GRATA s.f.

0.1 crata, grada, grae, grata, grate, grati.

0.2 Lat. cratis (DELI 2 s.v. grata).

0.3 Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.); Dante, Commedia, a. 1321.

In testi sett.: Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: Doc. assis. (?), 1354.

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 [Arch.] Struttura lignea o metallica costituita da una serie di elementi orizzontali e verticali, con la funzione di separare due spazi adiacenti, permettendo la conversazione ma non il contatto fisico. 1.1 Estens. Cancellata, steccato. 2 Piano composto da rametti di legno intrecciati sul quale si dispongono i prodotti agricoli, lo stesso che graticcio. 3 [Come strumento di tortura:] graticola da porre sul fuoco (in partic. con rif. al martirio di San Lorenzo).

0.8 Cosimo Burgassi 25.03.2015.

1 [Arch.] Struttura lignea o metallica costituita da una serie di elementi orizzontali e verticali, con la funzione di separare due spazi adiacenti, permettendo la conversazione ma non il contatto fisico.

[1] Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.), 62.4, pag. 27: Lo terzo loco è lo salutatorio, / e quel luoch' è la grande camminata, / di gran larghezza, ov'è 'l gran parlatorio: / la grada è d'alcipresso inciamberlata / e lo sagreto luoco è concestorio.

[2] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 27, pag. 128.31: le gexie gli altar le capele hi grai hi confessor le cançele le reçe e le grae de legno o de ferro...

[3] Doc. assis. (?), 1354, pag. 54.21: Item a Vagniuccio de Bellagota per reconciatura et una chiave de le grate de sancta Maria et per facitura d'una sega da petre lb.

[4] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IX, 2, pag. 595.23: nel quale [[monistero]] v'era una giovane di sangue nobile e di maravigliosa bellezza dotata. La quale, Isabetta chiamata, essendo un dì a un suo parente alla grata venuta, d'un bel giovane che con lui era s'innamorò...

1.1 Estens. Cancellata.

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 302.486, pag. 365: Ne gli archi atorno l'ordine mostrandolo / de gli altri santi fia seguitandolo. / Ne' due archi maggior<i>, s'io ben concipio, / serà d'Adam e d'Eva il lor principio; / le grate e l'acenditoio de' lumini / perché 'l tuo loco più degno s'alumini.

2 Piano composto da rametti di legno intrecciati sul quale si dispongono i prodotti agricoli, lo stesso che graticcio.

[1] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 12, cap. 24, pag. 290.8: L' ulive colte con mano pon su in una tavola, ovver crata, e una notte le lascia stare sopra 'l vapor del bagno...

3 [Come strumento di tortura:] graticola da porre sul fuoco (in partic. con rif. al martirio di San Lorenzo).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 4.83, vol. 3, pag. 60: Se fosse stato lor volere intero, / come tenne Lorenzo in su la grada, / e fece Muzio a la sua man severo, / così l'avria ripinte per la strada / ond' eran tratte, come fuoro sciolte...

[2] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 4, 73-90, pag. 100, col. 2.13: Nota che tal volere absoluto tenne san Lorenço sulla grada quando per martíro fo arostido...

[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 1, cap. 1, pag. 64.7: io, della presente opera componitore, mi ritrovai in un grazioso e bel tempio in Partenope, nominato da colui che per deificare sostenne che fosse fatto di lui sacrificio sopra la grata...

[4] Purgatorio S. Patrizio, XIV sm. (mil./com.), cap. 18, pag. 34.17: altri ardevano in fornaxe de fogo de zofrego e altri fivano rostidi su grae de fero e altri in spidi de fero e altri fivano pergotay de metalli delenguay ke li demonii ge butaveno adoso.