MÓZZO (1) agg.

0.1 moça, moçça, moççe, moççi, moçe, mosa, moza, moze, mozi, mozo, mozza, mozze, mozzi, mozzo, muçça, muci; a: mocça, moço, mucço.

0.2 Lat. *mutius (DELI 2 s.v. mozzo 1).

0.3 Raimb. de Vaqueiras, Contrasto, c. 1190 (gen.): 1.4.

0.4 In testi tosc.: Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.); Doc. fior., 1358-59.

In testi sett.: Raimb. de Vaqueiras, Contrasto, c. 1190 (gen.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; <Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.)>; Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Poes. an. perug., XIV pm.; Anonimo Rom., Cronica, XIV.

0.5 Anche s.f. (mozza).

Locuz. e fras. di mozzo 3.

0.7 1 Reciso di netto e separato con violenza da ciò di cui faceva parte; amputato (di una parte del corpo). 1.1 Tagliato (detto di capelli, vegetali ecc.). 1.2 Mancante di una parte (detto di qsa di inanimato). 1.3 Mancante della punta o della parte terminale. 1.4 Fig. Privo di senno (nel senso della facoltà psicologica o mentale), incapace di intendere e volere. 1.5 Fig. Tolto con decisione, eliminato. 2 Troncato, apocopato (detto delle parole e delle sillabe finali). 2.1 Interrotto, incompiuto (detto delle parole, di un discorso). 2.2 Ambiguo, criptico (detto di un discorso). 2.3 Di dimensioni ridotte. 3 Locuz. avv. Di mozzo: all'improvviso, in modo repentino e brusco.

0.8 Sara Natale 28.11.2017.

1 Reciso di netto e separato con violenza da ciò di cui faceva parte; amputato (di una parte del corpo).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 28.103, vol. 1, pag. 483: E un ch'avea l'una e l'altra man mozza, / levando i moncherin per l'aura fosca, / sì che 'l sangue facea la faccia sozza...

[2] Poes. an. perug., XIV pm., 11.1.10, pag. 790: Toccando se n'andava così 'l naso, / pensando tra se stesso averlo mozzo, / guardando ancor s'el sangue era rimaso.

[3] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 10, pag. 66.15: Questa donna avea mozze quattro deta della soa mano ritta. E mozzaolille uno barone de Ongaria...

- S.f. [Appellativo (di una donna mutilata?)].

[4] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [1386] 145.8: Le mie visine - vuol pur ch'io favelle / e ch'io dica novelle - d'oltramare; / poco so fare - o dire, / mo pur per non dormire - el tempo passa: / dirò di donna Grassa - e de la Mozza, / de Sozza - e di Pagana...

1.1 Tagliato (detto di capelli, vegetali ecc.).

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 7.57, vol. 1, pag. 116: In etterno verranno a li due cozzi: / questi resurgeranno del sepulcro / col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi.

[2] Legg. sacre Mgl.II.IV.56, 1373 (fior.), Legg. di S. Iacopo, pag. 69.16: E santo Iacopo disse: non ài tu veduto lo pedale della vite, che quando se ne leva lo sermento e lo tralcio, quel nodo che rimane, nel suo tenpo, quando la terra si comincia a scaldare, incomincia a germollare ad ogni nodo mozo, e mena e manda fuori lo tralcio?

[3] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 7, 36-39, pag. 207.8: In questo verso et uno ternario l'autore nostro finge che domandasse Virgilio per uno dubbio che li venne, vedendo tutti quelli, ch'erano dalla mano sinistra del cerchio con li capelli mozzi e tonduti a modo di cherici...

1.2 Mancante di una parte (detto di qsa di inanimato).

[1] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 228, pag. 32: Et ancha 'l Marchesato de Saluzo / in più segnor diviso porta dolo / di l'una parte si è troppo mozo.

[2] Gl Doc. fior., 1358-59, pag. 125.20: E che vegia se i bechadelli grandi e mezani e picoli che cci dee chonducere Sibillino che siano a quelle misure di lungheza e groseza che debono esere; e che sse trovase che fosono mozi o vero che non fosono a quelle misure che deono esere…

1.3 Mancante della punta o della parte terminale.

[1] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 18, pag. 38.28: L'una di queste creature si chiama talpa, e è una piccola bestia con coda muçça e non vede lume e vive pur di terra...

[2] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 23, pag. 84.11: E allora, tantosto andòe alla sua camera, e aperse uno suo coffanetto, e trassene la punta la quale ella avea riposta, e puose questa punta in contro alla spada mozza, e vidde che veramente questa punta era di questa spada e che bene si confaceva insieme...

[3] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 8, pag. 331.28: Ancora pone l'altore che queste ispade erano mozze nella punta e questo significha la misericordia di Dio...

1.4 Fig. Privo di senno (nel senso della facoltà psicologica o mentale), incapace di intendere e volere.

[1] Raimb. de Vaqueiras, Contrasto, c. 1190 (gen.), 51, pag. 165, col. 1: Non avei sen per un gato, / per qe trop me deschasei, / qe mala cosa parei; / né no faria tal cosa / si fossi fillo de rei. / Credì voi q'e' sia mosa? / Mia fe, no m'averei!

[2] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), De la te(n)peranza, vol. 1, pag. 217.18: donda Seneca dixe: p(re)ndi guardia a lo to cor se tu voy esser sobrio e te(n)perao, p(er)zò che ell'è alchu(m) chi som sì grandi zanzardi e sì cativi che elli se fam tegnir mozi.

- Sost.

[3] Raimb. de Vaqueiras, Contrasto, c. 1190 (gen.), 23, pag. 164, col. 2: Certo, ja ve scanerò, / provenzal malaurao! / Tal enojo ve dirò: / sozo mozo escalvao!

[4] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), De la vera fermeza, vol. 1, pag. 129.12: E Santo Augustim sì lo dixe, che questa francheza àm tuti li hominj. Ma è 'lla ligà im li fantim e in li mozi, chi no sam la raxom p(er) la qual elli sapiam elleze lo bom da lo mal.

1.4.1 Dissennato (in senso morale), peccaminoso.

[1] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 144.198, pag. 618: De lì nasce le bavaze[r]ie / e le atre velanie / da omi rustigui e orchi, / che son bruti como porzi, / en tera e in mar o su per li ligni [...] / chi per lor moze vannaglorie / coitan monto zoze istorie.

[2] Tratao peccai mortali, XIII ex.-XIV m. (gen.), Como se de' fare a ben vivere e bem morire, vol. 1, pag. 120.18: Morte si è da lo passar de questa vita, zoè da la parte malsava de questo mondo, a chi par che elli vegnam sì chiaramenti: elli no vem niente. E quelli appella la Scriptura mozi e zegi e avogori, p(er)zò che elli pigiam la vita p(er) morte e la morte per vita.

1.5 Fig. Tolto con decisione, eliminato.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 92.18, pag. 392: Mozzato da lui tutto, / e nulla perde e nulla pò volere; / onnia possede e de nulla è corrutto, / però ch'ello n'è mozzo onne appetere...

[2] <Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.)>, c. 9, 91-105, pag. 280, col. 2.8: Perché ricalcitrati, çoè calcitrare, venire contra 'l stombolo che tanto quanto piú se repetta tanto piú se dannifica 'l reppetadore: quasi a dire, vui non posite contra Deo il quale è sempiterno, e soa eternitate non pò esere moça...

[3] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IX (i), par. 13, pag. 474.20: essi, come in quella parte è stato detto, hanno per pena il disiderare senza speranza, e così hanno «cionca», cioè moza e separata da sé, la speranza.

2 Troncato, apocopato (detto delle parole e delle sillabe finali).

[1] Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.), pag. 288.6: Sanza ch'egli avviliscono la Scrittura; la quale con alte sentenzie e isquisiti latini, con begli colori rettorici e di leggiadro stile adorna, quale col parlare mozzo la tronca, come e' Franceschi e' Provenzali…

[2] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, parr. 134-140, pag. 92.5: E' sono appellati soneti muti perché tutte le consonancie dele rime sono termenade in vocale mute, osia moççe, secondo che appare neli soneti infrascripti.

- [Rif. a un tipo di sonetto caratterizzato da rime tronche].

[3] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, parr. 134-140, pag. 92.5: Da poscia ch'è trattato deli soneti de doe lengue, consequentemente èe da trattare deli soneti muti, osia moççi. [[...]] E tutti li versi delo soneto muto sono de diece sillabe al più.

2.1 Interrotto, incompiuto (detto delle parole, di un discorso).

[1] <Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.)>, c. 9, 1-9, pag. 259, col. 1.21: pur nui vinceremmo la pugna, avegna che Tal ne sofferse: e non dixe piú oltra; le quali parole, cossí moçe, mixeno dubbio a D.

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 9, proemio, pag. 147.20: e poi allato sogiunge parole mozze - Pure a noi converrà vincer la punga ec. - Se non. tal ne s'offerse...

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 20.3, pag. 58: Pianto quasi non è senza singhiozzo, / né quello che non rompa la parola: / e ciò mi scusi, quando parlo mozzo, / però che la mia doglia non è sola; / anzi, parlando teco sì s'addoppia, / ch'a lo sfogar s'annoda ne la gola.

[4] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 9, pag. 203.21: Qui D. vol dir che V. non avea minor pagura che quella prima che D. non interpetrasse questa parola tronca, cioè moza, la qual non era complita, a pegior sententia che esso non la proferiva.

[5] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IX (i), par. 7, pag. 472.33: E qui lascia Virgilio le sue parole moze, cioè senza aver compiuto d'espriemere la sentenzia dell'orazion cominciata…

[6] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IX (i), par. 11, pag. 473.35: E di questo entrò paura, per quelle parole, all'autore, il quale credette Virgilio per ciò aver lasciato l'orazion moza, per non dargli materia di più impaurire.

2.2 Ambiguo, criptico (detto di un discorso).

[1] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), Prologo, pag. 356.11: s. Girolamo dettando la detta Pistola esce in certi luoghi in certi motti, e proverbi, e quasi certe parole mozze de' profeti, e delle storie della Scrittura, delle quali pognamo, che ogni grande letterato in teologia abbia intendimento, nientedimeno in volgare vengono a dir quasi nulla, cioè che non se ne ha perfetto intendimento e non suonano bene…

[2] Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.), pag. 316.6: E perch'egli è bugiardo e ingannatore, dirà una per un'altra, e dirà parole mozze e doppie, e che possano avere diversi intendimenti, equivocando...

2.3 Di dimensioni ridotte.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 19.134, vol. 3, pag. 324: Vedrassi l'avarizia e la viltate / di quei che guarda l'isola del foco, / ove Anchise finì la lunga etate; / e a dare ad intender quanto è poco, / la sua scrittura fian lettere mozze, / che noteranno molto in parvo loco.

[2] Gl Francesco da Buti, Par., 1385/95 (pis.), c. 19, 124-135, pag. 552.35: La sua scrittura fien lettere mozze; cioè sarà sì grande, che converrà che si scriva con lettere mozze, che tegnano meno luogo e capene più...

3 Locuz. avv. Di mozzo: all'improvviso, in modo repentino e brusco.

[1] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 580, pag. 207.5: Onde fu subito mandato a dire che il Comune non avea mandato per loro, ch'egli si tornassero, che non era di bisogno loro servigio. Così fecero quelli della Lastra, Pontormo e gli altri da Montelupo, ch'aveano sentito del morso. Di mozzo udendo non essere a posta del Comune, e non esser ricevuti, diventarono arditi, ed assalirgli, e feciono loro gran danno, ed uccisero e presero.