SFAVILLARE v.

0.1 isfavillando, isfavillante, isfavillare, isfavillava, sfavilare, sfavilla, sfavillan, sfavillando, sfavillano, sfavillante, sfavillanti, sfavillar, sfavillare, sfavillaro, sfavillassono, sfavillata, sfavillava, sfavillavano, sfaville, sfavilli, sfavillo, sfavillò.

0.2 Da favilla.

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321;Cicerchia, Passione, 1364 (sen.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).

In testi sett.: <Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.)>.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto Vocabolario Dantesco.

0.7 1 Sprigionare faville, scintillare. 1.1 [Con rif. alla luce fiammeggiante degli angeli o dei beati nel Paradiso dantesco]. 1.2 Produrre, emettere esternamente (materiale incandescente, raggi, fiamme) (anche in contesto fig.). 2 Estens. Irradiare una luce vivida, con bagliori di maggiore intensità. 2.1 [Con rif. alla luce della carità, dello Spirito Santo, della fede:] risplendere intensamente, rivelarsi attraverso il proprio splendore. 2.2 Fig. [Con rif. agli occhi]. 2.3 [Con rif. a un sentimento, una qualità:] rendersi evidente, manifestarsi esternamente.

0.8 Barbara Fanini 15.11.2017.

1 Sprigionare faville, scintillare.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 1.59, vol. 3, pag. 10: Io nol soffersi molto, né sì poco, / ch'io nol vedessi [[scil. il sole]] sfavillar dintorno, / com' ferro che bogliente esce del foco...

[2] Fazio degli Uberti, Rime d'amore, a. 1367 (tosc.), 6.38, pag. 16: Da l' altra parte il fuoco, in ch' io avampo, / quanto piú mi consuma e piú mi scalda: / non ho lembo né falda, / che come ferro ch' arda non sfavilli.

1.1 [Con rif. alla luce fiammeggiante degli angeli o dei beati nel Paradiso dantesco].

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 28.90, vol. 3, pag. 468: E poi che le parole sue [[scil. di Beatrice]] restaro, / non altrimenti ferro disfavilla / che bolle, come i cerchi sfavillaro.

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 20, pag. 451.10: e così come si dimostrano ascendendo di sopra l'orizzonte, così quelle anime dell'aquila sfavillando, a più ed a più si faceano note...

- Sost.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 21.41, vol. 3, pag. 347: tal modo parve me che quivi fosse / in quello sfavillar che 'nsieme venne, / sì come in certo grado si percosse.

[4] <Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.)>, c. 26, 91-102, pag. 585, col. 2.3: sí come per lo movemento extrinseco d'uno animale si extima lo vero de so apetito, cussí per lo sfavilare e movemento di radii de quel quarto lume extimava la benvolençia e voglia, ch'avea l'alma...

1.2 Produrre, emettere esternamente (materiale incandescente, raggi, fiamme) (anche in contesto fig.).

[1] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), II, ott. 30.5, pag. 29: Certo piú bella Filis o Cammilla / non furon di costei, che si rammenti; / ché, quando gli occhi volge, sí sfavilla / un fuoco che, portato fra tre venti, / dá caritá, dá fede e dá speranza / nel cuor di chi la mira per sua manza.

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 14.16, pag. 223: Etna vedi, che il fuoco sfavilla / per due bocche, con mugghi, in su la vetta, / sì che vi fa tremar presso ogni villa.

[3] Fioretti S. Francesco, 1370/90 (tosc.), cap. 29, pag. 153.22: era sì grande il percuotere che faceano insieme le pietre nel rotolare, che sfavillavano fuoco orribile per la valle...

1.2.1 Fig.

[1] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. II [Dubbie], 35.56, pag. 194: L' ardentissimo fuoco, ond'io sfavillo / parole sì cocenti...

2 Estens. Irradiare una luce vivida, con bagliori di maggiore intensità.

[1] Ceffi, Epistole eroiche, 1320/30 (fior.), ep. Ero, pag. 186.5: Mentre ch' io scrivea, o Leandro, questa lettera, il lume, che m' era dinanzi acceso, sfavillò; e, sfavillando, mi diede buoni segnali, al mio parere.

[2] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 68, pag. 227.6: Ma Marte, che di ciò si accorse, sfavillando corse in quella parte, e lei nella sua luce nascose, faccendo loro impauriti tutti di quindi fuggire.

[3] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 23, 94-108, pag. 601.8: imperò che come le bilancie cigolano, quando pesano grave peso; così cigolano ellino, piangendo e sfavillando...

- Illuminarsi (per un'emozione improvvisa). Anche pron..

[4] Boccaccio, Amorosa Visione, c. 1342, c. 50.30, pag. 214: Ristette allora, ed io tanta dolcezza / presi della promessa, che nel viso / tututto sfavillava d'allegrezza.

[5] Cicerchia, Passione, 1364 (sen.), ott. 71.3, pag. 326: E fiso 'l guarda l'ostïari' ancilla, / in vèr di lu' incominciò a parlare, / dicendo a lui, e tutta si sfavilla...

2.1 [Con rif. alla luce della carità, dello Spirito Santo, della fede:] risplendere intensamente, rivelarsi attraverso il proprio splendore.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 7.65, vol. 3, pag. 108: La divina bontà, che da sé sperne / ogne livore, ardendo in sé, sfavilla / sì che dispiega le bellezze etterne.

[2] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 24.31, pag. 52: e cominciò tanto a crescer la fede / che crede che non vede, / ché per lo mondo sfavillando andava...

- Sost.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 14.76, vol. 3, pag. 231: Oh vero sfavillar del Santo Spiro! / come si fece sùbito e candente / a li occhi miei che, vinti, nol soffriro!

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 18.71, vol. 3, pag. 300: Io vidi in quella giovïal facella / lo sfavillar de l'amor che lì era / segnare a li occhi miei nostra favella.

2.2 Fig. [Con rif. agli occhi].

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 160.6, pag. 216: Dal bel seren de le tranquille ciglia / sfavillan sì le mie due stelle fide, / ch'altro lume non è ch'infiammi et guide / chi d'amar altamente si consiglia.

- Sost.

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 111.11, pag. 147: I' mi riscossi; et ella oltra, parlando, / passò, che la parola i' non soffersi, / né 'l dolce sfavillar degli occhi suoi.

2.3 Fig. [Con rif. a un sentimento, una qualità:] rendersi evidente, manifestarsi esternamente.

[1] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 33.41, pag. 782: io ne canto, / però che 'n quel tutta la mia bellezza / arde e sfavilla, Venere seguendo, / per cui spero tener la somma altezza, / dov' io rimiro sempre più ardendo.

[2] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), II, ott. 40.8, pag. 32: O nobil donna di virtú gradita, / il cui valor per tempo non s' arretra; / o vago lume, ne la qual pupilla / la deitá d' amor sempre sfavilla!