PREOCCUPATO agg.

0.1 preoccupati; f: preoccupate, preoccupato.

0.2 V. preoccupare.

0.3 <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>: 1.1.1.

0.4 In testi tosc.: <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>; Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.).

0.6 N Voce redatta nell'ambito del progetto DiVo.

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 [Detto di un luogo:] occupato in precedenza. 1.1 [Detto dell'animo o di una facoltà percettiva:] non sgombro, pervaso (da una impressione, da un pensiero precedente).

0.8 Cosimo Burgassi 25.03.2015.

1 [Detto di un luogo:] occupato in precedenza.

[1] f Deca terza (B), L. I-II, XIV m. (tosc.), L. II, cap. 44, vol. 2, pag. 115.9: La prima lieve armadura di Romani succedendo al preoccupato poggetto, nella parte inferiore cacciata e rimossane, mise paura ne' chavalieri che venivano appresso, ed a' segni delle legioni si rifuggì. || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

1.1 [Detto dell'animo o di una facoltà percettiva:] non sgombro, pervaso (da una impressione, da un pensiero precedente).

[1] f Deca quarta, a. 1346 (fior.), [VIII.10], vol. 6, pag. 217.12: Li legati Ateniesi predetti e Rodiani ed Etoli pervenuti a Roma trovarono preoccupate le orecchi e gli animi de' prencipi romani da criminazioni fatte da Filippo re... || DiVo; non att. nel corpus da altre ed.

[2] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 9, cap. 22, pag. 416.18: Pleminio e quelli che in quella medesima accusa erano, poi che a Roma giunti furono, incontanente furono messi in prigione, e come prima fu tempo, da' tribuni furono prodotti al popolo; ma essi appo i preoccupati animi delle miserie de' Locrensi niuno luogo di misericordia trovarono.

1.1.1 Ingenuamente condizionato da un modo di pensare fuorviante; in preda alla suggestione.

[1] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 10, pag. 78.6: E per tanto è da sapere, che coloro, i quali sono ostinati, e per malizia indurati ne' peccati di maniera, che per lievi medicine curare non si possono, sono da riprendere, e castigare più duramente, ma quelli che sono preoccupati, cioè, che per infermità, o ignoranza, o per alcuna mala usanza in qualche cosa offendono; si deono indurre a meglio con dolcezza, e benignità.