0.1 eschifa, eschivo, ischifo, ischiva, schif', schifa, schife, schiffo, schifi, schifo, 'schifo, schiva, schive, schivi, schivo, scifa, scifi, scifo, scivo, sgivio, skifo, sschifo.
0.2 Da schifare.
0.3 Parafr. Decalogo, XIII m. (?) (bergam.): 1.1.
0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Doc. prat., 1305; Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.); Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.).
In testi sett.: Parafr. Decalogo, XIII m. (?) (bergam.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Tristano Cors., XIV ex. (ven.).
In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; a Apologhi reat., XIV.
0.5 Locuz. e fras. avere a schifo 1.1; avere in schifo 1.1; avere schifo 1.1; fare schifo 1.1;farsi schifo 1.1; recare a schifo 1.1; schifo di 2; tenere a schifo 1.1; venire schifo 1.1.
0.6 N Si riuniscono i tipi schifo e schivo, che in it. antico sembrano rappresentare varianti diatopiche (o dovute a esigenze di rima) piuttosto che lessemi distinti come oggi (v. schifare).
0.7 1 Disprezzo o disgusto nei confronti di qsa o qno che si giudica indegno o ignobile. 1.1 Locuz. verb. Avere (a)schifo (di qsa); avere in schifo / fare, farsi schifo (di qsa) / recare a schifo / tenere a schifo / venire schifo (di qsa): disprezzare o disdegnare (qno o qsa). 2 Agg. Che rifugge da qno o qsa che disprezza, non tollera o di cui prova disgusto; avverso, refrattario, nauseato (anche in contesto fig.). 2.1 Che ha un contegno altezzoso, che rifugge dagli altri o dal gusto comune (anche in contesto fig.). 2.2 Di cui si può disporre, accessibile. 2.3 [Con connotazione pos.:] che mantiene il riserbo, pudico.
0.8 Cosimo Burgassi 18.10.2016.
1 Disprezzo o disgusto nei confronti di qsa o qno che si giudica indegno o ignobile.
[1] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 25, vol. 1, pag. 209.5: uno Angelo andando in specie di uomo per un deserto con un romito, trovando uno corpo morto fetente non si turò il naso; ma trovando poi un bello giovane peccatore, sì ne mostrò grande schifo...
[2] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 32, pag. 469.15: E dice che vide più de mille visi cagnaci, idest aracagnazi, de li qual D. gli ne venne riprezo, idest schiffo.
1.1 Locuz. verb. Avere (a) schifo (di qsa); avere in schifo / fare, farsi schifo (di qsa) / recare a schifo / tenere a schifo / venire schifo (di qsa): disprezzare o disdegnare (qno o qsa).
[1] Parafr. Decalogo, XIII m. (?) (bergam.), 91, pag. 422: ol pader che era vegio se spudava, / e 'l fiol l'aviva in schifi e sì 'l piava / per li cavelli...
[2] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2591, pag. 265: o se ti se' sforzato / di parer per le vie / miglior che tu non sie; / o s'hai tenuto a schifo / la gente, o torto 'l grifo, / per tua grammatesia...
[3] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De quinquaginta curialitatibus ad mensam, 168, pag. 321: On mosca on qualk sozura entro mangiar vezando, / Tax, ke no habian sgivio quii k'en al desc mangiando.
[4] Doc. prat., 1305, pag. 455.10: Queste cose no· le abiate a schifo, p(er)ciò ch'elle no(n) vi si dicono sa(n)ça cagione...
[5] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 31.122, vol. 1, pag. 539: mettine giù, e non ten vegna schifo, / dove Cocito la freddura serra...
[6] Filippo da Santa Croce, Deca prima di Tito Livio, 1323 (fior.), L. 10, cap. 8, vol. 2, pag. 381.27: non abbi a schifo di ricevere noi nel numero de' sacerdoti. Noi rechiamo con noi molti pregi e molte onoranze... || Cfr. Liv., X, 8, 7: «Ne fastidieris nos in sacerdotum numerum accipere».
[7] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 361, pag. 380.14: "Sì vi dico - dic'elli - che, se lo re non se ne fa schifo, l'uopara è accivita e adempita".
[8] Cavalca, Specchio de' peccati, 1333 (pis.), cap. 6, pag. 46.26: Al postutto, o buono Iesù, per la mansuetudine, e per la piatà che di te si predica, corriamo dopo gli odori delli tuoi unguenti, vedendo, che tu non hai a schifo i poveri, e non cacci i peccatori...
[9] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 6, vol. 2, pag. 23.5: Nonne avere a schifo lo mio consiglio: pensa d'avere grande nominanza tra gli uomeni, di sapere fare le tele... || Cfr. Ov., Met., VI, 30: «Consilium ne sperne meum».
[10] Jacopo Passavanti, Tratt. superb., c. 1355 (fior.), cap. 3, pag. 193.10: Ella non degna sì basso, e le pare essere sì grande, che le viene ischifo delle sue pari...
[11] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 148, pag. 343.27: e se il dito, che è cosí piccolo membro, ha male, il capo non si reca a schifo perché sia maggiore e piú nobile che tutta l'altra parte del corpo, anco il soviene con l'udire, col vedere, col parlare e con ciò ch'egli ha.
[12] Tristano Cors., XIV ex. (ven.), pag. 40.25: «Coment, ser cavaler malvaxio» ciò dixe Dinadan «fati vuj eschivo de dir el vostro non, cossì con se ciò fosse una gran consa? Se vuj no iel dì, io iel dirò veementi».
2 Agg. Che rifugge da qno o qsa che disprezza, non tollera o di cui prova disgusto; avverso, refrattario, nauseato (anche in contesto fig.).
[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 5, pag. 93.5: el naso, del quale escie tanto fastidio, ène posto sopra la bocca, la quale ène schifa...
[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 117.3, pag. 153: Se 'l sasso, ond'è più chiusa questa valle, / di che 'l suo proprio nome si deriva, / tenesse vòlto per natura schiva / a Roma il viso et a Babel le spalle...
- Schifo di (qno o qsa).
[3] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 26.45, vol. 2, pag. 445: Poi, come grue ch'a le montagne Rife / volasser parte, e parte inver' l'arene, / queste del gel, quelle del sole schife, / l'una gente sen va, l'altra sen vene...
[4] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 5.51, pag. 57: Et ben son posti qui, al mi' parere, / li Centauri, che vanno saettando / qual fosse schifo di quel sangue bere...
[5] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 3, pag. 32.11: Al quale fiume per passare introduce l'Autore uno demonio chiamato Caron [[...]] ch'ancora è schifo di passare uomini vivi...
[6] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 2, cap. 18, pag. 268.10: Similemente la nostra lussuria è oltre a quella d'ogni altro animale dissoluta. Neuna pregnezza delle nostre donne ci fa schifi [[ed.: schifa]] d'usare con quelle...
[7] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. VI (ii), par. 14, pag. 368.34: troppo salato o troppo acetoso o troppo forte di spezie o del contrario a queste, o sapesse di fummo o di fritto o di sapor simile, del quale il gusto è schifo.
[8] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 202.10, pag. 251: Ne gli occhi, nel parlar mostra di certo / Un cor sovra celeste, intero e schivo / Di questi ben mondan', caduchi e bassi.
[9] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. II [Dubbie], 41.9, pag. 218: La dolce Ave Maria di grazia plena [[...]] fuor di miseria e delle genti crude, / divoto priego, ch'alla vaga riva / di coscïenza, con pietà rassegna, / guidi la barca mia di porto schiva...
[10] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 55, terz. 85, vol. 3, pag. 119: Dante fu bene assai presuntuoso, / e co' Laici poco conversava, / e di tutti era schifo, e disdegnoso.
[11] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 4, pag. 23.1: Molto èe schifo de le penne, ed imperò lo guarda al più che poi, che le soi penne non siano toccate.
[12] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 87, pag. 199.1: Era lunghissimo e maghero, con uno smisurato gorgozzule; ed era molto schifo d'udire o di vedere brutture...
2.1 Che ha un contegno altezzoso, che rifugge dagli altri o dal gusto comune (anche in contesto fig.).
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 25, pag. 302.24: O, se gustare poteste, amico tradolse mio, con sano vero palato, che gioia dolse, chiara e chara rende vertù e lla conoscie ed ama, verrebbe scifo e altero l'animo vostro, scifando e disdegnando onni altra cosa, potendo essa gustare!
[2] Poes. an. urbin., XIII, 25.107, pag. 598: So' stato troppo skifo e mmolto desdegnoso, / siccomo lo çitello, k'è superclo e llangnoso...
[3] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 25, pag. 120.5: E però dicie Dante: che egli non va chon suoi fratelli per uno camino, però che Chago fu ladro, e gli altri centauri fuoro huomini di grande cuore e schifi, e feciero magnifiche cose e belle operationi.
[4] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 8, pag. 409.17: Non ha alcuna stabilità in se, ed è molto schifo, e vuole vivere molto delicato, e stare ad agio, ed essere servito, che pare, che sia fratello del re Tracio, lo quale fu molto superbo, e vezzoso.
[5] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 10, cap. 136, vol. 2, pag. 337.13: Questo Dante per lo suo savere fue alquanto presuntuoso e schifo e isdegnoso...
[6] Pistole di Seneca, XIV m. (fior.), 119, pag. 397.29: La fame non è punto schifa, ella si tiene contenta di cessare, sanza curarsi della cosa, che cessare la faccia.
[7] a Apologhi reat., XIV, 9.5, pag. 673: Lu cervo era schifo et bene lucente / et del fugire erane saccente.
2.1.1 Sost. Chi ha gusti eccessivamente delicati; chi è schizzinoso e scontroso.
[1] Pistole di Seneca, XIV m. (fior.), 77, pag. 198.23: Il savio uomo, o 'l coraggioso, o 'l misero, non solamente può vuolere morire, ma lo schifo, e 'l morbido. || Cfr. Sen., Ep., IX, 77, 6: «etiam fastidiosus».
[2] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 411-20, pag. 114.26: sì fanno il covacciolo sentir del leone, che nelle chiane di mezza state con molta meno noia dimorerebbe ogni schifo, che vicino a quello.
[3] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 165, pag. 407.30: brutto più che altro uomo, che sempre el naso e gli occhi gli colava; tanto era goloso che sempre le cose altrui andava cercando; fuggito era da' schifi, dagli altri era accettato...
- Fig. [Con rif. al naso in quanto organo schifiltoso].
[4] Ventura Monachi (ed. Mabellini), a. 1348 (fior.), Io vedo ben.11, pag. 104: Ma che fe' a far denanzi al viso un corno / De carne molle che se chiama naso / Supra lo schifo et al girar d'intorno, / Spion de puzza et di sozzura vaso / Et di chi 'l porta vergognoso scorno / Se per sciagura alquanto n'è giù raso?
2.1.2 Sost. [Come personificazione della ritrosia].
[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 11.10, pag. 22: Amico, sta sicuro, / Ché quello Schifo si à sempre in usanza / Ch'a· cominciar si mostra acerbo e duro.
2.2 Di cui si può disporre, accessibile.
[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 197.3, pag. 220: Il primo re di Persia, come scrive / la storia, Astriage si trovoe, / a cui le vision non furon schive...
2.3 [Con connotazione pos.:] che mantiene il riserbo, pudico.
[1] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Mortis, 8, pag. 236: Quella leggiadra e gloriosa donna / Ch'è oggi ignudo spirto e poca terra, / E fu già di valore alta colonna, [[...]] E d'un bel viso e de' pensieri schivi, / D'un parlar saggio e d'onestate amico.
[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 225.10, pag. 287: Poi le vidi in un carro triumphale, / Laurëa mia con suoi santi atti schifi / sedersi in parte, et cantar dolcemente.