PALPA s.f.

0.1 palpe.

0.2 Da palpare.

0.3 Lunardo d. G., XIII sm. (pis.): 1.

0.4 Att. unica nel corpus.

0.6 N L'intero contesto è stato soggetto a diverse interpretazioni dalla critica, a causa della difficoltà posta dal termine palpe, inteso a volta a volta come sost., tra gli altri da Contini, PD, vol. I, p. 291 (ma dubitativamente, 'palpito'), e Capovilla, Sì vario stile, pp. 139-40 ('tormento, maltrattamento', asseverato in Capovilla, Dante e i pre-danteschi, p. 105); o come verbo, in ultima da Berisso, PSs, III, p. 148 ('tremare'). Quest'ultimo rifiuta l'interpretazione di palpe come sost., in quanto si tratterebbe di hapax assoluto. Ciò tuttavia non sembra ragione decisiva, se si ritenga il sost. creazione estemporanea di Lunardo, per ragioni di rima, come fa Capovilla, che ritiene palpe un deverbale diretto da palpare, col medesimo signif. che avrà, ancora in rima, nello ps.-dantesco Iacopo, i' fui (v. palpare 1.5 [1]).

0.7 1 Brancicamento fastidioso e assillante. Fig. Tormento, maltrattamento.

0.8 Zeno Verlato 03.10.2017.

1 Brancicamento fastidioso e assillante. Fig. Tormento, maltrattamento.

[1] Lunardo d. G., XIII sm. (pis.), 39, pag. 291: odit'ho in saggia parte, / mant'ha di male palpe...