REZZO s.m.

0.1 orezza, orezzo, orregge, reçço, reço, rezo, rezzo; f: oreggio. cfr. (0.6 N) dorezza.

0.2 Da orezzare (DELI 2 s.v. rezzo).

0.3 Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.).

In testi sett.: Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Marino Ceccoli, XIV pm. (perug.).

N Le att. in Jacopo della Lana e Maramauro sono cit. dantesche.

0.5 Si riuniscono qui per ragioni semantiche il tipo rezzo e la variante priva di aferesi orezzo.

Anche s.f. (orezza).

Locuz. e fras. al rezzo 2, 2.1.1, 2.3; eterno rezzo: 2.2.1.

0.6 N La forma dorezza in Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 1, 121-129, pag. 28.38 e 39 («per esser in parte Dove dorezza; cioè u'è ombra sì, che il sole nolla vede: quello che noi diciamo rezzo, altri dicono dorezza ») è una voce fantasma dovuta a fraintendimento di «ad orezza» (Purg. 1.123).

0.7 1 Aria fresca; brezza leggera e piacevole (anche in contesti fig. e con valore metaf.). 1.1 S.f. 2 Spazio ombroso e ventilato su cui non batte il sole. Al rezzo: all'ombra, in luogo piacevolmente fresco (anche fig.). 2.1 [In partic.:] lo stesso che frescura. Estens. Riposo, refrigerio. 2.2 [In partic.:] zona fredda del globo terrestre non raggiunta dall'irraggiamento solare. 2.3 Al rezzo: sottoterra.

0.8 Marco Maggiore 15.11.2017.

1 Aria fresca; brezza leggera e piacevole (anche in contesti fig. e con valore metaf.).

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 73, pag. 356.16: dicesi de la palma - quella che fa i datteri è femina, quella ch'è sterile è il maschio - non può fare datteri la femina s'ella non è a llato al maschio, che viene il vento, e pur per l'orezzo suo la fa fruttificare.

[2] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 20, vol. 1, pag. 67.11: però che non à niuna finestra, donde possa venire nè orezzo, nè vento...

[3] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 9, cap. 44, vol. 2, pag. 347.16: però che tanto avieno speso, che premendo loro borse niente vi si potea trovare se non vento e rezzo.

[4] f Bonsignori, Metam. Ovid., 1375-77 (umbr.-tosc.), L. VII, cap. 48, pag. 371.6: uno maladetto, e non so chi se fosse, sì me udiva e fallì molto forte, perciò che credea ch'io chiamasse l'Aurora ninfa, ed io chiamava l'aura, cioè l'oreggio del vento. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

- [In partic. rif. alla brezza che spira alle prime luci dell'alba].

[5] Chiose Sfera, p. 1314 (fior., pis.), III, 94, pag. 196.14: ed avenga che nnoi diciamo che 'l nostro maggiore die che noi aviamo sia 18 ore, ciò non è vero, imperciò che noi cominciamo il die quando comincia ad aparire l'aurora, cioè l'orez[z]o del dì... || Per confusione paretimologica tra aura e aurora; v. aurora.

[6] Gl <Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.)>, c. 17, 85-93, pag. 449, col. 2.7: Rezzo è l'ora del dí ... || Intendi ora come aura 'vento leggero'.

1.1 S.f.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 24.150, vol. 2, pag. 422: tal mi senti' un vento dar per mezza / la fronte, e ben senti' mover la piuma, / che fé sentir d'ambrosïa l'orezza.

[2] Marino Ceccoli, XIV pm. (perug.), 22.7, pag. 685: Io son colui, che per fortuna ria / eletto fui tra le profane gregge, / condutto da vertù de fredde orregge / en parte ove salute se desvia.

[3] Fazio degli Uberti, Rime d'amore, a. 1367 (tosc.), 4.8, pag. 11: E son coperti i poggi, ove ch'io guati, / d'un verde che rallegra i vaghi cori / e con soavi odori / giunge l' orezza, che per l'aere spira...

2 Spazio ombroso e ventilato su cui non batte il sole. Al rezzo: all'ombra, in luogo piacevolmente fresco (anche fig.).

[1] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. I, cap. 17, pag. 125.27: e magior prode par che faccia l'ombra del rezzo a quel ch'à gran caldo, che a colui ch'è stato a l'aere temperato.

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. II, pag. 265.6: dalla destra mano era lasciata l'isola di Libinto e Palurna, ch'è piena di rezzo per le selve che vi sono...

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 17.87, vol. 1, pag. 287: Qual è colui che sì presso ha 'l riprezzo / de la quartana, c'ha già l'unghie smorte, / e triema tutto pur guardando 'l rezzo...

[4] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 7, par. 16, comp. 62.21, pag. 151: Riguàrdissi al caveçço / lo pigro, quando al reçço / se riposa.

- [Con connotazione neg.].

[5] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 379.8, pag. 233: Cusì mi fece Amor, ch'or mi dispera, / veçendomi dal sole messo al reço, / ché gl'ogli vagi ardente m'assaliro / e, preso, senpre tepido me tenne, / poy ne la fin del tutto mi fuçiro...

2.1 [In partic.:] lo stesso che frescura. Estens. Riposo, refrigerio.

[1] a Lionardo Frescobaldi, Viaggio, p. 1385 (fior.), pag. 191.10: Nel diserto non sono altri alberi maggiori che questi prunicelli, ovvero tignamiche, che si trovano presso alle acque, e non vi si trova casa o cosa che ti dia né rezzo né ombra.

[2] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 19, terz. 14, vol. 1, pag. 215: Di Giugno appresso andaro a Pian di mezzo / i Fiorentin, perch'era rubellato, / e poco tempo diede all' oste rezzo...

2.1.1 Fig. Locuz. avv. Al rezzo: in condizioni di agiatezza.

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 136.12, pag. 191: Già non fostù nudrita in piume al rezzo, / ma nuda al vento, et scalza fra gli stecchi: / or vivi sì ch'a Dio ne venga il lezzo.

2.2 [In partic.:] zona fredda del globo terrestre non raggiunta dall'irraggiamento solare.

[1] a Jacopo Alighieri, Dottrinale, a. 1349 (fior.), cap. 8.17, pag. 119: Dove il sol non risplende, / quando sale o discende / dall'equinotio intorno / insino al Capricorno, / per la cagion del rezo / che 'l tondo fa per mezo...

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 6.70, pag. 19: Le due [[scil. zone]] da lato stan tra 'l sole e 'l rezzo: / abitabili sono e temperate; / l'altre, mortal dal ghiaccio e dal caprezzo.

2.2.1 [Con rif. all'inferno:] eterno rezzo.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 32.75, vol. 1, pag. 552: E mentre ch'andavamo inver' lo mezzo / al quale ogne gravezza si rauna, / e io tremava ne l'etterno rezzo...

[2] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 32, pag. 469.18: esso tremava ne lo eterno rezo, idest eternal pregione.

2.3 Al rezzo: sottoterra.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 6, cap. 2.99, pag. 433: E secondo ch'ancor la fama sona, / al tempo del morbo un milione e mezzo / quivi morì d'una e d'altra persona. / Quando l'udio, me ne venne un riprezzo; / poi dissi: «Esser ben può, poi che 'n Fiorenza / ben cento milia ne fun posti al rezzo».