0.1 abrobio, approbrio, brobbi, brobbio, brobio, obbrobbio, obbrobbrio, obbrobi, obbrobî, obbrobii, obbrobio, obbrobri, obbrobrii, obbrobrij, obbrobrio, obbrobrj, obobrio, obprobio, obprobrie, obprobrio, obrobbio, obrobbrio, obrobi, obrobii, obrobio, obrobj, obrobri, obrobrii, obrobrio, opbrobrio, opprobrio, opprobriu, oprobrio, probio.
0.2 Lat. opprobrium (DELI 2 s.v. obbrobrio).
0.3 Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.): 1.
0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Albertano volg., 1275 (fior.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi).
In testi sett.: Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.
In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Poes. an. perug., XIV (2); Stat. Montecassino, XIV (luc.).
In testi sic.: Simone da Lentini, 1358 (sirac.).
0.7 1 Atto, comportamento o stato degno di grande infamia e disonore, ignominia; sentimento di disprezzo e di abominio che ne deriva. 1.1 Locuz. prep. In obbrobrio di: con infamia di (qno o qsa) o con pessima fama (presso qno). 1.2 Plur. Insulti. 2 Chi è reputato disprezzabile ed è motivo di disonore.
0.8 Cosimo Burgassi 06.12.2016.
1 Atto, comportamento o stato degno di grande infamia e disonore, ignominia; sentimento di disprezzo e di abominio che ne deriva.
[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 3, cap. 11, pag. 222.8: Et non è male nè neuna malvagità nè felonia, che la dellettanza e la cupidità de la libidine non ti faciesse fare, e che non ti comovesse a ffare adulterio, obobrio, e ognie retà...
[2] Albertano volg., 1275 (fior.), L. II, cap. 23, pag. 155.3: «Chi [è] adoltero p(er) povertade di cuore, p(er)derà l'anima sua; (e) disinore et brobbio rauna a sé ke mai non si disfae».
[3] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), Liber cons., cap. 48: quello che ti feno p(er) cagione d'onore da(n)doti podestà sop(ra) loro [et] singnoria vuoli co(n)vertire a vitoperio (et) ad obprobio se(m)piternale.
[4] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 43.191, pag. 161: ad alcuno sì ne desponsate, / che deia de noi aver pietanza, / che opprobrio ne tolla e vilitate / e rendane lo pregio e l'onoranza.
[5] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 8, pag. 209.3: Quel popolo ch'ora è, e ancora è a nasciare, desidera la battaglia: perchè noi siamo vivi, possiamo morire franchi; e mia moglie e' miei figliuoli, se voi fuste venti, saremo nell'obrobrio e ne la caccia di Cesare.
[6] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 6a, cap. 55, vol. 2, pag. 516.16: Anco, statuimo et ordiniamo che qualunque diciarà o vero ardirà dicere denanzi a li detti [[...]] alcune parole ingiuriose o vero le quali pertenessero a disnore o vero obrobio loro o vero del comune o vero del popolo di Siena o vero d'alcuno di loro per cagione del loro officio o vero per altro modo, sia punito...
[7] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 30.10, pag. 214: che mostrando che 'lo ria / cum resplendente vigô / de richeze e fazo onor, / chi in mendor passa via, / tropo rende soza ensia / de probio e desenor, / com morte pina de desenor / chi per deleti se congria.
[8] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 4, 55-63, pag. 96, col. 2.6: atribuire gli atti umani, che segueno la passion del corpo, no è stulto a dire quilli esser casonadi dai celi, et ai movementi et aspetti di corpi celesti referire l'onore e lo obrobrio che segue a quilli atti...
[9] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 33, pag. 161.8: tuti hi to' servi son in confuxion e fi fachio obprobrio e onta e dexenor a quî chi t'adoran e curan del to' honor.
[10] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 8, cap. 11, vol. 1, pag. 428.6: E nota che come i Cristiani fanno loro podere di raquistare la Terrasanta per boti, [[...]] per simile modo fanno i Saracini per racquistare la Spagna, [[...]] la quale ancora tengono di qua da mare i Saracini a grande obbrobbio e vergogna de' Cristiani.
[11] Sam Gregorio in vorgà , XIV m. (lig.), L. 1, cap. 1, pag. 76.20: E per questo modo lo pexo de lo monte levà l'oprobrio de la irision de quelo santo omo.
[12] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 11, pag. 47.19: Et si in tuttu lu mundu sia nunciata chista virgogna, per vuy fatta a mi, et a vuy serrà opprobriu et virgongna sempiterna per lu speriuriu vostru...
[13] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 126, Natività Maria, vol. 3, pag. 1114.1: Però che la prima femmina de la nostra gente, Sara, or non sostenne ella il brobbio de la sterilitade infino al novantesimo anno...
1.1 Locuz. prep. In obbrobrio di: con infamia di (qno o qsa) o con pessima fama (presso qno).
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 14, pag. 179.11: li cui figliuoli non regi ora, ma servi vili e mizeri tenuti oveché vanno, in brobbio e in deriso d'altra giente!
[2] Cronica fior., XIII ex., pag. 148.14: Onde per questa opera nacque molto male in brobbio della città e di cittadini...
[3] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 26.85, vol. 2, pag. 450: ma perché non servammo umana legge, / seguendo come bestie l'appetito, / in obbrobrio di noi, per noi si legge...
[1] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 14, pag. 117.30: Et prendere questa infermità del corpo per montare in alto, c'insegnoe Cristo in della passione sua, sostenendo li obbrobrij et le maledictioni et li tormenti.
[2] Poes. an. perug., XIV (2), 2.14, pag. 13: Nullo de voie sosterria / tante obprobrie de sé odire. / Co' non guardate, o gente rea, / le gran sentenze e 'l dur perire / dei vicin ch'atorno stanno, / quant'aggian per l'ofese danno?
2 Chi è reputato disprezzabile ed è motivo di disonore.
[1] Bono Giamboni, Trattato, a. 1292 (fior.), cap. 31, pag. 153.8: Non sono questi quegli cui noi avemo a dispetto e quasi per uno obrobio del mondo, e avavamo la vita loro come se fusero matti?
[2] Cavalca, Specchio di croce, a. 1333 (pis.), cap. 19, pag. 86.6: Io son fatto obbrobrio degli uomini ed abiezione del popolo.
[3] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), [1376] 24, pag. 353.31: Dio umiliò sé medesimo, pigliando forma di servo non solamente come uomo, ma obprobio del popolo.
[4] Stat. Montecassino, XIV (luc.), pag. 27.19: Yo so verme (et) no(n) h(om)o, obrobrio de li homini (et) spreczato de la gente.