'infanzia e che si usa normalmente nel quotidiano].

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 26.117, vol. 2, pag. 454: «questi ch'io ti cerno / col dito», e additò un spirto innanzi, / «fu miglior fabbro del parlar materno.

[2] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 24, pag. 452.9: Bonagiunta e li predetti due [[...]] non sanno più che lla materna lingua, e sono contenti di spremere loro concetto in loro parlare, purchè concordino le rime.

[3] Dom. Benzi, Specchio umano, a. 1347 (fior.), pag. 159.8: E pognamo che con volgare materno facto, non perciò sia spregiato, ché latino mai mia lingua non apprese...

[4] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, Accessus, par. 19, pag. 5.10: molto più d' arte e di gravità ha nel parlare latino che nel materno.

[5] Gl Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 26, 115-127, pag. 632.19: del parlar materno; cioè del parlare vulgare che insegna la madre al fanciullo, e però lo chiama materno.